Psicologia Pathos

Centro di psicologia e psicoterapia multidisciplinare a Ostia. Osteopatia, nutrizione per la persona

Consulenza clinica e percorsi brevi per:
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- disturbi del comportamento
- disagio giovanile

Consulenza per il lavoro per:
- selezione del personale
- formazione (individuale, gruppi, esperienziale, outdoor/indoor)
- disagio da mobbing

24/02/2024

Mettere l'altro sullo stesso piano nostro è la base di tutti i rapporti d'amore

(Herbert Stack Sullivan)

23/02/2024

LA COMUNICAZIONE DI COPPIA

Ti sei mai chiesta perché, a volte, non vieni capita?
Soprattutto te lo sei chiesta prima di responsabilizzare completamente l'interlocutore per il fallimento comunicativo?

C'era una frase che girava un po' di tempo fa sui social e diceva: "Io sono responsabile di ciò che dico, non di ciò che tu capisci''.

Questa è una frase parzialmente falsa e sicuramente pericolosa, perché pretende e presume che la comunicazione possa essere riconducibile al solo detto e ascoltato tra due persone.

In realtà i processi che regolano la comunicazione sono molto più complessi e sono già stati studiati più di 50 anni fa dall'equipe di Watzlawick notissimo patriarca degli studi sulla comunicazione umana.

È bene che tu sappia che la comunicazione verbale (il linguaggio) rappresenta SOLO IL 7% dell'intero processo comunicativo.
Si.
Il resto è rappresentato dal PARAVERBALE (38%), ossia COME dico ciò che sto dicendo (tono, cadenza, volume, ecc) e dal NON VERBALE 55% (postura, gesti, abbigliamento, linguaggio del corpo ecc).

In sostanza il rischio di dire una determinata cosa e fare passare un messaggio diverso da ciò che si sta dicendo è sempre molto alto.
Perciò bisognerebbe sempre innanzitutto ascoltarsi e fare chiarezza con ciò che realmente sentiamo prima di esprimere un messaggio verbale e rischiare che arrivi a destinazione in modo alterato, o ambiguo.

Lo stesso vale per i "messaggi" che si danno col non verbale. Magari tu pensi di essere chiara nell'invio di un messaggio del corpo, ma non potrai mai essere certa al 100% di come esso verrà recepito, perché verrà in ogni caso interpretato (e qui si apre il discorso sul modo di decodificare messaggi da parte dell'interlocutore che parlano più della sua storia di vita, cultura e strumenti di ricezione).

Quello che puoi fare è non dare mai niente per scontato e ogni volta accertarti che il tuo messaggio è stato realmente e interamente compreso.

Photos from Psicologia Pathos's post 19/02/2024

Eccomi qui.
Sul punto più alto. Che è anche quello più basso.
Oggi è per me un giorno speciale e particolare.
Oggi finisco di girare per la quarantaduesima volta intorno al sole su questo strano e bellissimo pianeta che abito.
Oggi è un giorno particolare perché sento di essere a metà del corso della mia vita, di cui non posso che andarne fiero, nonostante gli sbagli, nonostante i fallimenti.
È un giorno particolare perché sento che sto per prendere una direzione diversa e importante.
La vita a volte sceglie per noi e possiamo solo o fare resistenza, o accogliere ciò che è più grande di noi e lasciarci guidare.
Non so dove vivrò o con chi lo farò nei prossimi mesi o anni, ma sento che la vita per me non finisce qui. Semplicemente muta.
Per me è un compleanno spartiacque.
Vorrei sentirmi e abbracciare la mia solitudine, prendermene cura, bastarmi.
Coccolarmi da solo con quello che mi va di fare, facendo di massima un progetto di viaggio e magari improvvisare.
Mi lascio portare liberamente dalle mie sensazioni e dalle passioni.
Mi godo me stesso perché il mio compleanno deve essere un giorno speciale e voglio dimostrare a me stesso che posso volermi bene senza elemosinare affetto da alcuno.
Vorrei che questo compleanno fosse l'inizio di una nuova vita, rompere con il passato dove ogni compleanno sembrava una fotocopia del precedente. Mi sono accorto che lo stavo festeggiando con le persone sbagliate e magari il prossimo lo farò con quelle giuste.
Perciò sono stato a messa nella basilica di Collemaggio, ho preso il sole inebriandomi dei raggi, ascoltando le sensazioni che producevano su di me
Ho guidato tra le curve di montagna, ho cantato in autostrada le mie canzoni preferite del momento, accarezzato con nostalgia i ricordi e con curiosità le aspettative.
Mi sono fermato quando sentivo di farlo e ripreso a viaggiare per raggiungere la mia meta.
Ho un albergo in cima ad un paesino bellissimo a 1250m dove si respira solo silenzio e aria buona.
Qui il dettaglio non è un optional
Tutto è qui, tutto e ora per chi come me vuole assaggiarlo.
Mi prendo il mio spazio, il mio tempo e così festeggio me stesso.

