Dott.ssa Antonella Sanzò - Psicologa Psicoterapeuta
Sono una psicoterapeuta cognitivo - comportamentale e mi occupo di psicoterapia rivolta ad adolescen
Le doverizzazioni
A tutti noi capita di avere pensieri del tipo “Devo riuscire a fare tutto correttamente” “Devo fare bella figura”, “Devo riuscire a fare tutto da solo”, “Deve comprendere come mi sento!”, “Deve comportarsi correttamente con me!”, “Le cose non dovevano andare così”.
Queste modalità di pensiero si chiamano doverizzazioni, ossia distorsioni cognitive in cui si impongono regole rigide sui propri e altrui comportamenti, sugli stati emotivi che si dovrebbero provare in specifiche circostanze, sul modo in cui dovrebbero andare le cose.
Questi errori di ragionamento sono comuni a tutti, ma diventano un ostacolo al nostro benessere quando diventano eccessivamente rigidi, generando in noi emozioni quali ansia, frustrazione, rabbia, colpa.
Se ad esempio pensiamo rigidamente di dover riuscire a fare sempre tutto secondo i nostri piani potremmo sentirci costantemente sotto pressione o frustrati nel caso in cui non riusciamo oppure sentirci costantemente arrabbiati se gli altri non si comportano come vorremmo.
In questo modo, potremmo sentirci costantemente insoddisfatti di noi o degli altri!
E’ auspicabile desiderare determinate cose, ma è ben diverso il pretenderle!
Cosa fare?
Cosa si intende per pensiero dicotomico?
Ti è mai capitato durante un esame o un colloquio di lavoro di aver risposto correttamente a tutte le domande tranne ad una e di aver provato un senso di frustrazione e tristezza perché hai pensato di aver fatto una pessima performance?
Probabilmente in quella circostanza hai adottato un modo di ragionare di tipo dicotomico.
Il pensiero dicotomico è una distorsione cognitiva che ci induce a pensare in termini bianco o nero, per cui pensiamo che siamo perfetti o completamente imperfetti, forti o totalmente fragili, belli oppure brutti.
Possiamo pensare che se non siamo competenti e capaci in ogni cosa, allora non siamo capaci in niente, si è buoni o totalmente cattivi, sinceri oppure falsi.
In pratica, non consideriamo le vie di mezzo nelle nostre valutazioni.
Quali sono le emozioni che si generano dal pensare in modo dicotomico?
Se leggiamo le situazioni in termini “tutto o nulla” facilmente proveremo rabbia, frustrazione, tristezza e possiamo agire in modo controproducente, limitandoci nelle scelte e riducendo la possibilità di comprendere il mondo in tutte le sue sfumature.
In questo modo, il nostro modo di pensare è rigido, poco flessibile e ciò può alimentare un'idea negativa di noi oppure degli altri, inducendoci ad esempio a non perseverare nel raggiungimento dei nostri obiettivi oppure a chiudere le nostre relazioni senza ascoltare le ragioni dell’altro.
Come possiamo aiutarci?
A tutte le donne che lottano con coraggio ogni giorno per affermare il proprio valore e la propria dignità!
Buona festa della donna.
Le distorsioni cognitive
Cosa sono le distorsioni cognitive?
Le distorsioni cognitive sono modalità disfunzionali di interpretare gli eventi e le esperienze che tutti noi mettiamo in atto nella vita quotidiana senza esserne consapevoli.
In alcune circostanze, ci sono utili perchè ci fanno risparmiare tempo, tuttavia ci danno una visione limitata e parziale della realtà. Esse possono indurre convinzioni negative su di sé, sul mondo e sul futuro che sono alla base di emozioni quali rabbia, tristezza, frustrazione, ansia.
Hanno origine nell'infanzia e più facilmente sono attivate da situazioni stressanti.
