Valentina De Clemente - Neuropsichiatra Infantile

Neuropsichiatra Infantile
PhD Neuroscienze
Specialista in Malattie rare, Disturbi del comportamento,

20/09/2022

Visti anche gli ultimi fatti di cronaca, condividiamo le corrette istruzioni di primo soccorso in caso di crisi

20/09/2022

Cosa sto imparando in questi mesi di dolore fisico e mentale?
Che le parole sono dei potenti farmaci, che la speranza ha effetti fisici positivi sulle cellule. Platone lo aveva già intuito e oggi le moderne neuroscienze lo confermano.
Per questo in ogni circostanza, dobbiamo scegliere bene cosa dirci, ed essere consapevoli dell'enorme potere che abbiamo.
Giovanni ❤️

13/08/2022

Ripetere le parole è utile per acquisire il linguaggio?
Stefano Vicari - Neuropsichiatra: «Molti genitori fanno ripetere ai propri figli delle paroline pensando che questo esercizio favorisca l’acquisizione del linguaggio, ma questo non serve a niente. È come imparare a parlare l'inglese ripetendo le singole parole. Impari molto di più se quelle parole sono inserite in un contesto comunicativo, cioè un contesto in cui devi utilizzare il linguaggio per esprimere dei bisogni, dei desideri o dei pensieri. L’acquisizione del linguaggio deve essere ancorata al pensiero, perché è la forma con cui il pensiero si esprime».
(Intervista di Denise Ubbriaco)

10/07/2022

ALESSANDRO ZUDDAS
Il nove luglio è improvvisamente mancato il professor Alessandro Zuddas, punto di riferimento di valore assoluto, indiscutibile, cristallino della neuropsichiatria italiana e internazionale. Ci ha lasciati con la velocità e la forza sconvolgente di un fulmine , proprio come saettante e in qualche modo sconvolgente era la sua intelligenza, la sua capacità di dare luce e chiarezza improvvisa alla complessità della sua materia. Come hanno voluto ricordare i suoi pazienti e i loro genitori appena saputo della gravissima perdita subita, il prof Alessandro Zuddas era un talento naturale: non solo nel suo agire da scienziato e innovatore coraggioso ma più ancora nel saper conquistare con empatica naturalezza la alleanza terapeutica dei bambini e degli adolescenti cui prestava le sue cure. Direttore della Clinica di Neuropsichiatria Infantile e della Scuola di Specialità in Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Cagliari ha dedicato la sua vita di ricercatore e di clinico alla neurobiologia, alla patologia del neurosviluppo e alla psicofarmacologia (innumerevoli sono gli studi e i progetti di ricerca italiani ed europei che ha coordinato e portato a termine in questi ambiti), dando un contributo sontuoso, unico ed essenziale, alla conoscenza e alla definizione delle cure dell’ADHD.
Per noi di Medico e Bambino, per noi dei Confronti in Pediatria come per tutti i Pediatri protesi a far sempre meglio, Alessandro Zuddas è stato un punto di riferimento, una voce amica, calda e credibile, di cui non sappiamo proprio come si potrà fare a meno. Sentiamo ora più forte che mai, nelle orecchie e nel cuore, la sua voce, la sua passione, la sua incorruttibile bravura e anche la sua simpatia e il suo calore umano. E, affranti, più di sempre capiamo che avremmo bisogno di sentirla ancora e ancora.

22/06/2022

Manca un giorno alla Giornata Internazionale per la sindrome di Dravet.💪
Condivi questo poster e aiutaci a far conoscere la giornata più importante della nostra comunità. GRAZIE❤

18/06/2022
Photos from Augmentative Communication Program at Boston Children's Hospital's post 06/06/2022
07/05/2022
Mobile uploads 02/04/2022
02/04/2022
Photos from Holos Impresa Sociale's post 29/03/2022
Watch this reel by margherita.tercon on Instagram 22/03/2022

Watch this reel by margherita.tercon on Instagram margherita.tercon • Intervista doppia! - Red e i Terconauti

