Sara Mingo Psicologa
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Psicologa ad orientamento Sistemico - Relazionale Iscritta all’Ordine degli Psicologi della Campania
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"Ogni onda sa di essere il mare. Ciò che la disfa non la disturba perché ciò che la infrange la ricrea." 🌊❣️
La condizione del figlio come tale esige sempre il diritto alla rivolta. La famiglia non può esaurire l’orizzonte del mondo. Come la vita umana necessita dell’accoglimento, della casa, della famiglia, così, con la stessa intensità, necessita di andare altrove, di separarsi, di coltivare il proprio segreto. Appartenenza ed erranza sono due poli egualmente fondamentali del processo di umanizzazione della vita
Massimo Recalcati, "Il segreto del figlio. Da Edipo al figlio ritrovato", Milano, Feltrinelli, 2017
SC
"Avevo cinque anni. L'insegnante ha scritto sulla lavagna: "Tutti gli uomini sono mortali". Ho provato un enorme sollievo, una grande gioia.
Quel pomeriggio, quando uscii da scuola, corsi a casa e abbracciai molto strettamente mia madre.
"Che fortuna mamma, tu non morirai mai! "Le ho detto, rapita.
"Cosa? " chiese mia madre, sorpresa.
Mi sono separata appena da lei e le ho spiegato:
- La maestra ha scritto sulla lavagna che gli uomini sono mortali. E tu sei una donna!. Per fortuna sei una donna, ho detto e l'ho riabbracciata.
Mia madre mi ha teneramente separato dalle sue braccia.
- Questa frase, mia cara, include uomini e donne. Tutti e tutte moriremo un giorno.
Mi sono sentita completamente sconvolta e delusa.
- Allora perché non l'ha scritto? : "Tutti gli uomini e le donne sono mortali"? Ho chiesto.
Beh- ha detto mia madre, in realtà, per semplificare, noi donne siamo rinchiuse nella parola "uomini".
- Chiuse? - Ho chiesto. Perché?
— Perché siamo donne - mi rispose mia madre.
La risposta mi ha sconcertato.
E perché ci rinchiudono? Gliel'ho chiesto.
È molto lungo da spiegare, rispose mia madre. Ma accettalo così. Ci sono cose che non sono facili da cambiare.
- Ma se dico "tutte le donne sono mortali"? Rinchiude anche gli uomini?
- No- rispose mia madre. Questa frase riguarda solo le donne.
Ho avuto una crisi di pianto.
Ho capito all'improvviso molte cose e alcune molto spiacevoli, come che il linguaggio non era la realtà, ma un modo per rinchiudere cose e persone, a seconda del loro genere, anche se sapevo a malapena cosa fosse il genere: oltre a servire a fare gonne, il genere era una forma di prigione. "
* Cristina Peri Rossi - Scrittrice uruguaiana vincitrice 2021 del Premio Cervantes
(Source: www.freepik.com)
Appello di tutti gli Ordini Territoriali e del Consiglio Nazionale degli Psicologi sulla Guerra in Palestina
🗨️ Tutta la comunità professionale si unisce in un accorato appello a fermare la guerra in Palestina con particolare attenzione alla popolazione di Gaza.
La situazione è drammatica e inaccettabile, con migliaia di morti.
La popolazione è intrappolata in una grave crisi umanitaria, sanitaria e alimentare, senza vie di fuga, affrontando condizioni di vita disumane.
🤝 Uniamo la nostra piccola voce a quella di milioni di persone nel mondo, per chiedere immediatamente un cessate il fuoco e una tregua umanitaria che permetta di assistere e soccorrere la popolazione colpita.
È nostra responsabilità, ora più che mai, evitare di scivolare in una mentalità bellica, alimentata da una cultura ed economia di guerra.
La diversità è una complessità che non deve necessariamente dividere.
Il riconoscimento dell'altro è fondamentale per una convivenza pacifica ed è intrinsecamente legato alla nostra identità e al nostro senso del sé.