13/02/2024

IL SENSO DI IMPOTENZA

Il senso di impotenza viene percepito quando due forze enormi si fronteggiano.
🔻DEVO essere capace, ma NON SENTO di avere gli strumenti o le risorse per farlo.
🔻SONO CHIAMATO a crescere, ma DEVO RESTARE piccolo per compiacere qualcuno o per non deluderlo, ma se non cresco deludo me stesso.
🔻Scopro che mamma tradisce papà, ma se lo dico a papà tradisco mamma, se invece non lo dico, tradisco papà.

Il senso di impotenza blocca. La sensazione di blocco produce un'altalena emotiva fatta di RABBIA E SENSO DI COLPA.
La rabbia ha funzione SEPARATIVA, ossia di ricollocarsi a una distanza ottimale dal problema sentito, ma siccome ci è impossibile separarci completamente poiché sbatteremmo addosso all'altra faccia del problema, ecco che interviene il senso di colpa che ha funzione di riportarci dentro alla questione primaria, chiudendo il cerchio e facendo risentire L'IMPOTENZA.

Questa dinamica prende il nome di DOPPIO LEGAME studiato da G. Bateson e ripreso nei più basilari concetti della terapia strategica e sistemico relazionale.
Il doppio legame è ricorsivo, perverso, è ovunque nella comunicazione ambivalente dei messaggi quotidiani e soprattutto nelle relazioni umane.

SBRIGATI MA NON CORRERE
DIVERTITI MA NON SUDARE

Sono due messaggi contrari che messi insieme producono un'ambivalenza che ha la missione impossibile di trovare una quadra che semplicemente NON C'È.
Il tentativo di soddisfare le due richieste implicite, bloccano e producono l'altalena emotiva prima descritta.

L'unico modo per sciogliere i legami doppi è quello di lavorare sul SENTIRE, accettando l'impotenza.

È un lavoro che si fa in terapia attraverso le tecniche strategiche e attraverso il riposizionamento del modo di stare nella relazione e nelle relazioni.

Photos from Psicologia Pathos's post 20/01/2024

LETTERA DI UN FIORE SBOCCIATO AL SUO PSICOTERAPEUTA

10/01/2024

PERCHÉ LE DONNE (E GLI UOMINI) TRADISCONO?

Innanzitutto voglio iniziare questo post premettendo che il mettere "gli uomini" nelle parentesi è una provocazione voluta. Purtroppo lo stereotipo è che gli uomini tradiscono molto più delle donne, mentre molte ricerche recenti affermano il contrario.
Le variabili principali sono l'età di chi tradisce (specialmente intorno e dopo i 40 anni), la durata della relazione/matrimonio al momento del tradimento (tra i 9 e 20 anni il picco) e anche quelle geografiche (maggiore incidenza nelle grandi città).