12/03/2022

🔴 12 MARZO 2022: GIORNATA PER LE MALATTIE NEUROMUSCOLARI
➡️ Vi ricordiamo l'appuntamento alle ore 9.15 con Vincenzo Pota del Centro NEMO Napoli, che parlerà del ruolo dei Centri NeMO all'interno dell'evento virtuale "Il percorso di diagnosi e presa in carico delle malattie neuromuscolari: dal centro specializzato al territorio"
📌 Per iscriversi e seguire l'evento virtuale, clicca sul link https://bit.ly/3CxhKuF

La giornata è promossa da:
🔹 AIM Associazione italiana miologia
🔹 Associazione Italiana per lo Studio del Sistema Nervoso Periferico – ASNP
Con il patrocinio di:
🔹 FNOMCeO
🔹 SIMG - Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie
🔹 Società Italiana di Neurologia

07/03/2022

Webinar gratuito (Cliniche Italiane di Psicoterapia):

Lunedì, 7 marzo 2022 - dalle 18:30 alle 19:30

"Mio figlio non mangia niente! Selettività alimentare in età pediatrica"

Nel 2013 il disturbo evitante-restrittivo dell’assunzione del cibo è stato incluso nella categoria dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione nel Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM-5). Con il termine alimentazione selettiva si descrive il comportamento di bambini che limitano la loro alimentazione ad una gamma ristretta di cibi preferiti, rifiutandosi di mangiare altri cibi conosciuti o di assaggiarne di nuovi. Quando il genitore tenta di ampliare la gamma di cibi il bambino reagisce con ansia e disgusto. Tale disturbo ha un importante impatto sul funzionamento sociale del bambino e sulle dinamiche familiari, per questo richiede un trattamento multidisciplinare che includa interventi sia dal punto di vista psicologico, nutrizionale e medico.

Nonostante l’alimentazione selettiva sembrerebbe non avere un’influenza negativa sullo sviluppo psico-fisico del bambino, recenti ricerche scientifiche attribuiscono un maggior rischio di sottopeso o ritardo nella crescita, così come di sovrappeso, in seguito ad un’alterata composizione della dieta.

Nella maggior parte dei casi le problematiche sono transitorie, in quanto rappresentano l’espressione di difficoltà evolutive temporanee, di lieve entità e tendono a risolversi spontaneamente in tempi rapidi, in altri casi, le anomalie che si osservano possono persistere nel tempo e assumere un carattere di disfunzionalità, tale da configurarsi come veri e propri disturbi del comportamento alimentare o dei loro potenziali precursori.

Un ruolo di primaria importanza è svolto dai comportamenti genitoriali, diversi studi, infatti, hanno messo in luce alcuni aspetti della relazione genitori-figlio che possono rendere difficili i processi di mutua regolazione e di autonomizzazione del bambino durante l’esperienza dell’alimentazione.

Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/eventi/220307-selettivita-alimentare/

18/02/2022

Oggi è una giornata dedicata a una condizione di neurodiversità che cattura da sempre mio grande interesse e tanto studio. È una condizione davvero poco riconosciuta proprio per gli stereotipi che tendono ad essere perpetuati rispetto all'autismo.
Consiglio a tutti la lettura di alcuni libri quali:
Eccentrico di Fabrizio Acanfora
Guida completa alla sindrome di Asperger
Neurotribù
Aspergirls di Rudy Simone

Oggi, 18 febbraio, ricorre la giornata mondiale della sindrome di Asperger E, come ogni anno, verremo bombardati da una valanga di articoli carichi di imprecisioni, articoli e post che in molti casi perpetreranno stereotipi e falsi miti sull’autismo, spesso scritti da persone con una conoscenza vaga e confusa dell’argomento. E allora, proviamo a fare chiarezza sui punti che vengono sistematicamente fraintesi.

Innanzi tutto, bisogna specificare che dal 2013, con la pubblicazione della quinta edizione del manuale diagnostico dell’Associazione Psichiatrica Americana (DSM-5), la sindrome di Asperger è stata inclusa nei disturbi dello spettro autistico, scomparendo di fatto come definizione diagnostica autonoma. Stessa cosa avviene nell’undicesima edizione del manuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (ICD-11).

Ma si tratta di un cambio di diagnosi che in qualche modo è stato imposto dall’alto, e oggi molte persone diagnosticate come Asperger preferiscono continuare a usare questa definizione in riferimento alla loro condizione. È una questione identitaria, e sebbene io preferisca (per vari motivi, anche sociali e politici) essere definito autistico, credo che sia una scelta personale.

