Comunità delle Tre Chiese

Comunità delle Tre Chiese

Comunità che raccoglie le parrocchie di San Francesco, Santa Maria in Gariverto e San Pietro (Pc)

14/08/2024

venerdì 16 agosto in San Pietro alle ore 10.00 è comunque prevista la celebrazione di un'Eucaristia, per le esequie della signora Rosa Montanari vedova Fermi

09/08/2024

I SANTI DEGLI ALTRI: HERMANN DELL'ALASKA
«..io sono il servitore più basso di questi popoli, per loro come una tata»

Oggi, 9 agosto, la Chiesa Ortodossa d'America ricorda la testimonianza del monaco Hermann (Germano) d'Alaska, evangelizzatore delle Isole Aleutine, patrono della Chiesa ortodossa americana.

Era nato nei pressi di Mosca attorno al 1756, da una famiglia di mercanti. Il suo nome di battesimo e quello della sua gente sono tutt'ora sconosciuti. A sedici anni era entrato nella Lavra (monastero) della Trinità di San Sergio a San Pietroburgo prendendo il nome di Hermann, e si era poi trasferito nel monastero di Valamo, sul lago Ladoga, che l'inverno polare isolava per 8 mesi all'anno. Vi rimase 15 anni distinguendosi per la conoscenza delle Scritture e della tradizione patristica.

A seguito della scoperta delle isole Aleutine, con un gruppo di collaboratori, nel 1793 Germano fu inviato ad evangelizzarle insieme a tutto il territorio dell'Alaska. Male attrezzato per affrontare i rigori polari della Siberia e poi dell'Alaska, osteggiato dagli uomini incaricati di guidare la spedizione, Germano si ritrovò da solo sull'isola aleutina di Spruce, in russo Elovyj Ostrov. Gli ultimi monaci suoi compagni in questa avventura erano periti tra le onde dell'oceano durante una tempesta (1799).

Senza scoraggiarsi Germano diede vita a un piccolo centro di preghiera, che diventò col tempo il monastero di New Valaam. Attorno alla sua semplice dimora, egli raccolse con sollecitudine paterna un numero sempre maggiore di indigeni. Ad essi, soprattutto ai ragazzi rimasti orfani in tenera età, egli si dedicò fino all'ultimo dei suoi giorni condividendo con loro le sue rudimentali conoscenze dell'agricoltura e dei mestieri più semplici, ed esercitando il ministero di padre spirituale.

I suoi superiori avrebbero voluto ordinarlo al grado di ieromonaco ed elevarlo ad archimandrita, ma Hermann rifiutò ogni elevazione e rimase un semplice monaco fino alla fine dei suoi giorni. La sua vita fu un'ininterrotta dedizione e intercessione per gli offesi e gli oppressi. Vedeva in questo il suo dovere e la sua chiamata, la cui essenza espresse in parole sorprendentemente semplici: “Io sono il servitore più basso di questi popoli, per loro come una tata”

Morì il 15 (28 secondo il calendario gregoriano) novembre 1836, circondato dall'affetto dei suoi primi discepoli, ed è considerato il santo patrono dei cristiani dell'Alaska e di tutti gli ortodossi d'America.

Nel marzo 1969, il Sinodo dei vescovi della Chiesa ortodossa russa in America, presieduto da Ireneo, arcivescovo di New York, metropolita di tutta l'America e del Canada, ha canonizzato il venerabile monaco dell'Alaska, elevandolo a proprio patrono.

09/08/2024
02/08/2024

Basilica di San Francesco (Piacenza)
Finestroni transetto destro. Risalenti alla metà del XX secolo, ognuna riporta la dedica a due persone, una sopra al ballatoio e una sotto, ciascuna con un versetto biblico.