Il tradimento non ha mai una giustificazione razionale, ma dipende da precise forme di insicurezza personale e va sempre visto in ottica sistemica non come la causa di problemi di coppia, ma come la sua diretta conseguenza.
In ottica sistemica, infatti, il tradimento è sempre un sintomo di problemi o fragilità che si innescano o riflettono nella coppia e che portano a compierlo. Vediamo quali.

🔻IL RAPPORTO TEMPO/POSSIBILITÀ
La persona avverte che il tempo gli sta sfuggendo via. Non riesce a creare intensità e ha nostalgia di emozioni forti passate e non riuscendo a ricrearle col partner, le cerca altrove.

🔻LE MANCATE ATTENZIONI
Gli/le mancano attenzioni oppure non gli/le bastano. Ha bisogno di sentire addosso ancora uno sguardo che gli/le dia valore e cede laddove subentra un terzo che gliele regala.

🔻LA PUNIZIONE
Il terzo è per ripicca. Tradisce per punire il partner delle sue mancanze riguardo bisogni che sono stati dichiarati ma mai ascoltati e quindi non soddisfatti.

Perciò mai dare per scontato il partner o alcuni segnali evidenti o latenti di insofferenza o insoddisfazione reciproca. Un confronto aperto e sincero e sempre auspicabile. Laddove la comunicazione sia interrotta o impossibile, chiedere una consulenza di coppia per una terapia è quantomeno necessario per il benessere della coppia/famiglia.

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09/01/2024

I 3 MODI IN CUI TI STAI SABOTANDO

Oggi ti parlo di alcuni modi in cui ti stai autosabotando, ossia il modo in cui ti stai tagliando il ramo su cui sei seduto, o se preferisci i modi in cui stai mandando a rotoli la tua vita...

🔻"NON SONO CAPACE /SONO FATTO/A COSÌ"
Si dice che con un "non posso farci nulla, sono fatta così" finiscono miseramente tutte le possibilità di crescita. È assolutamente vero. Nel momento in cui rinunci di imparare o ti precludi la possibilità di sperimentare di essere qualcuno leggermente diverso da come credi di essere, ti stai dicendo che non puoi né crescere ne imparare cose nuove di te. E quindi sei destinato/a ad essere sorpassato/a da chi invece si mette in gioco.

🔻 FARE LA VITTIMA
Altro grande classico. Nel momento in cui pensi di aver subìto un torto, c'è un tempo per la rabbia, uno per il dolore e poi c'è un tempo ancora più prezioso che è quello della rinascita. Restare nel rancore logora soltanto te e ti tiene bloccato/a a qualcosa che ti ha fatto del male e continua a farlo, avvelenandoti e non mostrandoti ciò che di buono c'è ancora davanti a te. Vittimizzarsi aiuta nell'avere persone a affetto nel momento del bisogno, ma nessuno ha mai giurato amore eterno ad una vittima.

🔻RIPETERE VECCHI SCHEMI
Cioè, mi spieghi come mai pensi che quello che hai sempre fatto, nelle modalità con cui hai sempre fatto, ti possa portare in un luogo o in una situazione diversa da quelle che già conosci e ti hanno fatto sperimentare il fallimento? Bisogna necessariamente apportare piccoli cambiamenti, facendo esperimenti e prove per tentativi-errore se desideri ottenere un esito diverso da quelli già noti.
E no, non va bene nemmeno fare cambiamenti troppo radicali e senza senso, altrimenti diventa un altro autosabotaggio che prende il nome di "tutto cambi affinché nulla cambi".