Sicuramente oggi leggerete che l’asperger è caratterizzato da “deficit sociali” o “incapacità di stabilire rapporti sociali”, e che gli asperger sono “completamente disinteressati a sancire rapporti di amicizia o di affetto con i coetanei” (tutto preso da articoli sull’argomento). Questo è il risultato di una visione deficitaria dell’autismo che contrasta con il concetto di neurodiversità che, lentamente, sta cominciando a diffondersi anche nel mondo accademico e clinico. Noi persone autistiche non abbiamo deficit sociali ma una differente modalità di interazione; vi invito a osservare un gruppo di persone autistiche, vedrete un livello di socialità molto alto, solo che si basa su una differente comprensione e condivisione di segnali, norme sociali, gesti. È come se neurotipici e autistici parlassimo due lingue differenti e volessimo comunicare tra noi senza cercare di trovare un linguaggio comune.

La sindrome di Asperger (l’autismo, in generale) non è una malattia.
E questo non perché ci sia qualcosa di brutto nell’essere malati, ci mancherebbe altro, ma perché l’idea di malattia è legata a quella di cura, di guarigione, di transitorietà. Lo dice anche il vocabolario Treccani che “si intende per malattia un’alterazione transitoria e reversibile”. Ma l’autismo è una condizione del neurosviluppo che accompagna la persona per tutta la vita, non si cura, è una diversa organizzazione del sistema nervoso con le conseguenti differenze comportamentali, sensoriali, cognitive ed emotive che ne conseguono (quelli che vengono definiti sintomi, parola che non trovo particolarmente piacevole, ma vabbè…). Per cui noi persone autistiche non andiamo curate (almeno, non dall’autismo), non siamo “affette” né “soffriamo” di autismo o asperger.

Inoltre, continuare a dire che “soffriamo” di autismo, non fa altro che alimentare un linguaggio sensazionalistico, del dolore, come se le persone neurodivergenti – incluse quindi quelle autistiche – vivessero costantemente una vita di sofferenza. Sarebbe invece il caso di riflettere sul fatto che una buona parte di quelle difficoltà che sicuramente incontriamo nella nostra vita, sono causate dall’interazione con una società a maggioranza neurotipica che, ovviamente, è strutturata da e per persone neurotipiche, non autistiche. Diciamo quindi che, come per la disabilità motoria esistono barriere architettoniche (e non solo quelle architettoniche), alle persone nello spettro autistico la società pone delle barriere che possono essere neurologiche, sensoriali, sociali.

Molto spesso si legge anche che gli asperger non hanno empatia.
Mi dispiace deludere i fan accaniti di quella visione dell’autismo scaduta e rancida, ma non è così. Quasi quattro decadi fa, i ricercatori Simon Baron-Cohen e Uta Frith ipotizzarono che noi persone autistiche avessimo un deficit nella Teoria della Mente[1] (ToM, o Theory of Mind, in inglese), ossia che non fossimo capaci di attribuire stati mentali a noi stesse e agli altri.

Questa idea, che ha stigmatizzato ulteriormente le persone autistiche, è stata successivamente ritrattata dallo stesso Baron-Cohen, ma soprattutto è stata sconfessata da diversi ricercatori, tra cui Ann Gernsbacher[2] oppure Damian Milton. In particolare Milton, ricercatore autistico, col suo Problema della Doppia Empatia[3] ci spiega come le persone autistiche non abbiano un deficit nella ToM, non siano carenti di empatia, ma semplicemente utilizzino altri parametri e codici per analizzare il comportamento di chi hanno di fronte, inferirne gli stati mentali e comportarsi di conseguenza. In pratica, tra autistici e non autistici parliamo due lingue differenti, e finché non troveremo un linguaggio comune avremo sempre l’impressione di non capirci a vicenda.

E quindi, come si fa? Forse potrebbe essere utile ascoltare. L’unico modo per comprendere realmente una una persona neurodivergente è ascoltarla. E ascoltare vuol dire mettere da parte i pregiudizi, non dare credito agli stereotipi; ascoltare presuppone la volontà di comprendere realmente l’altro, le sue necessità, vedere le differenze per quello che effettivamente sono: differenze, non difetti o mancanze.