Finestra destra in alto:
Edoardo Righetti (Nord Africa 1941)
«Laetabitur iustus in domino» (Il giusto gioirà nel Signore)

Finestra destra in basso:
Dr. Carlo Romagnoli (aviatore cielo di Malta 1941 ?)
«Opus Justitiae pax» (La pace è l’opera della giustizia)

Finestra sinistra in alto:
Giulio e Livio Daturi (Albania 1940)
«Laudem eorum nuntiet ecclesia» (L'assemblea ne proclama la lode)

Finestra sinistra in basso:
Cav. Mario Marini
«Restaurare omnia in Christo» (Ricapitolare tutto in Cristo)

Nei primi due commenti le immagini delle dediche e dei versetti.
Chi erano questi personaggi? Sembrerebbero esser tutti caduti della seconda guerra mondiale.
Edoardo Righetti era il fratello del geom. Angelo, tutt'ora residente vicino alla basilica.
Dei fratelli Daturi, cui è dedicato il campo sportivo a Barriera Milano ho trovato notizie qui: http://www.piacenzantica.it/page.php?376
di un Carlo Romagnoli, pilota di aereo, ci sono notizie qui:
https://www.combattentiliberazione.it/movm-dal-1935-al-7-sett-1943/romagnoli-carlo
e qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Romagnoli_(pilota)
ma non so se si tratti di un omonimo, non risultando contatti con Piacenza.
Invece nulla ho trovato circa il Cav. Carlo Marini. Qualcuno magari potrebbe saperne qualcosa?

Gli Indios: Uomini o Animali? - Zhistorica 31/07/2024

BARTOLOMÈ DE LAS CASAS
«..NON SAPEVA QUEL RE CHI ERANO GLI SPAGNOLI.. CHE SE I DIAVOLI AVESSERO AVUTO ORO LI AVREBBERO ASSALITI PER DERUBARLI!”»

Oggi, 31 luglio, l'Ökumenisches Heiligenlexikon, insieme alla figura di Ignazio di Loyola, ricorda la grande testimonianza del vescovo Bartolomè De Las Casas, il 'difensore degli indios'.
Nato a Siviglia nel 1474 (secondo altre fonti nel 1484), morto a Madrid nel 1566, detto "l'apostolo delle Indie", insigne tra i più grandi e i più benemeriti missionarî d'America e dell'ordine dei predicatori.

Narra fra Bartolomè dell'esecuzione del cacicco (capo) indio Hatuey: dopo che lo ebbero legato al palo, appena prima di accendere il rogo, un frate spagnolo voleva offrirgli la grazia spirituale. Forse avrebbe voluto garantirsi l’ingresso dell’anima in paradiso, convertendosi al cristianesimo?
«..quel signore, dopo aver un poco pensato, domandò al frate se in cielo andavano anche i cristiani. Il francescano gli disse che sì, certo, quelli buoni vi andavano. Rispose subito il cacicco, senza più esitare, ch’egli non voleva andarci, che voleva andare piuttosto all’inferno che ritrovarsi con coloro e vedere ancora gente tanto trista e crudele. Tali sono la fama e l’onore che han guadagnato Dio e la nostra santa fede grazie ai cristiani nelle Indie».
La morte di questo leader indiano giocò un ruolo cruciale nel plasmare i valori fondanti della fede di Bartolomé de Las Casas. Originariamente possessore di schiavi, divenne poi frate e vescovo nel Chiapas e infine scrittore, e lottò tutta la vita contro la schiavitù e le ingiustizie criminali che i colonizzatori e conquistadores infliggevano agli 'Indiani' dell'America centrale e meridionale.

Gli Indios: Uomini o Animali? - Zhistorica I Conquistadores consideravano gli Indios alla pari dei neri subsahariani, ossia essere inferiori. Poi iniziò la battaglia dei domenicani per i loro diritti.

Per una spiritualità del fallimento - SettimanaNews 26/07/2024

Come affrontare le sfide della Chiesa di oggi? Qui i pensieri di Severino Dianich, uno dei grandi vecchi della teologia italiana. La sapienza monastica dice che la via cristiana non è una scala su cui salire, ma da discendere ogni giorno..