Nella seduta del 20/05/2024, con delibera n. 105, il Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Regione Campania ha deliberato all’unanimità un documento sulla Crisi Umanitaria a Gaza consultabile al seguente link:
https://bit.ly/documento-oprc-tragedia-gaza
Il comunicato condiviso in seno al Consiglio Nazionale è disponibile al seguente link:
https://www.psy.it/il-cnop-sulla-guerra-e-sulla-situazione-di-gaza/
“Cosa è che volete fare ma ne state ancora aspettando il permesso?” (V.Satir) 💫
C’è un filo invisibile che ci lega imprescindibilmente ai nostri familiari, le nostre storie sono fatte di legami. Ma quand’è che un legame diventa vincolo?
Talvolta la stessa corda che è appiglio, ancoraggio, salvezza, appartenenza, può diventare nodo difficile da sciogliere, laccio che stringe e non ci lascia muovere, intrappolandoci in una rete invisibile di obblighi e taciti “contratti emotivi” che influenzano inevitabilmente il nostro comportamento, le scelte di vita ed il grado di crescita personale.
Quando questo accade ci ritroviamo a intraprendere strade sulla base del bisogno altrui e non già guidati dal desiderio personale, pena il sentirci traditori, sleali verso qualcuno che amiamo e da cui vogliamo essere amati.
La lealtà invisibile verso la propria famiglia si manifesta inconsapevolmente in tantissimi modi nel corso delle nostre vite; rendersene consapevoli è il primo passo verso la propria libertà.
Il rischio della rigida “devozione” è quello di allontanarsi dai propri desideri più profondi, dalle aspirazioni personali, dal proprio sé più autentico.
La psicoterapia, intesa come percorso di crescita, di conoscenza di sé e dei propri sogni nascosti in un cassetto e al contempo come presa di consapevolezza delle nostre gabbie autoimposte, può aiutare a volare alto e più leggeri “senza macigni sul cuore” (come direbbe Calvino) verso la piena realizzazione di sé.
È solo realizzando il proprio destino che si può contribuire alla salute del proprio sistema familiare!❤️
Dott.ssa Sara Mingo
Psicologa
"Ogni onda sa di essere il mare. Ciò che la disfa non la disturba perché ciò che la infrange la ricrea." 🌊❣️
La genitorialità è un viaggio fatto di scelte e decisioni che riguardano solo madre/padre.Dal momento in cui inizia questo meraviglioso viaggio tutti si sentono in diritto di esprimere opinioni e fornire consigli non richiesti.
Cari genitori sentitevi liberi di poter scegliere cosa accettare e cosa rifiutare,rimanendo fedeli e autentici al vostro ruolo e alla vostra visione di genitorialità.
Lasciate fuori tutto ciò che vi appesantisce e se proprio avete dubbi affidatevi al vostro istinto,dopotutto “ figli si nasce e genitori si diventa” e nessuno conosce vostro figlio meglio di voi!
Ph:Fonte Google “Il bambino naturale”
🤍
Buona Pasqua a tutti e tutte voi dal CNOP 🕊️
25 Marzo 2024 dalle 10 alle 13
presso Antisala dei Baroni - Castel Nuovo
via Vittorio Emanuele III
Pensare Più APS/RAM-Responsabilità Autori Maltrattamenti
organizzano "L'altra faccia della luna",
confronto e discussione circa il trattamento di recupero degli uomini maltrattanti.
Pensare più APS/RAM
propone in partenariato con
APS Psy-com un momento di
confronto e discussione tra
rappresentanti delle
istituzioni, delle forze
dell’ordine, operatori dei
servizi pubblici, del privato
sociale, del mondo dell’
associazionismo circa il
trattamento di recupero degli
uomini condannati per reati
di violenza domestica e di
genere nella cornice
legislativa della Convenzione
di Istanbul e della legge
69/2019 “Codice rosso”.
INTRODUCONO:
EMANUELA FERRANTE
Assessora allo Sport e alle Pari Opportunità
MARIA LAURA TESTA
Presidente Pensare Più APS
COORDINA I LAVORI:
LUCA LEVA
Giornalista
INTERVENGO:
CATERINA ARCIDIACONO
Referente Aps Psycom
ANTONIETTA BOZZAOTRA
Psicologa dirigente ASL NAPOLI 1
CENTRO, sportello OLV
NUNZIA BRANCATI
Div. Anticrimine Questura di Napoli
ROSARIA BRUNO
Osservatorio regionale sulla violenza
GIOVANNA CACCIAPUOTI
Avvocata Penalista
IMMACOLATA DI NAPOLI
Docente UNINA
MARA FORTUNA
Presidente La Principessa
Azzurra
LOREDANA RAIA
Consigliera Regionale
FEDERICA GERLI
MARTINA MISSANO
MARCELLA AUTIERO
Psicologhe Centro RAM
CONCLUDE:
VALERIA VALENTE
Senatrice
EVENTO GRATUITO/INGRESSO LIBERO
Vi aspettiamo numerosə!
