Psicologa Savona Psicoterapeuta Dott.ssa RobertaNegri

Psicologa clinica, Psicoterapeuta sistemica relazionale, stimolazione cognitiva, Training Autogeno

20/12/2022
25/11/2022

Nella giornata del contrasto alla violenza sulle donne l' Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della Liguria e il CPO al suo interno ribadiscono la propria vicinanza e il proprio sostegno a tutte le bambine, le ragazze e le donne che in questo momento sono vittima di discriminazione soprusi e violenze, nella consapevolezza che la resilienza non sia una condizione ma un processo che si costruisce lottando.

20/11/2022

Il 20 novembre 1989 è stata firmata la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che ha sancito il passaggio epocale di considerare i minori quali soggetti di diritti fondamentali.

L’Ordine Nazionale degli Psicologi sta lavorando per un approccio ispirato alla prevenzione e all’educazione alla salute, con la presenza nelle scuole dello psicologo scolastico come importante presidio per intercettare con rapidità il malessere tra le ragazze e i ragazzi.

Tra i temi anche l’impatto che la rete ha nella vita dei giovani e la dipendenza da essa, che si manifesta in comportamenti di ritiro sociale sempre più numerosi e preoccupanti.

18/10/2022

Lorenzo Musetti, durante il torneo di tennis di Firenze, ha dato a tutti una grande lezione. Il giovane atleta, infatti, ha affermato di soffrire di attacchi di panico e di essere ricorso all’aiuto dello psicologo.
Sono sempre di più i campioni dello sport che rompono questo tabù e che parlano apertamente delle proprie fragilità psicologiche. Prima di lui ricordiamo tanti campioni e campionesse dello sport. Alcuni di loro, anche grazie all’aiuto psicologico per superare il disagio e i problemi ma anche per migliorare la performance sportiva, hanno conseguito importanti risultati olimpici.
Ancora una volta si sottolinea il messaggio che il disagio psicologico può far parte della vita e non va confuso con una debolezza strutturale soggettiva.

Demenza, l’85% rischia di non ricevere le cure adeguate post diagnosi 12/10/2022

Demenza, l’85% rischia di non ricevere le cure adeguate post diagnosi Il nuovo Rapporto mondiale dell'Alzheimer’s Disease International - Adi diffuso nel nostro Paese dalla Federazione Alzheimer Italia. «La vita di una persona con demenza non finisce con la diagnosi, anzi, è da quel momento che va avviato un fondamentale percorso di cura e inclusione», ricorda la...

10/10/2022

"Esistono per fortuna cure che non sono mediche. Sono le cure del cuore, dell’ascolto, dell’affetto o della semplice misura della cortesia personale. Quello che a noi appare normale, persino noioso nella sua ripetitività – una parola, una carezza, una mano sfiorata –, per un malato, a maggior ragione se inguaribile in fase terminale, è un dono inestimabile. Significa che quel secondo di attenzione, di riguardo, di assistenza, ha una profondità infinita. È un briciolo di eternità. E pensate come sarebbe diversa la nostra vita se avessimo la coscienza che ogni gesto sincero nei confronti dell’altro rappresenti, appunto, un briciolo di eternità."
( G.Lonati, Prendersi cura; ph. A. Zhuravleva)

10/10/2022

Questa foto è stata scattata nel 1966.
Ritrae una donna in un manicomio, con il viso sofferente e la postura rassegnata.
Prima della legge Basaglia, 180, del 1978, poco più di 40 anni fa, esistevano dei luoghi in tutta Italia, dove il malato psichico era invisibile.
Viveva tra le proprie feci, vomito e urine, relegato all'assoluta indifferenza del mondo esterno. Parenti inclusi.
Anzi, erano soprattutto i parenti a vergognarsi di quegli scarti societari legati al letto, le cui grida erano soffocate.
Veniva sistematicamente praticato l'elettroshok. Ovvero una scarica elettrica dritta nel cervello del degente, volta a togliere allo stesso l'aggressività.
Funzionava! Eccome se funzionava.
Peccato che oltre all'aggressività, toglieva loro anche tutto il resto.
La forza, la speranza, la dignità di essere umano.
Bastava un nulla per finire in manicomio.
A volte stati d'ansia o depressivi, oggi comunissimi.
Poi è arrivata la psicoterapia, la medicina e la terapia farmacologica, la dignità. La speranza...
Che

www.mamafricaonlus.it
Maria

08/10/2022

🌈 Al finire di questa settimana ci teniamo a condividere con voi questo bel messaggio di amore.