Per una spiritualità del fallimento - SettimanaNews Il lavoro pastorale è sempre più faticoso e sottoposto a non poche frustrazioni. Anche la missione di Gesù si è conclusa con un clamoroso fallimento…

La chiesa che morirà. Fratel MichaelDavide a "Quanto resta della notte" 23/07/2024

LA CHIESA CHE MORIRÀ..
(fratel Michael Davide Semeraro, priore dell’Abbazia benedettina della Novalesa)

«..eh.. in questo cammino sinodale, molto importante e molto urgente, in cui la Chiesa si è lanciata, mi sembra che rischia di mancare un elemento fondamentale […] e cioè la disponibilità radicale a perdere tutto..»

«..appunto la domanda è questa: noi Chiesa siamo disponibili a perdere tutto? Perché se non siamo disponibili possiamo fare un aggiustamento, un adattamento, un compromesso, ma il cardine battesimale della nostra vita in Cristo esige la disponibilità a morire a noi stessi.
Su questo punto non ci sono scappatoie: la chiesa ha nostalgia di sé stessa o ha nostalgia del Regno di Dio? La Chiesa ha narrato cose bellissime, ma il rischio è sempre quello di narrare sè stessa..»

«..nella professione di fede battesimale prima di dire ‘Credo’, si dice ‘Rinuncio’, lo si dice per tre volte. E solo dopo si dice ‘Credo’. E bisogna entrare davvero in questa rinuncia di sé stessi. La Chiesa, a che cosa è disponibile a rinunciare? Perché altrimenti metteremo solo pezze, dappertutto, cercando di assicurarci l’autoconservazione, perché abbiamo paura di morire..»

«..la Chiesa è l’invenzione della compassione di Cristo per l’umanità [..] Oggi siamo arrivati a capire, anche grazie all’attuale pontificato, che la chiesa è per tutti, tutti, tutti.
La grande sfida che si apre adesso è condividere il tutto di tutti. La chiesa può accogliere il tutto di tutti per condividerlo con tutti. È il grande cantiere della nostra generazione e delle prossime. È la nuova frontiera: la grande sfida non è più geografica, la grande sfida oggi è lungo i confini antropologici: diventare capaci di accogliere il tutto di tutti..»

«..il futuro della chiesa sono i giovani? No! Il futuro della chiesa è Cristo. Le generazioni giovani possono avere percorsi diversi lungo i quali fare esperienza di trascendenza e avere un contatto profondo con la realtà di Cristo, magari anche sconfinando dalla realtà dogmatico rituale della chiesa cattolica [..] E la chiesa non deve pensare di attirare i giovani, ma deve offrire luoghi di speranza, di fede e di ca**tà. O i giovani troveranno questi luoghi, oppure andranno altrove..»

La chiesa che morirà. Fratel MichaelDavide a "Quanto resta della notte" Il monaco benedettino, priore di Novalesa (TO), a Genova racconta la sua visione sul cambiamento epocale della Chiesa cattolica, e su come affrontare il camm...

19/07/2024

QUANDO ESSERE CALVINISTI NELLA FRANCIA DEI 'RE CRISTIANISSIMI' SIGNIFICAVA LA CONDANNA A VITA ALLE 'REGIE GALERE' (cioè a diventare forzati ai remi delle galee del regno).

Oggi, 19 luglio, la Chiesa evangelica ricorda la testimonianza cristiana di Jean Marteilhe, condannato alle Galere 'in perpetuo' nella Francia del '700, a causa della sua fede calvinista.

Jean Marteilhe era un ugonotto (così in Francia erano detti i cristiani calvinisti) nato intorno al 1684 a Bergerac, in Aquitania. Per la sua appartenenza confessionale fu condannato alle galere, cioè al lavoro forzato come rematore sulle galee del regno negli anni di Luigi XIV, il Re Sole.
Divenne famoso perché decise di scrivere le sue memorie, pubblicate nel 1757, in un libro autobiografico dal titolo «Le memorie d’un Galeotto del re Sole», dove per la prima volta si raccontavano la vita e gli stenti di un condannato alle regie galere. L'opera fu pubblicata per la prima volta a Rotterdam nel 1757.

