Arte e Eros - AISPS Sessuologia
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Il connubio tra arte e eros è l'incontro tra due dimensioni umane ad alto contenuto emozionale. a cura dell'AISPS di Roma
Dott.
Daniele Bonanno- Psicologo Sessuologo
Dott.ssa Rossella Berardi - Psicoterapeuta Sessuologa
LA MORTE E LA FANCIULLA
La morte e la fanciulla è un motivo ricorrente nella cultura e nell'arte rinascimentale.
Un tema di matrice romantica in cui è rappresentato l'incontro di una donna giovane e bella con la personificazione della morte, rappresentata spesso nei panni di uno scheletro.
Un'immagine intensamente suggestiva per l'universalità dei contrasti evocati: vita e morte, eros e thanatos, futuro e passato, noto ed ignoto. Ridimensionato il razionalismo illuminista ci si torna a confrontare con l'inquietudine e l'emozionalità dell'esistenza umana.
È nel gioco dei contrasti che il tema macabro è in grado di richiamare quello erotico. La caducità della vita è della bellezza ne enfatizza il valore e l'emozionalità.
Pj Lynch "Death and the Maiden" (2010)
SEXSOMNIA - IL SONNAMBULISMO SESSUALE
La s*xsomnia è una parasonnia classificata tra i disturbi del sonno. In particolare nel DSM-V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) viene elencato tra i disturbi dell'arousal del sonno non-REM.
La s*xsomnia è caratterizzata da comportamenti sessuali atipici compiuti dalla persona durante il sonno.
Può trattarsi di gemiti e dirty talking così come di autoerotismo o di effettivi approcci fisici verso chi si trova nello stesso letto fino ad arrivare a veri e propri rapporti sessuali. Al risveglio il soggetto è in genere completamente inconsapevole di quanto accaduto.
Il disturbo è in genere fonte di importante disagio per chi lo vive e per le altre persone coinvolte. Esistono anche importanti implicazioni giuridiche e sul tema del consenso.
Per quanto questo tipo di realtà possa essere drammatica nell'immaginario comune i fenomeni di sonnambulismo sono stati spesso associati al tema erotico. La loro dimensione inconscia ed istintuale evoca il soddisfacimento di desideri reconditi.
Maximilián Pirner "Sonnambula" (1878).
VENERE E PSICHE
Gelosa della straordinaria bellezza di Psiche, Venere incarica sua figlio Amore di farla innamorare di un essere mostruoso.
Per errore Amore si punge con la sua stessa freccia innamorandosi così della ragazza. La passione tra i due si consuma in intensi incontri notturni a condizione che Psiche non veda mai le sembianze del suo amante.
Convinta dalle invidiose sorelle, la ragazza una notte illumina Amore durante il sonno. Una goccia di olio della lampada cade però sul dio svegliandolo. Vendendo tradito il patto Amore vola via.
Psiche lo cerca senza sosta fino a giungere al cospetto di Venere supplicandola di essere riunita al suo amato. Ancora indispettita la dea propone alla ragazza prove impossibili da superare. Con l'aiuto degli dei Psiche riesce a completarle tutte e Amore con l'aiuto di Giove convince la madre a consentire il loro matrimonio. Ricevuta l'immortalità Psiche diviene protettrice delle fanciulle e dell'anima
Il dipinto di Edward Hale ritrae Psiche che prostrata al potere di Venere chiede di potersi ricongiungere ad Amore.
Edward Hale "Psiche al Trono di Venere" (1883)
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L'AUTUNNO
Lo scultore francese Jean-Baptiste Auguste Clésinger realizzò la scultura allegorica "Autunno" nel 1864 a Roma.
La stagione autunnale è rappresentata come una giovane donna con le gambe avvolte da un drappeggio che ne lascia scoperti i glutei. Tra le mani e sul grembo generosi tralci d'uva matura a cui rivolge compiaciuta lo sguardo Una corona di pampini e grappoli d'uva le orna la testa.