08/01/2024

11/11/2023
08/11/2023

La storia del martello

Un uomo vuole appendere un quadro. Ha il chiodo ma non il martello. Il vicino ne ha uno così decide di andare da lui e di farselo prestare. A questo punto gli sorge un dubbio: E se il mio vicino non me lo vuole prestare? già ieri mi ha salutato appena. Forse aveva fretta, ma forse la fretta era soltanto un pretesto ed egli ce l'ha con me. E perché? io non gli ho fatto nulla, è lui che si è messo in testa qualcosa. Se qualcuno mi chiedesse un utensile io glielo darei subito. E perché lui no? Come si può rifiutare al prossimo un così semplice piacere? Gente così rovina l'esistenza agli altri. E per giunta si Immagina che io abbia bisogno di lui solo perché possiede un martello. Adesso basta! E così si precipita di là, suona, il vicino apre e prima ancora che questo abbia il tempo di dire "buongiorno" gli grida: "si tenga pure il suo martello, villano!".

La morale è che non c'è quasi nulla di meglio, nella creazione dell'infelicità, che mettere l'inconsapevole partner di fronte all'ultimo anello di una lunga e complicata catena immaginaria, nella quale egli svolge un ruolo decisivo e negativo.

Da "istruzioni per rendersi infelici" (P. Watzlawick)

06/11/2023

Il delfino nel nuovo acquario

C'era una volta un delfino abituato a esibirsi nei più famosi acquari. Si diverte molto durante gli spettacoli: gli piacciono gli applausi degli spettatori, i pesci che l'istruttore gli dà quando fa un triplo salto o quando volteggia con la levità di una ballerina sulle punte.
Un giorno questo delfino viene trasferito in un altro acquario. Lui continua a fare le sue esibizioni così come abituato, ma in questo nuovo acquario non riceve né applausi dagli spettatori né pesci dall'allenatore, anzi avverte che il pubblico è irritato, infastidito e che l'allenatore lo disapprova ma non capisce perché. La sua prima reazione è di rimpiangere il precedente acquario in cui tutto andava bene giudica gli spettatori incompetenti e senza gusto e l'allenatore poco generoso. Continua a fare i suoi numeri sperando prima o poi di riuscire a cambiare la reazione del pubblico e dell'allenatore.
Un giorno dopo uno spettacolare triplo salto si guarda intorno per cogliere sguardi e ammirazione e si accorge invece di aver bagnato gli spettatori. Il Delfino ora capisce non aveva notato che questo acquario è più piccolo del precedente e con i suoi numeri bagna gli spettatori.
Il Delfino ora sa cosa fare per ottenere l'applauso e i pesci: basta che si esibisca senza disturbare gli spettatori.

Estratto da "giardinieri principesse e porcospini" metafore per l'evoluzione personale e professionale (C. Casula)

04/11/2023

A volte non siamo bravi ad ascoltare noi stessi, e non lo siamo nemmeno ad ascoltare i nostri figli.
E di essere ascoltati ci viene richiesto da loro in mille maniere, anche in modi sbagliati, pesanti o distruttivi.
Se, infatti, i ragazzi mostrano comportamenti negativi, che possono andare dall'aggressività verbale all'uso smodato del cellulare o dei videogiochi, dall'uso di ma*****na agli insuccessi scolastici, non chiudiamo gli occhi.
Non è perché sono ragazzi cattivi che diventano problematici ma diventano problematici perché hanno dei dolori che non riescono più a reggere: non esistono ragazzi cattivi ma ragazzi trasformati per le esperienze che fanno, soprattutto familiari.
I ragazzi con le loro problematicità ci stanno dicendo qualcosa, ci stanno segnalando il loro malessere: ogni criticità è un messaggio, è una richiesta di attenzione e di aiuto, non dobbiamo considerarla come una colpa, e non dobbiamo girare le spalle.
Dobbiamo farcene carico, intervenire, guardare i problemi e rispondere alle loro richieste espresse o indirette, non fare gli struzzi, lamentandoci di loro e colpevolizzandoli.
Ci sono tanti specialisti che possono aiutarci se non ci sentiamo in grado (io stessa leggo le proiezioni inconsce sui figli), ma dobbiamo fare di tutto per far emergere il male che sta divorando i nostri ragazzi perché comunque ci entriamo anche noi in questa sofferenza, in parte ne siamo la causa, anche inconsapevolmente, abbiamo contribuito anche senza volerlo, non ci siamo accorti di certe dinamiche che a loro facevano male e che hanno avuto su di loro effetti negativi.
I figli sono sempre il nostro specchio e, anche se la nostra apparenza è perfetta, i figli rivelano ciò che noi siamo veramente nell'interno, cioè le nostre debolezze, il nostro lato buio.
Affrontando le loro problematiche, affronteremo e risolveremo anche le nostre.