L’anno dopo la sua nascita, nel 1685, Luigi XIV aveva revocato l'Editto di Nantes, che proteggeva i calvinisti francesi. (Luigi XIV era intenzionato ad assumere il pieno controllo della vita religiosa del suo regno, stroncando il protestantesimo e sottoponendo la Chiesa cattolica francese alle direttive delle Stato).
Da quel momento per un evangelico vivere in Francia era divenuto estremamente pericoloso. E così anche Jean Marteilhe nel 1700 fu condannato dal tribunale di Tournai alle 'galere perpetue'. Costretto ai remi sulle navi La Palme e La Grande, la sua vita si svolse nei porti di Dunkerque, Le Havre e Marsiglia.

Nel 1713, grazie alle ripetute pressioni della regina d’Inghilterra Anna, un gran numero di protestanti furono liberati a condizione dell’esilio fuori dal Regno di Francia. Anche Jean Marteilhe venne rilasciato e si esiliò a Ginevra e poi ad Amsterdam. Il 22 gennaio 1719 sposò Bernardine Halloy. Morì il 6 novembre 1777 a Culemborg, nei Paesi Bassi, nel sud-ovest della provincia di Gelderland.

Photos from Comunità delle Tre Chiese's post 16/07/2024

Momenti molto belli di amicizia al campeggio di Resy del gruppo composto in parte dal post-Cresima della nostra CP1, e in parte da studenti di diverse scuole superiori cittadine. Qui qualche immagine.

02/07/2024

Beh, alla fine nel Tour de France ci siamo un po' anche noi!!😅😅

Cattolici e cultura. Bruni: «Le tre radici del disinteresse verso il cristianesimo» 24/06/2024

QUANDO I NODI DEL TRIDENTINISMO VENGONO AL PETTINE..
Questo fino ad ora mi pare l'articolo che individua nel modo più lucido e acuto le ragioni della crisi del cattolicesimo nel nostro occidente, crisi che è sotto gli occhi di tutti.
E finalmente qualcuno riconosce che le radici non affondano semplicemente in un tentennante rinnovamento conciliare risalente agli ultimi 60 anni, o alle pericolose innovazioni della Nouvelle Theologie degli anni '30 e '40, come se prima invece andasse tutto bene.
Al contrario, le radici sono ben più antiche, e affondano nelle opacità e nelle miopie degli ultimi secoli (l'autore cita gli esempi dello scontro con la modernità e quello della cecità davanti al consumismo) prodotte da un tridentinismo pervasivo e di ben più lungo periodo, da cui il cattolicesimo romano non è mai riuscito a (e forse non ha mai neanche voluto?) liberarsi, nonostante abbia varcato la soglia del XXI secolo. Perchè le radici sono in quello strato di convinzioni ecclesiastiche e di comprensione della realtà ecclesiale cui la maggior parte di noi è ancora visceralmente legata, anche se magari del tutto inconsciamente. Affondano proprio là dove il tradizionalismo e il conservatorismo si sentono più tranquilli. È per questo che è estremamente difficile trovare vie d'uscita dall'impasse nella quale oggi ci troviamo come cattolici, perché pochissimi sono disponibili a mettere in questione questo livello e molti, in fondo, più o meno coscientemente, vorrebbero ritornare lì.
E invece bisognerebbe sincronizzare una volta per tutte gli orologi sul tempo di oggi, uscendo definitivamente da quello di ieri e dell'altroieri, dalle ombre dei secoli passati, ma per questo ci vorrebbe lucidità e coraggio..