Jean-Baptiste Auguste Clésinger "Autunno" (1864) - collezione privata.
HENRIETTA RAE
Henrietta Rae (1859-1928) è stata una pittrice britannica del periodo Vittoriano, specializzata in soggetti classici, allegorici e mitologici.
Fu la prima donna a presentare dipinti di n**o alla Royal Academy of Arts di Londra. Dopo le iniziali difficoltà nell'essere ammessa all'illustre istituzione vi espose spesso le proprie opere.
Henrietta Rae si distinse per il suo supporto al movimento femminista e al riconoscimento del diritto di voto per le donne.
Nel 1894, la pittrice completò la grande tela "Psiche davanti al trono di Venere" (370x210 cm). Il dipinto fu ispirato dal Paradiso terrestre di William Morris.
Parte della critica sostenne che lo stile troppo "femminile" dell'opera contrastava con l'importante impatto al quale sembrava ambire.
L'artista realizzò altre due opere focalizzando il soggetto sulla stessa rappresentazione di Venere: "Venere sul trono" e "Rose della gioventù".
Henrietta Rae "Rose della Gioventù" (1906-1907), Olio su tela 175 x 185 cm, Scarborough Art Gallery, UK.
L'IDILLIO DI KLIMT
"Idillio" di Gustav Klimt è la versione ad olio di una delle tavole disegnate per la pubblicazione “Allegorie ed Emblemi", così come "Favola".
L'artista propone qui una composizione più complessa integrando influenze e stili differenti in un armonico equilibrio.
Due figure maschili siedono su un basamento in marmo di ispirazione classica. La posa dei corpi e la dettagliata muscolatura riconducono a Michelangelo e ai nudi della Ca****la Sistina. Allo stesso tempo lo sfondo è un tributo alla contemporaneità attraverso i temi decorativi della "Arts and Crafts" di William Morris.
La scena nel tondo centrale rappresenta il tema dell'idillio con una giovane inginocchiata nell'atto di porgere una coppa a due bambini. Lo stile pittorico e la morbidezza dei corpi sembrano qui richiamare Tiziano e il Cinquecento veneziano.
Gustav Klimt "Idillio" (1884) Olio su tela 49,5x73,5 cm - Historisches Museum der Stadt Wien, Vienna.
FAVOLA
Nel 1881 il diciannovenne Gustav Klimt fu incaricato dall’editore Martin Gerlasch di illustrare alcune pagine della pubblicazione “Allegorie ed Emblemi”.
L'allegoria “Favola” viene rappresentata da Klimt come una giovane donna che tiene in mano una pergamena. Gli animali che la circondano richiamano i racconti di Perrault e La Fontaine.
Gustav Klimt "Favola" (1883), Historisches Museum, Vienna.
ELIO E RODO
Elio, non essendo presente quando gli dei si spartirono il mondo, rimase escluso da ogni assegnazione.
Il dio del sole trovò un accordo con Zeus in base al quale avrebbe posseduto qualunque cosa gli fosse apparsa in quel preciso istante.
Emerse in quel momento dalle acque l'incantevole isola di Rodi. Entrando in possesso dell'isola Elio decise di prendere in moglie la figlia dei regnanti, la ninfa delle acque Rodo.
Dal matrimonio di Elio e Rodo nacquero sette figli, chiamati Eliadi.
Frederic Leighton (1830 - 1896) "Elio e Rodo", olio su tela, 166 × 110 cm, Tate Modern, Londra.
IL RISVEGLIO
Federico Zandomeneghi (1841-1917), pittore veneziano, tra i più importanti esponenti dell'impressionismo italiano.
Partecipò da patriota al Risorgimento prendendo parte alla spedizione dei mille con Giuseppe Garibaldi e successivamente alla terza guerra di indipendenza italiana.