🌸 Le emozioni restano e ci legheranno per sempre.

21/09/2022

Giornata Mondiale dell'Alzheimer - 21 settembre

Questa malattia, complessa e multifattoriale (che di solito si sviluppa dopo i 65 anni) ha una forte componente genetica. Si ritiene che la maggior parte dei casi sia causata dall’interazione di diversi fattori di predisposizione genetica con fattori ambientali.

Sebbene la comprensione della malattia continui a migliorare, al momento non esiste una cura. I farmaci disponibili mirano principalmente a rallentare il declino cognitivo e ridurre alcuni disturbi comportamentali.

Se non si può interve**re sulla genetica, si può interve**re, però, sui fattori ambientali, gli stili di vita, e l’accesso ai servizi sanitari, tutti elementi che possono influenzare il potenziale di salute e/o di malattia di ciascun individuo.

Il Rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità ( ) riporta stime di crescita allarmanti della demenza: 35,6 milioni di casi nel 2010 che raddoppieranno nel 2030 e triplicheranno nel 2050 con 7,7 milioni di nuovi casi all’anno (uno ogni 4 secondi) e il cui impatto economico sui sistemi sanitari sarà di circa 604 miliardi di dollari l’anno, con incremento progressivo.

In Italia, il numero totale dei pazienti con demenza è stimato in oltre un milione (di cui circa 600 mila con demenza di ) e circa 3 milioni sono le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza dei loro cari.

Queste persone e le loro famiglie hanno bisogno di una società che sia preparata e pronta ad accoglierle e includerle.

06/09/2022
Dall'Associazione Italiana di Psicogeriatria un invito ai partiti per un impegno a favore degli anziani fragili | Panorama della Sanità 05/09/2022

Dall'Associazione Italiana di Psicogeriatria un invito ai partiti per un impegno a favore degli anziani fragili | Panorama della Sanità Nel documento dell'Aip le indicazioni che potrebbero essere colte da tutti i partiti a favore di ogni persona fragile per età, per condizione di salute e per collocazione sociale Tra poche settimane andremo a votare. Anche gli anziani votano, così come votano tutti coloro che ruotano al mondo dell...

04/09/2022

Se sai come soffrire, soffri molto meno
Thich Nhat Hanh
Trasformare la sofferenza