03/11/2023

IL DILEMMA DEI PORCOSPINI

Avete mai sentito parlare dei porcospini di Schopenhauer? Per parafrasare la sua storia, Schopenhauer ha scritto di una notte d’inverno in cui una colonia di porcospini cominciò a sentire freddo… “Alcuni porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono il dolore delle spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali: il freddo e il dolore. Tutto questo durò finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione”.
La prima cosa che ci insegnano i porcospini è che le relazioni sono il frutto di un complicato e delicato equilibrio tra vicinanza e distanza.
Il dilemma del porcospino consiste in un paradosso: più si sta lontani e più si soffre, più si sta vicini e più si soffre! È una vera e propria metafora della ricerca di una maggiore intimità tra le persone.
Per stare vicini senza ferirsi bisogna riuscire a mantenere un certo equilibrio!
Conoscere i propri confini è la chiave per capire e costruire l’equilibrio dei porcospini!

“È una gioia stare nascosti, ma è un disastro non essere trovati.” (D.W. Winnicott)

02/11/2023

LA CRESCITA PERSONALE

Si sente spesso parlare di crescita personale, ma cosa riguarda esattamente e come si raggiunge?

La CP è quel processo di evoluzione che riguarda ogni individuo.
Spesso ci si ritrova nel pantano di situazioni ingarbugliate che bloccano il naturale processo di crescita come la ricerca spasmodica di zone di comfort, il mantenimento di relazioni volte a soddisfare solo i bisogni di uno, o il non voler deludere le aspettative dell'altro per paura di restare soli, dinamiche di insicurezza personale che producono comportamenti volti all'evitamento di situazioni percepite come pericolo per la già fragile autostima, ma soprattutto il latente pensiero di non voler/non poter crescere, perché spesso la zavorra è percepita come l'oggetto transizionale da cui non vogliamo separarci.

Quella zavorra, ma soprattutto i significati che ci tengono legati ad essa sono l'oggetto del lavoro di crescita personale in psicoterapia.

Liberarsi dalle catene richiede innanzitutto METTERSI IN GIOCO.
Significa abbandonare le resistenze e affidarsi a sé stessi, al rischio potenziale di impattare su scomode verità, ma anche quelle di accoglierle, abbracciando le proprie complessità, i propri limiti, ristrutturandoli e integrandoli nella nuova personalità evoluta.

Si perché non bisogna sempre correggere, o "eliminare dei difetti".
Basta dargli uno spazio nuovo che confinarli in una zona di odio, proteggerli invece ed educarli come si farebbe con un bambino.

In terapia strategica si trova il coraggio di "guardarsi dentro" esplorando se stessi e vedere come i nostri movimenti personali impattano e producono cambiamenti nelle nostre relazioni.

A loro volta quelle relazioni si consolidano in dinamiche stagnanti che confermano profezie da cui noi stessi vorremmo fuggire, ma senza sapere come fare.

Attraverso la ristrutturazione dei significati, cambiando il punto di osservazione, si svelano nuove forme e nuove strade da perseguire. Si aprono porte chiuse e la luce entra nelle nostre stanze, permettendo di vedere in modo più chiaro.

È l'innesco di circoli virtuosi che spezza quelli viziosi, dando nuove possibilità e fiducia

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