Si recò a Parigi nel 1874, anno di inizio dell'Impressionismo. Si unì al movimento dei pittori "indipendenti" che affermavano il nuovo stile impressionista contrapponendosi ai canoni dell'arte accademica. Strinse una profonda amicizia con Renoir e Degas con i quali trovò una particolare continuità stilistica.
Prima che i suoi dipinti ricevessero la meritata attenzione Zandomeneghi lavorò come disegnatore di moda. Le sue figure femminili riflettevano i modelli di eleganza dell'epoca. Rappresentazioni ricorrenti riguardavano la cura del corpo e la gestualità tipica della moda come l'indossare guanti o l'utilizzo del ventaglio.
In modo simile a Degas i sui nudi raccontavano soprattutto l'intima quotidianità di giovani donne al momento del risveglio o durante i riti della toilette.
Federico Zandomeneghi (1841-1917) "Risveglio"
LA VENERE DORMIENTE
Il tema della "Venere dormiente" è introdotto nella Storia dell'Arte dall'omonimo dipinto del pittore veneto Giorgione, databile tra il 1507 e il 1510, completato da Tiziano.
Nell'iconografia greca Afrodite è in effetti sempre rappresentata sveglia e così Venere per i romani. È piuttosto la figura della ninfa che più spesso veniva immaginata placidamente assopita, immersa nel proprio ambiente naturale.
Si è ipotizzato che anche Giorgione intendesse raffigurare una ninfa. Solo successivamente la bellezza della donna da lui rappresentata nel sonno possa aver indotto a identificarla con Venere e ad utilizzare questo titolo nel trascrivere l'opera nei cataloghi alla fine del '500.
Iniziò così il fecondo filone delle veneri dormienti. Il tema si è prestato a diverse varianti tra cui l'aggiunta del figlio Eros o di putti alati che spesso accompagnano la dea oppure di satiri e figure maschili che ne ammirano e bramano la bellezza.
La pittrice secentesca Artemisia Gentileschi realizzò la sua "Venere dormiente" (Venere e Cupido) enfatizzandone la sensualità attraverso una posa eroticamente evocativa. Ciò fece particolare scandalo ai suoi tempi.
Cupido la ammira e vezzeggia sventolando delle piume di pavone, simbolo di bellezza e seduzione. Un velo trasparente le cinge un braccio e la coscia, valorizzandone la candida nudità. Attraverso la finestra lo sfondo naturale al chiaro di luna in cui si può riconoscere il tempio della dea. Il blu del copriletto è realizzato dalla pittrice attraverso due strati del prezioso pigmento di lapislazzuli.
Artemisia Gentileschi "Venere e Cupido" o "Venere dormiente" (1625 - 1630), olio su tela 96,5 x 143,8 cm, Virginia Museum of Fine Arts, Richmond, USA.
VITA E FIANCHI: GEOMETRIA DELL'ATTRAZIONE FISICA
Preferenze e canoni dell'attrazione hanno carattere soggettivo e ognuno esprime a suo modo la propria sensualità. La scienza ha tuttavia indagato le variabili che rendono più attraente la fisicità di un individuo per il maggior numero di persone.
Tra le "formule" dell'attrazione è emersa l'importanza del rapporto tra le circonferenze della vita e quella dei fianchi. Nella donna l'effetto più seducente si rivela quando questo è intorno allo 0,67 ovvero quando la vita è circa due terzi dei fianchi. Nell'uomo invece quando vita e fianchi hanno più o meno la stessa circonferenza.
Questo parametro è risultato indipendente dalle influenze culturali. Mode e trend estetici hanno promosso alternativamente corpi più formosi o più magri ma il rapporto vita/fianchi è rimasto costante. Questo vale anche per le diverse culture del mondo. Gli antropologi ne hanno persino verificato la validità nelle ultime tribù isolate dell'Amazzonia.
La Psicologia Evoluzionista ipotizza che questa preferenza derivi da una radice istintiva. Per i nostri antenati le proporzioni di vita e fianchi sarebbero infatti state utili a identificare individui in età riproduttiva e in buono stato di salute.
