Dott. Paolo Rocco Cipriano - Psicologo Clinico
Psicologo Clinico iscritto alla sezione A dell'Albo degli Psicologi della Regione Campania. Ricevo presso:
📍 Gesualdo (AV)
📍 Ar**no Irpino (AV)
Mi occupo di attività di consulenza e sostegno psicologico rivolte a bambini, adolescenti e adulti.
“Lo scopo del desiderio è sempre un falso scopo, un equivoco sull’oggetto che conta. Il desiderio è un equivoco”.
📚 J.-A. Miller (2004), Angoscia. Introduzione al Seminario X di Jacques Lacan, p. 74
“È una presupposizione estremamente diffusa, secondo la quale la è fatta per comunicare. Non è vero. […] L’essenziale dell’errore consiste nel credere che la parola abbia essenzialmente come effetto quello di comunicare, mentre l’effetto del significante è di far sorgere nel soggetto la dimensione del significato”.
📚 J. , “Il Seminario. Libro X. L’angoscia (1962-1963)”, Einaudi, Torino, p. 311
[…] dal pericolo esterno ci si può proteggere mediante la fuga, ed evitando la percezione, mentre non c'è fuga che serva contro il pericolo che sorge dall'interno.
S. Freud, Inibizione, sintomo e angoscia, In: Opere vol. 10, p 275
Qual è, per l’uomo, il valore della parola, del linguaggio? Si tratta di un quesito complesso, la cui specificità risiede in un punto preciso: l’essere umano è anticipato dal linguaggio. Cosa vuol dire questo? Quali conseguenze comporta? Evidentemente, noi nasciamo in un modo linguistico, la parola è ciò che ci qualifica. Pensiamo al nome proprio: non siamo stati noi a sceglierlo. Più che parlare, l’uomo è parlato, parlato dall’altro, in primo luogo dalla madre e dal padre. Ma, alla fine, cos’è la parola? I linguisti direbbero che si tratta di un’immagine acustica, di un suono, a cui noi diamo un significato. Questo significato, però, è sempre univoco? Anche il significato è fatto da parole, significanti che a loro volta rimandano ad altre parole, altri significanti. Ci sono, poi, delle parole che per noi hanno un valore particolare, che ci marchiano, che accompagnano la nostra storia nella formula del “Io sono…” oppure del “Sono sempre stato…”. A queste parole Lacan dava il nome di significanti “proiettili”. È a partire da esse, da un “esame balistico”, che lo psicologo o l’analista lavora, mediante un “Che vuol dire?” volto a trasformare la filastrocca in storia, la tragedia in commedia.
📚 Riferimenti:
J. Lacan (1957-58), Il seminario. Libro V. Le formazioni dell’inconscio
J. Lacan (1975), Il sintomo, in La Psicoanalisi n. 2
“[…] se un uomo che si crede un re è pazzo, un re che si crede un re non lo è da meno. […] Non mi si dica che faccio dello spirito, e della qualità che si mostra nel detto per cui Napoleone era un tale che si credeva Napoleone. Napoleone infatti non si credeva affatto Napoleone […]. Questo misconoscimento si rivela nella rivolta per cui il f***e vuole imporre la legge del suo cuore a ciò che gli appare come il disordine del mondo, impresa «insensata» […] per il fatto che il soggetto non riconosce in questo disordine del mondo la manifestazione stessa del proprio essere attuale, e che ciò che sente come legge del suo cuore non è che l’immagine rovesciata, e virtuale, di questo stesso essere. Essere che misconosce dunque doppiamente, e precisamente perché ne sdoppia l’attualità e la virtualità. Ora, egli può sfuggire a questa attualità solo grazie a questa virtualità. Il suo essere è dunque rinchiuso in un cerchio, salvo che lo rompa con una violenza in cui, inferendo il suo colpo contro ciò che gli appare come disordine, colpisce sé stesso per via di contraccolpo sociale”.
J. Lacan (1946), Discorso sulla causalità psichica, in Scritti, p. 164-166
Si tratta, in primo luogo, di rendere il soggetto sensibile al fatto che è responsabile degli effetti prodotti dalla sua parola. Parlare ha delle conseguenze.