🔒🔒I “lucchetti d’amore” sono un fenomeno diffuso a livello internazionale.🔒🔒
La leggenda vuole che se una coppia innamorata incatena un lucchetto su di un ponte e getta la chiave nel fiume o in mare, l’amore durerà in eterno. Si tratta di un gesto simbolico, con cui i giovani innamorati suggellano il loro amore.
Quali significati veicola l’immagine del lucchetto?
Sicuramente il bisogno di vicinanza e intimità degli innamorati, la necessità di rendere visibile l’unione, il reciproco appartenersi e l’impossibilità di perdersi. La catena diventa il simbolo di un legame che non si può sciogliere.
Il lucchetto d’altra parte evoca la possibilità di custodire qualcosa, di proteggere. La coppia custodisce il suo amore e lo protegge dalle incursioni esterne. “Niente potrà rompere questa catena”.
Ma la catena, che vorrebbe rendere eterno il legame, è la stessa che rischia anche di distruggerlo. Questo accade quando la vicinanza esclude il contatto con il mondo esterno, di cui la coppia ha bisogno per esistere. Questo accade quando la vicinanza è una premessa immodificabile, che non può essere mai interrogata o esplorata.
Il confine tra protezione e violenza è fragile e una chiave è poter riflettere, insieme.
Diniego e violenza di genere: la sfida comunitaria della psicologia clinica - psicologinews.it di Angelo Capasso, Psicoterapeuta a orientamento sistemico-relazionale e Manager Clinico del servizio di psicologia online Unobravo È difficile parlare di violenza, e in particolar modo di violenza di genere, senza usare parole violente, senza correre il rischio di essere violenti verso una delle p...
🔎L’osservazione di un bambino non è mai neutra. Non si può mettere da parte l’io che guarda: bisogna fare un attento lavoro sulle proprie percezioni e proiezioni.
C’è sempre un mondo che guarda un altro mondo, siamo sempre inevitabilmente condizionati dai nostri filtri.
Il problema più grande è quello di non accorgersi di costruire delle etichette sui bambini, che confermano l’insegnante nella sua visione, restituiscono al genitore una visione parziale e limitano il processo del bambino.
La questione dell’etichetta ha un’escalation precisa.
Vediamola insieme:
🏷 La prima superficiale IMPRESSIONE su un bambino potrebbe trasformarsi in giudizio.
🏷La nostra mente è terribile e va a cercare tutte le conferme di quel GIUDIZIO, che così diventa etichetta (“E’ disordinato, è capriccioso, è aggressivo…”)
🏷L’ETICHETTA crea una visione limitata e parziale di quel bambino, che viene visto sotto il faro della nostra giudicante percezione e si perdono di vista le sue qualità e potenzialità.
🏷A questo punto salta la relazione col bambino perché il nostro ATTEGGIAMENTO diventa ristretto e PARZIALE e salta la responsabilità del suo processo di crescita: il nostro modo di rapportarci a lui non è più funzionale.
🏷 Questo non farà altro che alimentare il nostro giudizio e daremo la colpa del NOSTRO malessere al bambino che vivrà il BLOCCO delle sue possibilità di evolvere armonicamente.
✅ Occorre trasformare l’etichetta! Ad esempio “è timido” diventa “va ancora accompagnato a vivere serenamente alcune interazioni con gli altri” e subito si apre la domanda: “Come posso favorire questo processo? Cosa devo educare di me per accompagnare il bambino?”
💘 Il lavoro di riflessione sull’azione educativa da parte degli adulti in qualsiasi loro ruolo rompe il circuito dell’etichetta, aumenta la consapevolezza, cambia la prospettiva, ci fa tornare ad essere adulti non perfetti ma “sufficientemente buoni”.
⚠️Di tutto questo bisogna tener conto nella valutazione, altrimenti si rischia di finire come nella vignetta qua sotto in cui l’unico bambino “normale” è quello identico all’insegnante.