L'arte antica come quella moderna hanno trovato nella sinuosità delle forme la più naturale espressione di sensualità. Temi ricorrenti come quello della figura distesa su un fianco o la posa a chiasmo enfatizzano in particolar modo la curva del bacino.
William Etty (1787-1849) "Diana vicino a una cascata".
EFFETTO ROMEO E GIULIETTA
Nell'immaginario comune l'amore vero, l'ideale romantico, richiama modelli drammaturgici e letterari come quelli di Romeo e Giulietta o Paolo e Francesca fino all'archetipo mitologico di Piramo e Tisbe.
Amori giovani e impossibili, passioni che sfidano veti sociali e familiari, immortali nel loro tragico epilogo.
L'intenso sentimento raccontato in queste storie non è in fondo il grande amore ma il sogno, lo slancio dell'innamoramento adolescenziale, quel fuoco destinato a bruciare in fretta ma ad ardere per sempre nell'ideale giovanile.
Il fascino dell'amore proibito viene ricondotto dalla Psicoanalisi al tema edipico, a quella componente di inaccessibilità che caratterizza l'antica erotizzazione infantile.
In Psicologia si parla di "Effetto Romeo e Giulietta" quando in una coppia l'intensità del legame è reattiva all'opposizione da parte delle famiglie di origine o altre avversità esterne. La relazione si fortifica proprio nel lottare insieme per amore. Nel caso di questo particolare fenomeno l'intensità della passione inizia però a decrescere nel momento in cui gli ostacoli vengono meno.
L'opera "Gli Amanti" di Giovanni Prini evoca la drammaticità di forze contrapposte nel distacco amoroso. La semplificazione formale e il linearismo riconducono all'impronta stilistica della Secessione europea. L'abbraccio degli amanti ha una continuità iconografica con la cultura decadentista in un filo conduttore che porta a “Il bacio” di Rodin (1899) e ancor più a quello di Klimt (1907)
Giovanni Prini (1909 - 1913) "Gli amanti" - dettaglio, marmo 180 cm, Galleria D'Arte Moderna, Roma.
LA LUNA
L'annuale moto di rivoluzione intorno al Sole, le mensili fasi lunari, la giornaliera rotazione terrestre. Nelle antiche civiltà la ritmicità della natura, l'alternanza delle stagioni, il susseguirsi del giorno e della notte erano affidati alle corrispondenti divinità.
La divinità solare e quella lunare erano quasi sempre di sesso opposto. Nelle diverse mitologie vengono ricondotte al rapporto tra genitore e figlio (Nanna e Šamaš nella mitologia babilonese), tra fratello e sorella (Elio e Selene, Apollo e Artemide per i greci) o ad uno sposalizio celeste (ierogamia). Più raramente un'unica divinità personificava entrambi.
Soprattutto in tempi più remoti la Luna è stata associata a divinità maschili e chiamata al maschile (Sin o Nanna in Mesopotamia, Tsukuyomi nell'antico Giappone).
Nella mitologia greca e latina si è affermata la figura di Selene, la dea-luna. Per sincretismo è stata in seguito attribuita una connotazione lunare anche ad Artemide ed Ecate. Selene era associata alla Luna piena, Artemide alla Luna crescente, Ecate alla Luna calante e Perseide alla Luna nuova.
Il ciclo lunare ha una durata di circa 29 giorni ed è stato tradizionalmente associato a quello mestruale con i suoi 28 giorni. Anche se scientificamente non è risultata un'effettiva influenza della Luna sul ciclo mestruale e sulla fertilità femminile ancora oggi si tratta di una convinzione diffusa. Ciò contribuisce al forte legame simbolico tra la Luna e il femminile.
Il termine luna viene anche utilizzato con riferimento temporale per indicare l'arco di un mese. La "Luna di miele" indicava il primo mese del matrimonio, oggi più genericamente il primo periodo di vita matrimoniale o il viaggio di nozze.