P. Melengreau, La logica della seduta lacaniana, in: La Psicoanalisi n 37, p 159, Astrolabio
P. Melengreau, La logica della seduta lacaniana, in: La Psicoanalisi n 37, p 159, Astrolabio
Giuseppe : "Senta, ogni uomo è fatto in un modo diverso. Dico, nella sua struttura fisica è fatto in un modo diverso. È fatto anche in un modo diverso nella sua combinazione spirituale, no? Quindi, tutti gli uomini sono a loro modo anormali, tutti gli uomini sono in un certo senso in contrasto con la natura. E questo sino dal primo momento: l'atto di civiltà, che è un atto di prepotenza umana sulla natura, è un atto contro natura".
Tratto da "Comizi d' " di Pier Paolo
(1965)
J.-A.Miller, Logiche della vita amorosa, Astrolabio, quarta di copertina
J.-A.Miller, Logiche della vita amorosa, Astrolabio, quarta di copertina
“La guarigione, quel che si chiama così, consiste nel continuare a dormire, nel recuperare il sogno comune”
J.-A. Miller, Effetti terapeutici rapidi in psicoanalisi, p. 31, Borla
J.-A. Miller, Effetti terapeutici rapidi in psicoanalisi, p. 31, Borla
“Che cos’è questa storia di sogni se non che si tratta di sogni raccontati? È nel processo del loro racconto che si legge quello che Freud chiama il loro senso”.
Lacan J. (1975), “Il sintomo”, La Psicoanalisi, n. 2, Roma, Astrolabio
“L'analista non dice al paziente che cosa è bene o male per lui; al contrario, la sua etica consiste nel permettere al soggetto di chiarire la propria passione”.
J.-A. Miller, Introduzione alla clinica lacaniana, p 46, Astrolabio
J.-A. Miller, Introduzione alla clinica lacaniana, p 46, Astrolabio
📰 Ecco Rete Lacan n. 67: “Le uscite dall’analisi”
Rete Lacan n°67 - 13 giugno 2024 - Scuola Lacaniana di Psicoanalisi del Campo Freudiano Responsabile: Adele Succetti – [email protected] Redazione: Omar Battisti, Sara Bordò, Rachele Giuntoli, Pasquale Mormile Grafica a cura di: Matteo De Lorenzo Per il sito: Valentina Lucia La Rosa
[…] L’ non fa domande e non ha idee. Dà solo le risposte che ha voglia di dare, alle domande che suscitano questa voglia. Ma alla fine l’analizzante va sempre dove l’analista lo porta.
J. , La n. 41, p 17, Astrolabio
“Lungi dal potersi ridurre a un protocollo tecnico, l’esperienza della psicoanalisi ha una sola regolarità: quella dell’originalità dello scenario tramite il quale si manifesta la singolarità soggettiva. La psicoanalisi non è quindi una tecnica ma un discorso che incoraggia ciascuno a produrre la propria singolarità, la propria eccezione”.
E. Laurent, “Principi direttivi dell’atto psicoanalitico”, disponibile qui: https://www.slp-cf.it/orientamento-lacaniano/testi-fondamentali/principi-direttivi-dellatto-psicoanalitico/
Il appare per quello che è: una parola inconscia proveniente da un ordine che funziona al di là dell’individuo e che si depone al cuore di ciascuno sotto la forma di una scrittura di cui non si conosce il significato.
C. Leguil, Sartre con Lacan, p. 145, Quodlibet
“Il problema dell’uscita dall’analisi è il problema dell’uscita dalla nevrosi. Uscire dalla nevrosi è, in realtà, rinunciarvi. […] È un legame con l’Altro, ma in realtà, è un Altro che il nevrotico inventa su misura. Per quanto si lamenta delle sofferenze che egli l’infligge, ha il vantaggio incommensurabile di verificare le leggi di ferro del suo fantasma”.
Intervento di Enric Berenguer in occasione del XXI convegno nazionale della Scuola Lacaniana di del campo freudiano (SLPcf)
Enric Berenguer: “ il problema dell’uscita dall’analisi è il problema dell’uscita dalla nevrosi. Uscire dalla nevrosi è, in realtà, rinunciarvi. Freud dice che il trattamento psicoanalitico comincia sostituendo la nevrosi iniziale con la nevrosi di transfert. Da quel momento, è quest’ultima ciò che si cerca di curare. La nevrosi di transfert rivela qualcosa della natura della nevrosi che resta nascosto nella sua forma comune. E’ un legame con l’Altro, ma in realtà, è un Altro che il nevrotico inventa su misura. Per quanto si lamenti delle sofferenze che egli l’ infligge, ha il vantaggio incommensurabile di verificare le leggi di ferro del suo fantasma”.
