Dott.ssa Alessandra Di Caccamo - Psicologa
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Psicologa clinica, Dottore di Ricerca, Specializzanda in psicoterapia sistemico-relazionale
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Un incontro con un grande maestro
"Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo"
Italo Calvino
"Tu sarai amato, il giorno in cui potrai mostrare la tua debolezza, senza che l'altro se ne serva per affermare la sua forza."
Cesare Pavese
"La parola è per metà di colui che parla, per metà di colui che l'ascolta."
Michel de Montaigne
"Il mare insegna ai marinai dei sogni che i porti assassinano"
Bernard Giraudeau
"Nascere non basta.
È per rinascere che siamo nati.
Ogni giorno."
Pablo Neruda
"Il dolore coperto è come un forno chiuso: brucia e riduce in cenere il cuore che imprigiona"
William Shakespeare
Tito Andronico (Atto II, scena IV)
"Quando ti fiderai di te stesso, saprai come vivere."
Johann Wolfgang Goethe
La gente tratta le famiglie con estrema cautela, per non alterarne l'equilibrio. Esistono situazioni tali da disturbare automaticamente le famiglie, proprio come una tempesta sconvolge la superficie di un lago, ma se si cerca di proposito di increspare la superficie del lago ci si accorge di quanto questo sia difficile.
Murray Bowen
Dalla famiglia all'individuo
La differenziazione del sé nel sistema familiare
Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare.
(Paulo Coelho)
Il clamore giustamente cresciuto intorno alla morte assurda di Giulia ha dato luogo a molte discussioni e proposte. Il rischio che corriamo però è quello di commuoverci e di esaltarci inutilmente se non prendiamo finalmente sul serio, accanto ai fattori di ordine culturale, la psicopatologia all’origine di queste violenze.
Possiamo concretamente affermare, infatti, come psichiatri e come psicoterapeuti che nei casi in cui si arriva o si può arrivare a gesti estremi come il femminicidio, la violenza di genere è borderline quando è impulsiva, non premeditata e seguita da pentimento, narcisista-antisociale quando è decisa lucidamente e lucidamente organizzata e più raramente paranoidea quando si iscrive all’interno di un vero e proprio delirio di gelosia. Quello che l’esperienza ci insegna quotidianamente, però, è che al gesto estremo queste persone arrivano al termine di una sequenza importante di gesti meno gravi che dovrebbero essere letti come segnali importanti di pericolo da parte di chi li subisce. Denunciare, il più presto possibile, è sicuramente fondamentale, dunque, ma quali sono poi in realtà gli effetti della denuncia ?
Nessun dubbio, ovviamente, sul fatto, mille volte verificato, che il tentativo di interrompere definitivamente la relazione e/o la denuncia abbiano effetti non gravi nelle situazioni in cui colui che viene lasciato o denunciato ha un equilibrio sufficiente per valutare le conseguenze di quello che sta facendo. Lasciar perdere accettando il lutto della separazione è sicuramente possibile per molti anche se molti sono quelli che insistono, per un certo tempo, o rendono difficile la separazione, soprattutto se ci sono dei figli : contrattaccando e lanciando altre accuse mentre si difendono da quelle che ricevono di fronte al Giudice, all’interno di vicende giudiziarie collegate alla separazione o al divorzio.
E che cosa accade, tuttavia, nei casi in cui ad essere denunciato è una persona che sta male o molto male ? Letta come prova ulteriore di un rifiuto inaccettabile dal paziente più borderline, come una sfida carica di disprezzo dal paziente più narcisista-antisociale o come una prova ulteriore del complotto da cui si sente perseguitato dal paranoideo, la denuncia e/o il tentativo di interrompere definitivamente il rapporto possono innescare reazioni folli di cui il femminicidio, la strage famigliare o l’omicidio-suicidio sono il tragico epilogo.
Se tutto questo è vero, però, qual è il modo in cui questo tipo di situazioni estreme può essere prevenuto?
Due sono le cose, secondo me, che si potrebbero o dovrebbero fare.
Di fronte ad una denuncia di maltrattamento o di stalkeraggio, prima di tutto, la convocazione separata delle parti da parte della polizia dovrebbe essere immediata e l’incontro dovrebbe essere svolto, come accade oggi già per i minori vittime di violenza, da personale esperto. Quella che dovrebbe essere proposto in quella sede, da subito, è la possibilità di un sostegno psicoterapeutico e rieducativo per il coniuge violento del tipo di quello portato avanti in Belgio, a Bruxelles, Liegi e Lovanio, con finanziamenti dello Stato, dal Collectif contre les violences familiales: con la possibilità, prevista dalla legge belga, per chi lo accetta e lo segue con successo di aprire una mediazione e di ottenere la revoca della denuncia. Quella che dovrebbe essere disposta, in caso di mancata risposta alla convocazione o di evidente difficoltà della persona, d’altra parte, è una valutazione specialistica della pericolosità. Con l’adozione delle misure di sicurezza più opportune e con l’avvio alle cure di cui chi sta male fino al punto di essere pericoloso per se e per gli altri ha bisogno e diritto.
Quello che sto proponendo è evidentemente un modo nuovo e diverso di confrontarsi col problema della violenza di genere e del femminicidio ed io ho ben chiaro che proporre in modo sistematico interventi di questo tipo chiede una riorganizzazione profonda (ma necessaria) degli interventi di Pubblica Sicurezza e del funzionamento dei Centri di Salute Mentale. Difficile non vedere però che interventi di questo tipo darebbero un contributo molto più significativo di tanti altri alla prevenzione di questi crimini che sono sì assurdi ma che sono anche prevedibili ed evitabili. Braccialetti, divieti di avvicinamento e codice rosso servono purtroppo assai poco se usati da soli, nell’attesa di un processo che ha inevitabilmente tempi sempre assai lunghi, nei confronti di persone che stanno davvero male.
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Autore: Università di Pavia
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“Ma il guaio è che voi, caro mio, non saprete mai come si traduca in me quello che voi mi dite. Non avete parlato turco, no. Abbiamo usato, io e voi, la stessa lingua, le stesse parole. Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io, nell'accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d'intenderci; non ci siamo intesi affatto.”
Luigi Pirandello
Uno, nessuno e centomila
Lasciate tranquilli quelli che nascono
lasciate spazio perché possano vivere
non preparate già tutto pensato
non leggete a tutti gli stessi libri
lasciate che siano loro a scoprire l'alba
e dare un nome ai loro baci.
Pablo Neruda
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