Karl Schweninger "Luna" (1903), Olio su tela 85 x 51 cm.
SOLSTIZIO D'ESTATE
Il solstizio d'estate rappresenta l'inizio dell'estate astronomica nell'emisfero boreale. Il Sole raggiunge la sua massima altezza, il giorno ha la sua massima durata e luminosità.
Nel 2024 il fenomeno si verifica il 20 giugno, ad un orario antecedente rispetto ai decenni passati. Non accadeva dal 1796.
Per il nostro organismo la maggiore esposizione alla luce solare stimola una maggiore produzione di ormoni sessuali. A dire il vero un fenomeno quantitativamente non sufficiente ad influenzare in modo diretto il desiderio ma in affinità con la predisposizione sensuale che emozionalmente accompagna il periodo estivo.
In molte culture il solstizio d'estate viene celebrato con falò e danze come tradizionale auspicio della fertilità e dell'abbondanza della stagione.
Nell'Antica Grecia i due solstizi erano chiamati “porte”. Il solstizio del'estate era la “porta degli umani", quello invernale la "porta degli dei".
In questo periodo dell'anno i Romani festeggiavano Cardea, dea della salute, delle soglie e dei cardini della porta. Era considerata protettrice dei bambini. Maschere, palline e figurine erano appese agli usci o agli alberi, per favorire la crescita del grano con la sua benevolenza. Per la sessualità era considerato un periodo fecondo e generativo.
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Franz Bohumil Doubek "Allegoria dell'Estate" (1905), Olio su tela 121 x 70.5 cm.
PAOLO E FRANCESCA
Francesca da Polenta e Paolo Malatesta sono due amanti entrati nell'immaginario comune come simbolo della passione romantica e dell'amore proibito.
I due personaggi sono realmente esistiti nel 1200 ma le fonti storiche su di loro sono molto lacunose. La loro vicenda prende forma nella rappresentazione letteraria, prima fra tutte quella di Dante Alighieri nella Divina Commedia. Il tema è ripreso anche dalle tragedie di Pellico e di D'Annunzio e nell’opera lirica da Gounod, Thomas, Rachmaninov e Prokofiev.
È Boccaccio a narrarne l'antefatto. Il padre combinò il matrimonio di Francesca con Giovanni Malatesta, detto Gianciotto, il fratello di Paolo. Trattandosi di un uomo dall'aspetto poco gradevole le famiglie ordirono un inganno presentando il bel Paolo a Francesca in modo che credesse di sposare lui.
Gianciotto si dimostrò poi anche un marito assente, troppo impegnato ad esercitare il suo ruolo di Podestà di Pesaro.
Nelle sue giornate di sposa infelice Francesca veniva a volte allietata proprio dalla compagnia di Paolo con il quale condivideva letture e scambi intellettuali.
Un giorno proprio nella lettura della storia di amor cortese tra Ginevra e Lancillotto i due furono presi dalla passione.
Scoperti da Gianciotto entrambi furono da lui uccisi violentemente.
Nella Divina Commedia. I due amanti si trovano nel secondo cerchio dell'inferno, quello dei Lussuriosi. Come pena eterna le anime volano in balia della bufera, a rappresentare la passione alla quale in vita non seppero resistere. Insieme a loro Dante riconosce anche Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena, Paride, Achille e Tristano.
Josef Thorak "Paolo e Francesca" (1943)
NATURA, ECOLOGIA E FEMMINILE SACRO
Nel descrivere le condizioni ambientali dell’antica Atene, Platone evidenziava le profonde modifiche intervenute col tempo sul paesaggio attico: il territorio, un tempo ricco di fertili pianure e di imponenti montagne coperte di foreste, di acque e di pascoli abbondanti, è ora divenuto per lo più brullo e arido, quasi del tutto privo di alberi d’alto fusto.