Se qualcuno chiede un' è perchè sa che, in quel luogo, succederà qualcosa. Ed è questo ciò che determina la posizione salda nella quale è ancorato lo . Se la gente sa che succederà qualcosa che possiamo qualificare di miracoloso è perché l'esperienza analitica è sempre aperta a ciò che, in fin dei conti, vuol dire: stupirsi.
La Psicoanalisi n. 35, Astrolabio, p 139
🗞️ su Rete Lacan n. 66 del 16 maggio 2024, il mio articolo: “In casa come in gabbia: il ritmo entrata-uscita nei progetti d’accoglienza”
“[…] affinché per il soggetto possa ricavarsi un posto che sostenga il suo desiderio, l’unica pensabile posizione per l’equipe è quella di Ⱥ, di una mancanza e al contempo di una scommessa. Nella riffa dell’immigrazione, il premio della puntata sarà l’articolazione possibile di un desiderio, al di là di ciò che l’Altro comanda. L’uscita è, allora, un’uscita dall’alienazione, così che – in primis – nel luogo dell’Altro ci sia una s-barra”
🗞️ su Rete Lacan n. 66 del 16 maggio 2024, il mio articolo: “In casa come in gabbia: il ritmo entrata-uscita nei progetti d’accoglienza”
“[…] affinché per il soggetto possa ricavarsi un posto che sostenga il suo desiderio, l’unica pensabile posizione per l’equipe è quella di Ⱥ, di una mancanza e al contempo di una scommessa. Nella riffa dell’immigrazione, il premio della puntata sarà l’articolazione possibile di un desiderio, al di là di ciò che l’Altro comanda. L’uscita è, allora, un’uscita dall’alienazione, così che – in primis – nel luogo dell’Altro ci sia una s-barra”
In casa come in gabbia: il ritmo entrata-uscita nei progetti d’accoglienza - Scuola Lacaniana di Psicoanalisi del Campo Freudiano Paolo Rocco Cipriano
Un’analisi non è solo rimemorazione, anamnesi, presa di coscienza, ma si definisce attraverso un lavoro: il lavoro sulle resistenze.
J. De Munk, La Psicoanalisi n. 3, p 167, Astrolabio
[...] senza domanda la porta dell'analisi non si apre. La , in quanto esperienza è una porta che ha una maniglia che si trova solo dal lato di colui che domanda.
A. Di Ciaccia, La pratique à plusieurs, in La Cause freudienne, n. 61
Un’ che comincia è piena di eventi. E’ un trasloco. E’ ciò che chiamiamo transfert: una parola gloriosa per qualificare questo trasloco. Si trasporta a un altro quel che sia ha nella testa, quel che si diceva a se stessi. E’ un fatto di trasmissione, di comunicazione. Ovviamente alcune cose le avevamo già dette a tizio e caio, ma di regola c’è quello che non avevamo mai detto a nessuno. E’ un superamento.
J.-A. Miller, La Psicoanalisi n. 59, p 180, Astrolabio
Psicologo Clinico iscritto alla sezione A dell’Albo degli Psicologi della Regione Campania.
Ricevo presso:
📍 Studio di Psicologia Clinica - Via Roma 83040 Gesualdo (AV)
📍 Studio Medico 33 - Via Viggiano, 33 83031 Ar**no Irpino (AV)
Mi occupo prevalentemente di attività di consulenza e supporto psicologico rivolte a bambini, adolescenti e adulti.
La mia pratica clinica è orientata all’uno per uno e la tipologia dell’intervento è stabilita in funzione alla specificità di ogni singola situazione e focalizzata nell’intercettare ed interrogare le causa da cui origina la sofferenza.
Principali aree di intervento:
- Incontri di sostegno e consulenza psicologica
- Problematiche inerenti la sfera familiare e di coppia
- Ansia e attacchi di panico
- Ossessioni, dipendenze, disturbi fobici e psicosomatici
- Disturbi del comportamento alimentare
- Depressione e disturbi dell’umore
- Disturbi evolutivi dell’adolescenza
- Disturbi psicotici
Contatti:
📞 Telefono: 333 302 8564
💬 Whatsapp: 333 302 8564
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🗞️ Su Rete Lacan n. 65 del 21 aprile 2024, il mio articolo “Il santo, l’artista, lo psicoanalista”!