[Secondo la ricerca storica moderna, il Tridentinismo identifica l'interpretazione che del Concilio di Trento (XVI secolo) si affermò nella Chiesa cattolica nei secoli seguenti, che non sempre fu capace di autentica fedeltà ai dettami conciliari tridentini. Imponendone una versione spesso immotivatamente restrittiva e rigida, originerà una forma di chiesa definita dagli storici 'tridentinistica', proprio per sottolinearne la distanza da quella indicata dal Tridentino]

Cattolici e cultura. Bruni: «Le tre radici del disinteresse verso il cristianesimo» Per una riflessione critica sul presente occorre riscoprire la comunità e trovare nuovi codici narrativi. E rileggere meccanismi e dinamiche del passato della Chiesa sconfessate dalla storia

Donata Horak al C9 con il Papa e i Cardinali 21/06/2024

Bravissima Donata!!

Donata Horak al C9 con il Papa e i Cardinali Il tema del ruolo della donna nella comunità cristiana arriva al C9, il gruppo di nove Cardinali voluto a partire dal 2013 da papa Francesco per aiutarlo nel governo della Chiesa universale e di studiare un progetto di revisione della Curia Romana, quest’ultimo realizzato con la nuova costituzion...

Photos from Comunità delle Tre Chiese's post 15/06/2024

Questa mattina nella nostra chiesa di San Pietro (a Piacenza) c’è stato un altro bellissimo spettacolo musicale, il Concerto del Laboratorio Barocco diretto dal m° Marco Pedrona del Conservatorio Nicolini di Piacenza.
Grati al m° Pedrona e alla direttrice Maria Grazia Petrali per esser stati scelti come location del concerto, speriamo di poter avere ospiti i musicisti per altre esibizioni. È stato davvero bellissimo e di grande suggestione!

11/06/2024

L’idea è provare a tenere aperto tutti i pomeriggi (lun-ven) fino a fine settembre (esclusa come sempre la pausa fine luglio - metà agosto).
Di mattina invece è aperto quando ci sono le volontarie della segreteria: queste sono le disponibilità per giugno. Per le mattine di luglio, invece, vedremo più avanti. Grazie a tutte le signore che collaborano!!

Enzo Bianchi "Stranieri nella chiesa" 11/06/2024

11 GIUGNO SAN BARNABA: VEDERE L'OPERA DI DIO NEL NEMICO CHE TUTTI GLI ALTRI EVITANO

Oggi le chiese d'Oriente e d'Occidente ricordano Barnaba l'apostolo, che è riconosciuto tale pur non avendo fatto parte dei 12. Seppe riconoscere la mano di Dio all'opera in uno dei personaggi che in quel momento era ancora tra i più temuti e schivati dai cristiani.
È lui infatti che con grande coraggio e libertà interiore si farà garante di Saulo di Tarso (il persecutore neoconvertito che faceva ancora paura a tutti, ma che sarebbe diventato Paolo, l'apostolo delle genti) e lo presenterà al gruppo degli apostoli (At 9, 27s). Una lezione che, dopo due millenni, forse non è ancora stata recepita pienamente dalle chiese. Quanti sono gli apostoli e i profeti che gli ecclesiastici, per paura, non hanno saputo accogliere e che hanno tenuto sulla porta se non addirittura fuori?..

Enzo Bianchi "Stranieri nella chiesa" Enzo Bianchi "Stranieri nella chiesa" La Repubblica 10 giugno 2024