Considerava come principale causa il dilavamento del terreno che associava alle piogge intense e prolungate. Platone non era infatti a conoscenza del fatto che la deforestazione potesse creare i presupposti per il dislavamento del terreno.e i fenomeni alluvionali. L'intensa deforestazione era probabilmente la maggiore criticità ecologica dell'epoca derivando non solo dall'agricoltura e alla pastorizia ma anche all'approvvigionamento di legname per l'edilizia navale.
Prevaleva una concezione antropocentrica che ci è invero fin troppo familiare. Aristotele affermava che "le piante esistono in vista degli animali e gli altri animali in vista dell’uomo".
Teofrasto, cntrapponendosi a questa visione, ha precorso il pensiero ecologista. Riteneva infatti che il fine dei fenomeni naturali non fosse facilmente identificabile e che non andasse ricercato nel loro esistere “in vista di qualcosa”, o nell’impulso verso il bene, ma nella loro realtà intrinseca e nelle loro relazioni reciproche. Come organismo vivente l'essere umano avrebbe quindi partecipato a tale realtà ma senza esserne il centro.
In una sua analisi del mondo vegetale Teofrasto ha inoltre posto l'attenzione sui cambiamenti indotti nelle piante e nel clima dalla coltivazione. È arrivato personi ad ipotizzare che i cambiamenti climatici potessere essere influenzati dalla deforestazione, dal risanamento di terreni e dalla deviazione del corso di fiumi.
Ancor più di quella greca la cultura romana ha continuato a celebrare la capacità umana di modificare l'ambiente naturale.
Una logica differente riguardava i boschi sacri e altre aree associate al rispetto delle divinità.
L'elemento vitale e selvatico della natura veniva spesso ricondotto a divinità femminili. Pensiamo all'antica dea madre, a madrea natura, ad Artemide o Diana, fino alle giovani ninfe che abitavano i luoghi naturali.
Le Amadriadi (háma, insieme - drys, albero) erano ninfe dei boschi che vivevano all'interno degli alberi in completa simbiosi con essi. L'amadriade nasceva e moriva con l'albero che le era consacrato, proteggendolo per tutta la sua vita. Poteva essere molto vendicativa verso chi danneggiava o tagliava l'albero senza permesso.
Il dipinto del pittore francese Émile Bin del 1870 propone il tema mitologico dell'Amadriade e potrebbe valere come monito ecologista che ci arriva dall'antichità attraverso l'arte ottocentesca.
Émile Bin, "Amadriade" (1870), Olio su tela.
ANNIE SWYNNERTON - IL CORAGGIO DEL FEMMINILE
Annie Louisa Robinson Swynnerton è una pittrice inglese nata a Hulme nel 1844. Ha frequentato la Manchester School of Art insieme alle sorelle.
Insieme alla pittrice Susan di è recata a Roma insieme alla pittrice Isabel Dacre alla ricerca di un’educazione artistica più liberale. Successivamente le due donne hanno frequentato l'Accadémie Julian di Parigi e nel 1879 hanno fondato la "Manchester Society of Women Painters", dedicata alla formazione artistica femminile.
Nel 1883 ha sposato lo scultore monumentale Joseph William Swynnerton con il quale è tornata ad unirsi alla comunità artistica di Roma.
Nel 1922 è stata la prima donna eletta come membro della Royal Academy of Arts.
È stata apprezzata per i suoi ritratti tra cui quello di Henry James (1922). La sua tecnica incorpora elementi del simbolismo dell'impressionismo e del preraffaellismo.
Dipinse figure femminili forti e decise, non conformi alle rappresentazioni dell'epoca di donne dalla bellezza idealizzata in atteggiamenti delicati e passivi. Nella sua scelta dei soggetti ci sono figure come Giovanna D'Arco e Florence Nightingale, modelli femminili di determinazione e coraggio.
È stata un'attiva sostenitrice del diritto al voto per le donne, firmataria della dichiarazione dell’Unione nazionale per il suffragio femminile del 1889.
Annie Louisa Robinson Swynnerton "Amore e Psiche" (1890), olio su tela 91x147cm, Gallery Oldham, Manchester, UK.
