Psicocardiologia

Il solo ripensare e ricordare eventi molto stressanti subiti in passato, attiva il sistema nervoso simpatico, dando vita a una serie di reazioni a catena nel nostro organismo che aumentano la reattività del sistema cardiovascolare. In soggetti che già hanno subito danni cardiovascolari, questo modello comportamentale, se persistente nel tempo, può essere concausa di aumento di morbilità futura. E' fondamentale inserire, nelle mi cure a tutela della persona, l'intervento psicologico: questo serve per indirizzare la persona verso modalità di gestione
degli eventi stressanti maggiormente funzionali, con abbattimento del rischio e aumento della qualità e speranza di vita.

È dimostrato che difficoltà croniche nel rapporto di coppia e/o situazioni conflittuali di coppia successive a un evento cardiovascolare, costituiscono fattori prognostici sfavorevoli sia rispetto a morbilità che a mortalità per eventi avversi in ambito cardiologico. L'intervento psicologico ristruttura i rapporti, le emozioni, le cognizioni, le modalità comunicative, le aspettative, ricentrando le persone su loro stessi e abbattendo il rischio di successivi eventi cardiologici.

La personalità e il modo di reagire agli stimoli ambientali è correlato a un aumentato rischio di sviluppo dei problemi cardiovascolari.
Molte ricerche, dagli anni 50 ad oggi, evidenziano il ruolo che rabbia, competitività estrema, ostilità e impazienza hanno nell'aumentare l' attività cardiovascolare, i livelli di cortisolo, la pressione sanguigna e altri fattori dannosi per il nostro cuore.

La psicoterapia può cambiare i vissuti profondi fino ad influenzare i meccanismi che regolano il sistema cardiovascolare. In pazienti con problematiche ischemiche preesistenti, questo costituisce un fattore prognostico favorevole in maniera significativa, come dimostrato dall'ormai consolidata letteratura scientifica.

MENTAL STRESS ISCHEMIA
Gli studi di Burg dimostrano il ruolo e il peso della rabbia in persone che, sotto condizioni di stress; essa influenza in maniera decisiva la disfunzione del ventricolo sinistro durante un'intervista semi strutturata per le rilevazione del comportamento di tipo A. Sembra addirittura che il grado di attivazione della rabbia e la sua durata siano direttamente proporzionali al tempo in cui il ventricolo sinistro venga compromesso.
Saper gestire la rabbia significa abbattere il rischio di ischemia.

PERCHE' UNA PAGINA DEDICATA ALLE COMPONENTI PSICOLOGICHE DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI?
Le malattie cardiovascolari sono la causa principale di morte in tutti i paesi del mondo occidentale, inclusa l’Italia, e sono la causa più frequente di disabilità. L’assorbimento di risorse economico-sanitarie da esse indotte (in particolare quelle legate alle ospedalizzazioni, alla spesa farmaceutica e al ricorso alle prestazioni ambulatoriali) ne fa la principale fonte di spesa sanitaria nel nostro Paese, senza tra l’altro considerare la perdita di produttività in una popolazione spesso ancora in età lavorativa. Negli ultimi anni, il trattamento della fase acuta di queste patologie ha registrato progressi molto significativi che hanno determinato un sostanziale aumento della sopravvivenza dei pazienti. Analoghi progressi si sono osservati anche nella ricerca clinica rivolta ai cardiopatici post-acuti e nell’ambito della prevenzione secondaria a lungo termine; tuttavia la traduzione pratica di questi interventi risulta tuttora insufficiente: la degenza generalmente breve e orientata alla soluzione esclusiva del problema acuto non consente un adeguato intervento long term del rischio residuo, la valutazione funzionale e globale del funzionamento della persona, l’ottimizzazione terapeutica, l’educazione-informazione sanitaria, la ripresa di un’adeguata attività fisica in regime di sicurezza e l’impostazione di significative modificazioni dello stile di vita. Risuta sempre più chiara la robusta incidenza delle variabili comportamentali, relazionali e sociali sia nell’insorgenza delle problematiche, sia nella terapia post evento. Attualmente è finalmente riconosciuto dalla comunità scientifica che la combinazione di un adeguato monitoraggio ed intervento clinico, un programma di esercizio fisico e di interventi educazionali e psico-comportamentali, rappresentino la forma più efficace di riabilitazione cardiologica. .