NOTE:
[1] Baron-Cohen, S., Leslie, A. M., & Frith, U. (1985). Does the autistic child have a “theory of mind” ? Cognition, 21(1), 37–46. doi: 10.1016/0010-0277(85)90022-8
[2] Gernsbacher, M. A., & Yergeau, M. (2019). Empirical Failures of the Claim That Autistic People Lack a Theory of Mind. Archives of scientific psychology, 7(1), 102–118. doi:10.1037/arc0000067
[3] Milton, D. E. M. (2012). On the ontological status of autism: the “double empathy problem.” Disability & Society, 27(6), 883–887. doi:10.1080/09687599.2012.710008
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06/11/2021

Le femmine Asperger attuano il camuffamento, il camouflage, per apparire "normali", osservano gli altri, li studiano per comprendere e per attivare comportamenti socialmente adeguati, per rispondere alle aspettative sociali. E questa cosa la fanno fin da piccole (non che non lo possano fare anche i maschi asperger).

Ho trovato oggi queste parole:

Tutto triste il camaleonte si rese conto che per conoscere il suo vero colore doveva posarsi nel vuoto
(Jodorowsky)

e subito ho pensato a loro. Tristi camaleonti che non conoscono il loro vero colore/identita'. Per conoscere la loro vera identita' molte raccontano che devono essere sole, perche' se sono in relazione fanno proprio come il camaleonte, chi piu' chi meno, chi non consapevolmente, chi molto consapevolmente. E alcune anche quando sono sole si domandano quale sia la loro vera identita' e possono andare in crisi quando realizzano di non saperlo.
Il riconoscimento del funzionamento e' anche il primo passo alla scoperta del loro essere piu' vero, della propria identita'.

Dr.ssa Motta Cristina

SINDROMI DI PANS E PANDAS 20/10/2021

SINDROMI DI PANS E PANDAS Ospite di Roberta Giordano nel Forum Salute di Irpinia Tv,la dott.ssa Valentina De Clemente dell'U.O.C. di Neuropsichiatria Infantile della Asl di Avellino.

10/10/2021

Ogni anno, il 10 ottobre, si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale, conosciuta a livello internazionale come .

"Visto da vicino nessuno è normale" Franco Basaglia

Autcamp 2021 - 9 ott. pomeriggio 09/10/2021

Autcamp 2021 - 9 ott. pomeriggio 9-10 Ottobre a Roma presso l’Università Sapienza.Due giorni di incontri dedicati alla neurodiversità, organizzati da Neuropeculiar APS."AUTcamp, la non-confe...

AUTcamp 2021 - 9 ott. mattina 09/10/2021

AUTcamp 2021 - 9 ott. mattina 9-10 Ottobre a Roma presso l’Università Sapienza.Due giorni di incontri dedicati alla neurodiversità, organizzati da Neuropeculiar APS."AUTcamp, la non-confe...

Fabrizio Acanfora: «I lavoratori autistici sono differenti, non difettosi» - VanityFair.it 07/10/2021

Fabrizio Acanfora: «I lavoratori autistici sono differenti, non difettosi» - VanityFair.it Anche per quanto riguarda l’autismo, sui luoghi di lavoro c’è molto da fare per arrivare a una vera convivenza delle differenze

30/09/2021

Mancano pochi giorni all'inizio della ! Il calendario degli eventi è quasi completo e la mappa si sta riempiendo di incontri gratuiti:
➡ Consulta il programma della , che si terrà dal 4 al 10 ottobre: https://bit.ly/programma_snd21
➡ Naviga la mappa degli appuntamenti per provincia: bit.ly/AID_SND2021

20/09/2021

Qualche tempo fa, l'Ats di Milano ha lanciato una campagna per spiegare alle scuole e alle famiglie come far usare ai più piccoli il cellulare in modo sicuro. Ecco 8 cose da sapere prima di consegnare il cellulare a tuo figlio.

03/09/2021

Per chiunque sia in cerca di lavoro, prima o poi a arriva il momento del colloquio. È un’esperienza che genera ansia e causa forte stress in chiunque, ma per una persona nello spettro autistico può risultare estremamente difficile da affrontare e spesso risultare particolarmente frustrante.