Essere consapevoli delle distorsioni cognitive che più frequentemente mettiamo in atto quando valutiamo la realtà è utile per rivalutare in maniera più oggettiva gli eventi.
Ecco alcune distorsioni cognitive:
il saltare alle conclusioni, il pensiero dicotomico, la catastrofizzazione, l'ipergeneralizzazione, la personalizzazione, la lettura del pensiero e la doverizzazione.
In questo post scopriamo cosa significa il saltare alle conclusioni
In occasione della , che si celebra oggi, rinnoviamo l'impegno della
comunità professionale e del CNOP su questo fronte, a cominciare dal diritto al benessere psicologico come elemento imprescindibile per lo sviluppo umano.
"Un fallimento non è sempre uno sbaglio; potrebbe semplicemente essere il meglio che uno possa fare in certe circostanze.
Il vero sbaglio è smettere di provare."
Burrhus Frederic Skinner
Quando proviamo ansia?
A cosa ci è utile questa emozione?
Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno e in corrispondenza di questo appuntamento, vi proponiamo un articolo sul tema del supporto psicologico di cui hanno bisogno le donne che devono affrontare la malattia oncologica e di come sia fondamentale rendere effettivamente concreta la presenza dello psicologo, prevista dal Piano oncologico nazionale.
Durante questo difficile percorso circa il 20% delle persone inizia a soffrire di disturbi dell'umore come la depressione o di disturbi di ansia, mentre l'80% delle donne soffre di stress negativo e questo ovviamente influisce in tutte le sfere della vita. C’è inoltre la preoccupazione che il cancro ritorni e di dover quindi ricominciare le cure.
In questo approfondimento viene inoltre spiegata l’importanza di psicoterapia, counseling e terapia di gruppo ai fini della buona efficacia delle terapie.
Per leggere l’articolo completo ▶️ https://donna.fanpage.it/cancro-al-seno-limportanza-del-supporto-psicologico-per-le-donne-che-affrontano-questa-malattia/
Quando proviamo rabbia? A cosa ci è utile questa emozione?
A cosa serve la tristezza?
Siamo abituati a pensare che provare emozioni spiacevoli come la tristezza sia qualcosa di negativo e che dobbiamo tenerci ben lontani da questo stato emotivo.
Tuttavia le emozioni, seppur dolorose, hanno una funzione importante!
Ti capita di sentirti spesso in ansia? Vuoi conoscere delle strategie per imparare a gestirla?
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Venerdì 24 giugno presso il Poliambulatorio Santa Cecilia - Via Giuseppe Garibaldi, 26 - Sambuceto parleremo di ansia e di come poterla gestire!
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Allenare la nostra capacità di resilienza
Tutti nel corso della vita ci troviamo ad affrontare eventi più o meno stressanti: la nascita di un figlio, la rottura di una relazione importante, il cambio di un lavoro, una malattia, la perdita di una persona cara.
Ognuno di noi può reagire a situazioni di questo tipo in maniera differente, in base alla capacità di ciascuno di adattarsi ad eventi anche molto avversi.
Si parla di resilienza, ossia la capacità della persona di adattarsi ad eventi stressanti. È una caratteristica potenziale di ogni essere umano, se si considera che il cervello è "plastico", cioè in grado di creare nuove connessioni neurali che consentono l'apprendimento e l'adattamento a nuove situazioni.
Essere resilienti non significa non soffrire per ciò che accade, ma vuol dire essere in grado di accogliere e gestire in maniera funzionale le proprie emozioni, per quanto intense e dolorose.
Come incrementare la nostra resilienza?
👉 Possiamo lavorare sulla nostra capacità di cogliere opportunità anche in situazioni avverse, riorganizzando i nostri obiettivi e valori.
👉Possiamo allenare la nostra flessibilità di pensiero, accettando i cambiamenti come parte integrante della nostra vita.
👉Possiamo coltivare le relazioni per noi funzionali, in cui ci sentiamo compresi e riconosciuti.
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