IL RAPIMENTO EROTICO
Nella narrazione mitologica il rapimento a scopo sessuale è un tema ricorrente.
Lo stesso mito di fondazione dell'Impero Romano si sviluppa in un rapimento, il ratto delle sabine.
Nella tradizione Romolo cerca alleanze con lo popolazioni vicine avendo necessità di donne con cui procreare e popolare la nuova città. Di fronte al rifiuto organizza un grande spettacolo equestre per attirare gli abitanti della regione e rapirne le giovani donne.
La vicenda non viene descritta come mero atto di forza ma motivato dalla necessità perchè potesse garantire un futuro alla stirpe romana. Secondo Tito Livio non fu rapita alcuna donna maritata e non avvenne violenza sessuale. Alle Sabine fu concessa la libera scelta di potersi unire ai romani. Lo stesso Romolo prese in sposa una donna sabina di nome Ersinia che fu successivamente protagonista della pacificazione e unione tra i due popoli.
Sarebbe fuorviante assimilare alla realtà il contenuto mitologico. Nel mito le logiche simboliche e antropologiche possono essere molto diverse da quella che sarebbe la nostra interpretazione dei fatti reali.
Nel comune linguaggio metaforico possiamo dirci "rapiti" da un'esperienza, da una passione, da un ideale.
Nel ratto delle sabine riconosciamo una continuità con quegli episodi della Mitologia Greca in cui il risultato del rapimento sessuale non è la distruttività ma la rinascita, la passione, il matrimonio, la generatività. Ne sono un esempio Anfitrite rapita da Poseidone, Arianna da Dionisio, Cirene rapita Apollo, le Leucippidi dai Dioscuri, Flora da Zefiro, Titono da Eos e Ganimede da Zeus.
Eroi e intere stirpi sono generati da questo tipo di unione. Gli individui mortali (o ninfe), sottratti a forza dalla loro quotidianità vengono consegnati ad un destino più elevato.
In psicologia il fenomeno del'innamoramento verso il proprio rapitore è noto come "Sindrome di Stoccolma", ma certamente non è questo il caso.
Il rapimento erotico è il perturbante che sovverte e trasforma il precedente equilibrio. Non è raro che la trama si evolva nella metamorfosi. Lo stesso alternarsi delle stagioni ha origine dal rapimento di Persefone da parte di Ade.
Ad essere rapita è quasi sempre un'adolescente, nella sua straordinaria bellezza giovanile, sorpresa nell'atto di danzare oppure mentre raccoglie dei fiori.
Le fanciulle sono in genere vergini e fuggono inizialmente dalla brama della divinità per preservare la loro condizione.
Vi si potrebbe associare il tumulto nel passaggio all'età adulta che sottraendoci alla fanciullezza ci ricolloca nella nostra esistenza. Per le giovani greche era una transizione in gran parte sovrapponibile al matrimonio e all'iniziazione sessuale.
Come nel ratto delle Sabine anche altri rapimenti mitologici hanno lo funzione di rappresentare processi di conquista e colonizzazione così come la fondazione di importanti città. Ne sono un esempio le figlie del dio fiume Asopo. Tebe, Sinope ed Egina, rapite da Zeus, diventano eroine eponime della città di Tebe, di Sinope e dell’isola di Egina.
Se nel caso delle sabine i rapitori sono esseri umani possiamo osservare che Romolo ed Ersilia sono destinati all'apoteosi e alla divinizzazione venendo assunti in cielo con i nomi di Quirino e Hora.
La scultura del Giambologna rappresenta con grande emozionalità il ratto delle sabine ma è anche associata al tema delle "tre età" che come abbiamo visto può ben compenetrare i significati profondi del rapimento erotico.
Giambologna, Ratto delle Sabine (1575 - 1580), dettaglio, marmo, 410 cm, Loggia dei Lanzi, Piazza della Signoria, Firenze.
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