Oliverdi Teil 3 Vorband Deep Purple 2008 03/06/2024

QUANDO L'ABATE DEI BENEDETTINI È HARD ROCK

Lo è stato l'abate di Sankt Ottilien, Notker Wolf (1940-2024), che è stato anche 'abate primate' di tutti i benedettini a livello mondiale dal 2000 al 2016, e quindi tra l’altro Gran Cancelliere (cioè rettore magnifico) del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo (che è l’università pontificia dove si insegna liturgia. Cioè: un benedettino liturgista hard rock!).
Dal punto di vista culturale era un personaggio davvero fuori dal comune: studi in filosofia, teologia, zoologia, chimica e storia dell’astronomia.
Ma era anche musicista, e suonava il flauto traverso e la chitarra elettrica con la sua band, i Feedback. La musica era quella dei Rolling Stones, Led Zeppelin, Jethro Tull. Una delle sue canzoni preferite era "Highway To Hell" degli AC/DC. Nel 2008 con la sua band ha aperto un concerto dei Deep Purple, e ha suonato con loro. In Germania era famoso come 'Rocking Abt' (Abate Rock). Lo vedete nel filmato, è il concerto con i Deep Purple.
Amava e suonava anche la musica classica, due sono i dischi che ha inciso come flautista. Per dire che la realtà a volte supera la fantasia (per fortuna!), e che la musica piuttosto che sacra deve essere bella. E quando è bella è anche sacra.

Anche qui, sul palco c**a la sua band
https://www.youtube.com/watch?v=kBTK_mqQzU4&ab_channel=RoGl

Oliverdi Teil 3 Vorband Deep Purple 2008 -Help my soul (Feedback)-Rock the boarder (Feedback)-When fire burns - (Feedback) Antikriegssong-I love rock`n roll (Feedback)

Chiesa d'altri tempi... la denuncia di Sant'Antonio di Padova 31/05/2024

ANTONIO DI PADOVA, LO AVETE MAI LETTO? PROVATE..

Non era di Padova (era portoghese, di Lisbona), e non si chiamava Antonio (ma Fernando)..
Se arriveremo alla fusione delle nostre 3Chiese, la nuova parrocchia che nascerà avrà come patrono sant'Antonio di Padova. Ma chi era? Così ne parla p. David Maria Turoldo:

«..pochi sanno che sant'Antonio era uno dei santi più scatenati che siano mai esistiti; molti lo paragonavano a un san Giovanni Battista con la scure in mano; e predicava in modo tale che fino ad ora non sono ancora pubblicati in italiano i suoi 'Sermones Domini'; e perché un tempo quando li volevo pubblicare io, mi sono sentito rispondere da quelli dell'Imprimatur "che avrebbero potuto scandalizzare la gente". Capite? Le prediche di sant'Antonio che scandalizzano! Infatti è vero che non risparmia nessuno, neppure i vescovi (del suo tempo, si capisce); dice che "a volte nelle vesti rosse dei monsignori cola il sangue dei poveri"; dice che "a volte certi vescovi sono peggio dell'asina di Balaam: almeno questa si era accorta quando passava l'angelo del Signore, invece i vescovi..".
Così anche i santi devono essere purgati. E poi sant'Antonio era brutto, finito per idropisia; sformato ad appena trentasei anni di età, dopo esser passato sull'Italia per dieci anni come un uragano, come un temporale di Dio; ed era Antonio che Francesco chiamava "mio Episcopo"..
Guarda cosa ti hanno fatto di sant'Antonio: un santo per fidanzate, una specie di efebo che se la gioca con quel Gesù bambino sulle mani. Qui bisognerebbe certamente aprire un capitolo sulla patologia degli agiografi e sul destino dei santi. Ho già scritto un piccolo opuscolo dal titolo: 'Povero sant'Antonio'..»

[D.M. Turoldo, in 'La Domenica del Corriere' n°24 del 7 luglio 1977]
PS: i 'Sermones Domini' di Sant'Antonio sono stati pubblicati in italiano soltanto intorno agli anni 2000. Oggi sono consultabili interamente anche online.

Chiesa d'altri tempi... la denuncia di Sant'Antonio di Padova In "Roba da preti" il biblista Alberto Maggi si è soffermato, tra l'altro, sulle opere di Antonio di Padova, "instancabile fustigatore dei corrotti costumi ecclesiastici". Una riflessione piuttosto attuale...

27/05/2024

28 MAGGIO: SANT'ANDREA IL F***E

Sant'Andrea il F***e, venerato il 28 maggio dalle Chiese Orientali, è noto come il primo "f***e per Cristo" della chiesa bizantina.