[…] Cos’è un artista? Non un autore, si tratterebbe invece – riprendendo l’appellativo dato allo stesso Manzoni – di un “caccautore”. Manzoni coglie che l’oggetto–gadget è divenuto il carburante del discorso sociale – capitalista – che elicita la mancanza senza puntare a saturarla, affinché la domanda scivoli costantemente verso l’insaziabilità. […] D’altra parte, l’operazione analitica si propone non di saturare effimeramente la mancanza del soggetto, quanto di metterla al lavoro, di mettere al lavoro il soggetto e il suo l’Altro.
Il santo, l’artista, lo psicoanalista - Scuola Lacaniana di Psicoanalisi del Campo Freudiano Paolo Rocco Cipriano
“Dico sempre la verità: non tutta, perché dirla tutta non ci si riesce”.
Jacques Lacan, “Televisione”, in Altri Scritti, Einaudi, Torino
IL 1901 NASCE A PARIGI 𝐉𝐀𝐂𝐐𝐔𝐄𝐒 𝐋𝐀𝐂𝐀𝐍
IL 1901 NASCE A PARIGI 𝐉𝐀𝐂𝐐𝐔𝐄𝐒 𝐋𝐀𝐂𝐀𝐍
"𝑂𝑔𝑛𝑖 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑠𝑖 𝑟𝑖𝑝𝑒𝑡𝑒𝑣𝑎 𝑙𝑎 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑎: 𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑎 𝑓𝑎𝑐𝑒𝑣𝑎 𝑐𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜. 𝑠𝑎𝑝𝑒𝑣𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑎 𝑟𝑎𝑔𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑚𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑣𝑜 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́".
A. Di Ciaccia, L'uomo che voleva essere Papa, in: Chi sono i vostri psicoanalisti?, p 51
L'analista nel suo atto non insegna. Al massimo, permette di imparare.
J.A. Miller, I paradigmi del godimento, Astrolabio, p. 79
Il compito dell'analista è favorire l'incontro del soggetto con quanto di traumatico e di enigmatico v'è nella sua parola, perchè possa riuscire a dirne qualcosa che gli permetta col tempo di circoscriverlo attraverso il lavoro dell'elaborazione simbolica, e di convivervi senza soffrirne.
D. Cosenza, Jacques Lacan e il problema della tecnica in psicoanalisi, p. 34
Diciamo che in una ci si allegerisce nella misura in cui si impara a leggere l'evento di corpo, ma è realista riconoscere che si inciampa sempre sull'illeggibile. [...] In un'analisi tutto quello che si legge converge sull'illeggibile che delimitiamo, stringiamo, isoliamo. Per ottenerlo bisogna lavorarci s**o, bisogna aver spinto la lettura fino alle sue ultime sillabe. E allora si arriva allo stato Joyce sul sintomo, stato in cui sul sintomo in atto non c'è più niente da fare.
J.-A. Miller, Pezzi staccati, Astrolabio, p. 40/41
È online il nuovo numero di Rete Lacan n°64!
Al suo interno è presente un mio testo dal titolo: Dire di no! Sulla giornata clinica ‘Ciò che il bambino dice’
📖“Qual è, allora, la sfida o obiettivo della psicoanalisi orientata dall’insegnamento di Lacan e che la rende inassimilabile alle altre riletture del testo di Freud? Sappiamo che dal significante obiettivo deriva anche oggetto e che dell’oggetto – dell’oggetto a – Jacques Lacan ne ha fatto la causa del desiderio. Ma ciò significa che esso è “dietro”, è causa. Obiettivo è, d’altra parte, ciò che è posto davanti e la politica della psicoanalisi ci invita a cedere il passo al soggetto e, dunque, al dire come voce dell’inconscio. La clinica lacaniana è – in opposizione alla clinica del bisogno – una clinica del desiderio, in quanto interroga il dire del bambino, ovvero l’incognita che accompagna il sintomo che è indice del ruolo del bambino nella costellazione del desiderio genitoriale”.
Rete Lacan 64 è disponibile online...
Buona lettura!
"Nella costruzione di Lacan, l’enigma e la citazione si collocano nello scarto che separa l’enunciato dall’enunciazione – è già essere lacaniano parlare qui di scarto."
Jacques-Alain Miller, Doppio Io
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Psicoterapia cognitivo-comportamentale Valutazione e riabilitazione cognitiva Esperta in Criminologia Clinica e delle Investigazioni