Laura Mazzarelli
🔎Qua il webinar dedicato a questo tema. L’osservazione: uno sguardo consapevole sul bambino: https://www.ilcamminopedagogico.it/webinar/osservazione-uno-sguardo-consapevole-sul-bambino/
Due fratelli litigano. Si picchiano. Il grande strappa di mano i giochi al più piccolo e lo spinge a terra.
Frase immediata: “Non si fa! Non devi picchiare tuo fratello, devi essere gentile con lui, è piccolo non vedi?”
Cosa accade? La gelosia o la rabbia non vengono riconosciute e restano dentro di lui, non accolte. Di conseguenza torneranno a manifestarsi con lo stesso comportamento, in modo insistente e intenso, senza nessuna evoluzione positiva e nessuna educazione.
Noi adulti abbiamo la responsabilità di accogliere tutte le emozioni ma certamente non possiamo accettare tutti i comportamenti che ne derivano.
Quindi, dopo aver accolto la nostra paura che il piccolino possa essersi fatto male e il nostro dispiacere per queste modalità, possiamo invece dire:
“Da quando sei diventato un fratello maggiore è faticoso condividere i giochi, vero? Sai è normale arrabbiarsi e provare un po’ di gelosia... ti sei spaventato perché ha preso il tuo gioco?”
In questo secondo caso il bambino si sentirà accolto e compreso e le emozioni che prova sono legittimate e riconosciute. I comportamenti errati, anche se potranno nuovamente emergere perché i bambini si basano sull’istinto, saranno più gestibili. Il bambino stesso riconoscerà le sue emozioni e avremo avviato un processo educativo di consapevolezza, anche nostra come adulti.
Questo è un esempio, tra i mille che avrei potuto fare, riguardanti l’infanzia. Non è importante riuscirci sempre ma almeno avere il desiderio di provarci con consapevolezza e osservare cosa cambia nella relazione.
La stessa identica dinamica vale per gli adulti, quante volte ci capita di sb****re una porta, urlare, ti**re una frecciatina?
Le nostre emozioni sono energia, i comportamenti sono l’effetto di quell’energia.
Laura Mazzarelli
⚜️Trovi tanti webinar registrati su diverse tematiche riguardanti i bambini e la relazione con loro a questo link: https://www.ilcamminopedagogico.it/formazione-pedagogica/webinar-registrati/
“Quando dici sì agli altri, assicurati che non stai dicendo no a te stesso.”
(Paulo Coelho)
Che sia un 2024 pieno di gioia e soddisfazioni, buon anno dal CNOP!
“Il futuro appartiene a coloro che si preparano per esso oggi.”
(Malcolm X)
Il femminicidio non nasce dal nulla: è alimentato da fiumi, talvolta sotterranei, ma molto più spesso evidenti e tollerati, che narrano la violenza domestica, economica, psicologica, assistita come normale manifestazione di "amore".
rovesciare la narrazione negazionista di chi riduce la violenza ad un conflitto tra pari poteri
Riconoscere che c’è violenza è doloroso. Vederla spesso è difficile. Difficile perché fa male. Difficile perché all’interno di relazioni intime. Difficile perché a volte subdola, invisibile. Non solo schiaffi, segni e lividi, ma forme diverse di violenza, psicologica e morale. Il femminicidio non nasce dal nulla: è alimentato da fiumi, talvolta sotterranei, ma molto più spesso evidenti e tollerati, che narrano la violenza domestica, economica, psicologica, assistita come normale manifestazione di "amore". Come psicologhe e psicologi dobbiamo imparare a riconoscere tutti questi segnali e insegnare a farlo: è un'operazione difficile perché impatta su una cultura che questa violenza la usa da sempre e la trova "normale". Una volta per tutte abbiamo bisogno di nuovi occhiali che ci consentano di riconoscere la violenza degli uomini sulle donne e di farla vedere: è un nostro compito di professioniste e professionisti "ampliare" di default la nostra percezione e rovesciare la narrazione negazionista di chi riduce la violenza ad un conflitto fra pari poteri. E lavoriamo senza stancarci affinché il NO ad una relazione sia percepito come un diritto, anche se doloroso, da accettare. Tutte le donne devono poter guardare al futuro senza più paura.
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•Psicologa e Psicoterapeuta in formazione •Specialista in Dsa e Adhd •Diagnosi • Colloqui di sostegno