«Alcuni devoti gli offrivano denaro di loro volontà e non perché egli ne chiedesse. Egli accettava di buon grado, pregando per i donatori. In una giornata poteva ricevere dai venti ai trenta oboli. Ora, Andrea conosceva un nascondiglio dove si radunavano i mendicanti; accostandosi, come per gioco, si sedeva in mezzo a loro, cominciando a giocare con gli oboli, perché la sua attività spirituale non fosse riconosciuta. Quando un povero cercava di prenderglieli, lo prendeva a schiaffi: allora gli altri lo prendevano a bastonate e ne nascevano risse. Simulando la fuga egli gettava via tutti gli oboli. Così, quello che un mendicante riusciva a trovare era suo guadagno»
(Niceforo, Vita di Andrea il F***e)

È una figura completamente atipica, al di là delle definizioni convenzionali di santità, che incarna l’ideale evangelico in modo assolutamente radicale.
Le notizie storiche su di lui sono contraddittorie, fino a far dubitare della sua esistenza. Egli fu forse originario della Scizia, e forse era uno schiavo riscattato dal suo padrone che ne riconobbe l'intelligenza e lo educò, facendone il proprio segretario. Ma un evento improvviso sconvolse la sua vita: Andrea iniziò a manifestare segni di follia, portando il padrone a farlo incatenare presso la chiesa di Sant'Anastasia.
La ‘follia’ di Andrea non era insania, ma una scelta consapevole, un mezzo per abbracciare un’esistenza radicale di umiltà e distacco dal mondo. Attraverso la pazzia in Cristo Andrea denunciava l'ipocrisia e la vanità della società del suo tempo, incarnando l’ideale evangelico della rinuncia a sé stessi e del servizio agli altri.
Le sue azioni stravaganti e i suoi detti apparentemente sconclusionati nascondevano una profonda saggezza e una straordinaria capacità di visione profetica. Nella sua stoltezza Andrea si dimostrava in grado di discernere i cuori degli uomini e di prevedere eventi futuri, come la celebre profezia sulla festa della Protezione della Madre di Dio, più tardi molto venerata nella Chiesa russa, quando durante un assedio di Costantinopoli, la sua città, ebbe la visione della Vergine che proteggeva la popolazione, e l’assedio terminò il giorno seguente.
Andrea era accompagnato spesso da un interlocutore di nome Epifanio, un personaggio invece molto assennato, che sarebbe poi divenuto patriarca di Costantinopoli.
A differenza di Simeone di Emesa, un altro f***e in Cristo del VI secolo, Andrea non simula la follia per smascherare i peccati di quanti incontra, ma per indicare un mondo invisibile, una sapienza «altra». Forse per questo è stato molto amato dai monaci bizantini, che gli dedicarono una miriade di piccole chiese ubicate nei luoghi più impensabili.

Giovanni Calvino: l’altra faccia della Riforma tra resistenza e capitalismo | Leggere i segni dei tempi 27/05/2024

Oggi il Martirologio Ecumenico (riprendendo l'Evangelischer Namenskalender della Chiesa evangelica) ricorda il riformatore ginevrino Giovanni Calvino, morto il 27 maggio 1564.

Giovanni Calvino: l’altra faccia della Riforma tra resistenza e capitalismo | Leggere i segni dei tempi EcumenismoFede Giovanni Calvino: l’altra faccia della Riforma tra resistenza e capitalismo Di Don Paolo Zambaldi 16 Febbraio 2019 0 3445 Condividere FacebookTwitterPinterestWhatsApp Don Paolo ZambaldiCappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano). Gi...

25/05/2024

Siccome questa domenica è solennità della Santissima Trinità..