Questo perché normalmente i colloqui di lavoro sono strutturati in modo da valutare una serie di parametri che potrebbero funzionare (e nemmeno sempre) per le persone neurotipiche, ma perdono completamente di significato quando applicati a una candidata o a un candidato autistico, che percepisce ed elabora il mondo in modo differente, e interagisce con le persone seguendo codici che potrebbero non coincidere con quelli della maggioranza.

Al di là degli aspetti puramente sensoriali, come le luci spesso troppo forti, l’ambiente rumoroso, la presenza di profumi ambientali che potrebbero distrarre o addirittura mandare in sovraccarico sensoriale la persona autistica, esistono aspetti legati alla sfera sociale e alla comunicazione che è utile prendere in considerazione durante un colloquio.

Valutare negativamente uno stile comunicativo estremamente diretto e poco attento a norme sociali che noi diamo per scontate, o l’assenza di contatto oculare, può significare perdere una persona estremamente competente basandosi su parametri validi forse per la maggioranza, ma probabilmente non per una persona neurodivergente.

Domande come “raccontami di te”, che già sono ambigue per una persona neurotipica, possono rappresentare uno scoglio per chi non condivide gli stessi codici comunicativi di colei o colui che conduce l’intervista. Basterebbe disambiguare la domanda chiedendo in modo diretto quello che si vuole sapere, e cioè: “riassumi le tue esperienze lavorative, raccontami quali sono le tue competenze”.

Condurre un colloquio di lavoro mantenendo sempre un atteggiamento di reciprocità, pensare che dall’altra parte potrebbe esserci una persona che non necessariamente condivide il nostro modo di interpretare il linguaggio verbale e i segnali non verbali, le norme sociali e gli stimoli ambientali, può essere di grandissimo aiuto per un candidato o una candidata autistici, ma può risultare vantaggioso anche per le persone neurotipiche, aiutando i candidati a ridurre l’ansia e massimizzare l’espressione delle proprie capacità e dei propri talenti.

Photos from SENSiS - Associazione italiana di Integrazione Sensoriale's post 02/09/2021
iuki è lo strumento logopedico che aiuta le persone affette da autismo 08/08/2021

iuki è lo strumento logopedico che aiuta le persone affette da autismo iuki è un metodo di logopedia ideato da Katia Rezzonico Werner e destinato a persone affette da autismo, famigliari, logopedisti ed educatori

18/07/2021

Per riconoscere tempestivamente il problema dell'autolesionismo, i genitori devono sapere che le parti del corpo più soggette a tagli, graffi o bruciature sono le braccia e le gambe, ma anche parti più nascoste come piedi e parti intime. Gli oggetti più utilizzati per ferirsi sono lamette, taglierini o accendini. Alcuni adolescenti prendono a pugni le pareti fino a provocarsi fratture alle mani. Tra i vari campanelli di allarme, è bene fare attenzione ai cambiamenti repentini dell’umore, non innescati da eventi particolari: ad esempio, il rapido passaggio da una condizione di benessere e tranquillità ad uno stato di tristezza, nervosismo e aggressività o ad eventuali reazioni di rabbia e chiusura che i ragazzi potrebbero avere quando sorpresi a cambiarsi in camera o in bagno. Per il timore di essere scoperti essi potrebbero nascondersi o vestirsi con abiti che coprano le lesioni autoinflitte o evitare di scoprire determinate parti del corpo anche d’estate. Il genitore che coglie uno o più di questi segnali dovrebbe evitare di reagire in maniera aggressiva nei confronti del ragazzo, limitando giudizi o critiche negative (“mi hai deluso”, “non sai controllarti”). È molto più utile aprire un dialogo che comprenda accoglienza delle emozioni e del disagio che il ragazzo prova. È anche utile concordare insieme una richiesta d’aiuto a professionisti esperti come neuropsichiatri infantili o psicoterapeuti.Per ulteriori informazioni leggi l'intervista 👇https://it.aleteia.org/2021/06/15/autolesionismo-adolescenti-spiegato-genitori/

Iscrizione ad AUTcamp 2021 16/07/2021

Iscrizione ad AUTcamp 2021 INFORMATIVA SUL TRATTAMENTO DEI DATI Con la presente La informiamo che il Regolamento 2016/679 prevede la tutela degli interessati rispetto al trattamento dei propri dati personali. Ai sensi della predetta normativa, il trattamento dei Suoi dati personali sarà improntato ai principi di liceità, co...

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