di Mauro Colombo

Ricoverare una persona in RSA, dopo averla assistita, non è affatto una iniziativa semplice. Lo testimoniano il frequente aumento di ansia e depressione in chi ha preso tale decisione, con riscontro nel ricorso alla psicofarmaco terapia: alcuni studi riportano stabilità nella assunzione di antidepressivi [da 21,1 % a 17,9 % (differenza non statisticamente significativa)], ed incremento significativo degli ansiolitici [da 14,6 % a 19 %], dopo il ricovero. D’altra parte, se consideriamo che 3/5 delle persone istituzionalizzate hanno 85 anni e più, ne consegue che i familiari che se ne prendono cura sono spesso a loro volta persone adulte mature, magari gravate dai propri problemi di salute, e sovente impegnate nel doppio fronte – e doppio duolo – di figli e genitori contemporaneamente: la cosiddetta “generazione a sandwich”. L’istituzionalizzazione di una persona cara rischia di sottrarre uno scopo nella vita di chi se ne era preso cura, esponendo quest’ultima figura al rischio di una depressione clinicamente rilevante quasi nella metà dei casi. Le persone più esposte al rischio di ansia e depressione risultano essere i coniugi – specie le mogli – o le figlie, ed i parenti che sono meno soddisfatti delle cure prestate al congiunto, o coloro che si recano con maggiore frequenza a visitarlo – sentendosene costretti dalla sfiducia verso la struttura di destinazione. Esperienze negative precedenti alla transizione giocano un ruolo critico nei confronti della salute mentale di chi ha assistito: in particolare, sentirsi abbandonati nel momento di prendere una decisione, sentirsi istigati a ricoverare da parte dei professionisti, o non sentirsi apprezzati nella propria attività di cura. Molti neo-residenti e loro familiari condividono l’impressione che la decisione sul ricovero sia stata presa in modo affrettato e tumultuoso, in carenza di informazioni preliminari. Eppure il modo in cui i parenti vivono il momento della istituzionalizzazione di una persona cara è suscettibile di ve**re modificato positivamente, come indicato da una rassegna [ #] che ha preso in considerazione 17 studi qualitativi e 6 quantitativi; tali 23 studi hanno coinvolto parecchie nazioni. Sono emersi importanti fattori protettivi che la struttura di accoglienza può giocare nei confronti del carico assistenziale oggettivo e soggettivo dei familiari, e della loro qualità di vita:
mettere a disposizione – prima del ricovero informazioni sulla struttura e sulla sua reputazione – e fornire attivamente – a ricovero avvenuto – notizie sull’ambientamento del congiunto: tale flusso di informazioni viene percepito come “una testimonianza di fiducia e rispetto” [traduzione letterale]
sostenere i parenti regolarmente durante le loro visite: tale investimento in tempo ed energie si riflette in minore sensazione di isolamento da parte del residente, ed in apprezzamento da parte dei parenti verso una simile onesta trasparenza
aiutare i parenti – altrimenti portati a percepirsi come “traditori” del parente “abbandonato” ad assumere un nuovo ruolo: diventare parte della squadra di cura, nella parte del soggetto informato su caratteristiche, esigenze e preferenze del residente, al fine di offrirgli la migliore assistenza possibile, all’interno di una auspicata continuità della cura fra fase domiciliare e fase istituzionale

24/08/2022

Parlare di questi temi è importante ed è importante farlo in modo costruttivo e documentato. Quello che dovrebbe essere un terreno comune, un patrimonio condiviso presente nelle agende politiche per favorire la tutela della salute psicologica dei più giovani, non deve diventare terreno di scontro per esigenze di parte.
Il post dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia centra il punto della questione, lo condividiamo di seguito:

"Il tema delle devianze giovanili dovrebbe essere centrale nelle agende di lavoro dei politici in modo da favorire la tutela della salute dei giovani, promuovere resilienza e attenuare le differenze sociali.
Purtroppo stiamo assistendo a un’attenzione che manca di contenuti informati dalle conoscenze cliniche e scientifiche.
🙌🏻 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐦𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨𝐫𝐞 𝐜𝐮𝐥𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐩𝐬𝐢𝐜𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐜𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐟𝐞𝐧𝐨𝐦𝐞𝐧𝐢 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐢, 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐭𝐫𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐜𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐚𝐥𝐥’𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐢𝐬𝐭𝐢𝐭𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢.
La cultura psicologica aiuta a leggere e a comprendere la complessità degli eventi e a prendere posizioni informate che non si riducano a esprimersi pro o contro.
Questo è infatti un dualismo che rappresenta un pericolo grave: una mente che pensa in bianco e nero, che rinuncia all’opportunità di conoscere in primis i fenomeni su cui prende posizione, finirà per informare non solo la riflessione, ma anche le azioni che poi ne deriveranno.
❌ La rappresentazione di devianza che arriva dal dibattito politico degli ultimi giorni è non solo scorretta nei contenuti ma è anche poco rispettosa della sofferenza delle ragazze e dei ragazzi e delle loro famiglie.
Come comunità professionale chiediamo un dibattito consapevole e informato e una progettualità a favore dell’integrazione di tutti i ragazzi e delle ragazze."

16/08/2022

Non blocchiamo le loro emozioni: aiutiamoli a viverle e gestirle al meglio!

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