Docu Film Debre Libanos 21/05/2024

FARE MEMORIA
21-29 MAGGIO 1937: I MARTIRI ETIOPI DI DEBRA LIBANOS
(migliaia di vittime innocenti massacrate da militari italiani comandati dal Vicerè Rodolfo Graziani e dal generale Pietro Maletti)

Se chiedete a un italiano, che cosa è avvenuto nel 1937 a Debra Libanos, quasi certamente non vi saprà rispondere. Molti non saprebbero neppure dire dove si trova Debra Libanos. Il loro silenzio è il segno di come nel nostro Paese si conosca poco la storia, soprattutto quella coloniale, e di come una parte di essa (quella meno presentabile) sia stata rimossa.
Debra Libanos è una delle pagine più vergognose della storia italiana. Dal 21 al 29 maggio, soldati del nostro regio esercito sterminarono monaci, preti e pellegrini ortodossi etiopi (tutti ovviamente disarmati) radunati nel monastero etiope di Debra Libanos. Alla fine le vittime furono oltre duemila, alcuni calcolano tremila..
[Africarivista.it]

Durante il Giubileo del 2000 Giovanni Paolo II inserì i caduti di Debra Libanòs nell’elenco dei ‘nuovi martiri’ della chiesa, tanto che la loro immagine si trova nell’ic**a dei nuovi martiri oggi custodita nella basilica a San Bartolomeo a Roma.
[riccardiandrea.it blog]

È stata la più grande strage di religiosi cristiani mai avvenuta in Africa. Più grande ancora di quella compiuta in questo stesso luogo dagli Ottomani nel luglio del 1531. È costata la vita a migliaia di persone, la metà delle quali erano preti, monaci e diaconi, gli altri semplici pellegrini, e a compierla non sono state milizie islamiste ma i soldati al comando del viceré italiano d’Etiopia Rodolfo Graziani. Quella avvenuta nel maggio 1937 nel monastero etiope di Debre Libanos è una voragine nella nostra memoria e una ferita ancora aperta nei rapporti tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa d’Etiopia.
[santiebeati.it]

Colpisce soprattutto la connivenza della chiesa italiana di allora che sostenne l'avventura imperiale fascista, facendo seguire a questo massacro un lunghissimo silenzio che è stato rotto soltanto nel 2020, 83 anni dopo i fatti, dalle deboli scuse (per ‘mancanza di rispetto’!) del presidente della CEI Bassetti alla Chiesa Ortodossa Etiope.

A differenza di Pio XI, l’impresa coloniale fu benedetta dalla Chiesa italiana. Il card. Schuster di Milano lodò l’esercito che «apre le porte di Etiopia alla Fede cattolica e alla civiltà romana». Egli però dimenticava che l’Etiopia era già cristiana fin dal IV secolo. La sacralizzazione della guerra, anche ad opera dei cappellani militari, indusse al disprezzo dei cristiani etiopici. Nel 1935 l’autorevole rivista cattolica Civiltà Cattolica, definiva il clero etiope «ignorante e corrotto» e descriveva la Chiesa etiopica come un «ammasso di superstizioni», «una larva», anzi «un mostruoso miscuglio», perché separata da Roma. I soldati italiani, che i vescovi di allora dicevano portassero la croce in un Etiopia che in realtà era profondamente cristiana da sempre, massacrarono altri cristiani ritenendoli 'sotto-uomini', allo stesso modo con cui i nazisti sterminarono le popolazioni polacche e russe, convinti di aver di fronte dei non-uomini.

Questa drammatica storia in questo articolo: https://www.africarivista.it/debra-libanos-un-docu-film-getta-luce-su-una-vergogna-italiana/105840/

E soprattutto nel docufilm qui sotto che nel 2016 ha avuto il merito di far uscire dall'oblio questo terribile massacro, spingendo governo italiano e chiesa cattolica italiana alle prime ammissioni e alle prime timidissime richieste di perdono.

Docu Film Debre Libanos

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Basilica di Santa Maria di Campagna è uno dei luoghi più suggestivi della città di Piacenza.

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All Nations For Christ International Ministries All Nations For Christ International Ministries
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