Laura Duranti - Psicologa
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- QUANTO PENSIAMO ALLE CONSEGUENZE DI CIÒ CHE FACCIAMO? -
Troppo spesso, nella vita reale, ma ancor più sui social, ci sentiamo liberi di condividere dettagli sulla vita altrui, di giudicare, di commentare.
Ma le persone, famose oppure no, sono solo PERSONE, avvolte da un mondo di relazioni, di sentimenti, di vita vera.
E allora, alla luce del post condiviso dalla ex compagna di Liam Payne, mi chiedo quanto davvero siamo CONSAPEVOLI delle conseguenze che le nostre parole, i nostri commenti, possono avere sugli altri?
Pensiamo mai al fatto che quei commenti resteranno e potranno essere letti e ferire non una, ma tante persone, per anni e anni?
Prima di condividere qualcosa, ci chiediamo mai se sia davvero necessario?
Non siamo isole. Siamo come tanti pezzi di un domino, tutti in relazione tra loro. E le nostre parole, le condivisioni, i commenti, hanno tutti conseguenze.
Pensiamoci!
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.it
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, ex compagna di , ha rotto il silenzio dopo la sua morte. Su Instagram ha pubblicato una tenerissima foto che ritrae il suo ex compagno con il figlio Bear: “Mentre cerco di affrontare questo evento sconvolgente e provo a metabolizzare il mio dolore in questo momento indescrivibilmente doloroso, mi piacerebbe ricordare gentilmente a tutti che abbiamo perso un ESSERE UMANO. Liam non era solo una popstar e una celebrità, era un figlio, un fratello, uno zio, un caro amico e un padre per nostro figlio di 7 anni. Un figlio che adesso dovrà affrontare la realtà che non rivedrà mai più suo padre. Ciò che preoccupa il mio spirito è che un giorno Bear avrà accesso ai ripugnanti resoconti dei media che stiamo vedendo negli ultimi due giorni. Mi spezza il cuore pensare che in futuro non potrò proteggerlo da questo. Vi prego di considerare che utilità abbiano questi resoconti, se non quella di causare ancora più dolore a tutti quelli che in questo momento stanno raccogliendo i pezzi. Prima di commentare o pubblicare video, chiedetevi se vorreste che vostro figlio li vedesse. Per favore concedete a Liam un po’ di dignità dopo la sua morte per riposare finalmente in pace.”
Ho ricevuto 1000 reazioni ai miei post negli ultimi 30 giorni. Grazie per il vostro sostegno. 🙏🤗🎉
- COS’È PER TE DAVVERO IMPORTANTE? -
** Prima di continuare a leggere, scrivi la tua risposta qui sotto nei commenti! 😉 **
Se ti facessero davvero questa domanda, cosa metteresti nello zaino? Qual è quella cosa indispensabile che non potresti proprio lasciare?
La verità è che, nel momento in cui siamo costretti a scegliere cosa portare con noi, improvvisamente si fa spazio una consapevolezza: i beni materiali passano in SECONDO PIANO. Niente armadi pieni, niente gadget tecnologici o oggetti di lusso.
Ciò che ci viene in mente sono spesso le cose che NON PUOI COMPRARE: le fotografie di famiglia, la coperta che ti ricorda la tua infanzia, un diario, una lettera.
E allora, perché quando pensiamo alla “felicità” ci concentriamo su tutt’altro?
Ci raccontano che per stare bene dobbiamo accumulare di più: più oggetti, più successi, più titoli.
Ma se domani dovessi davvero andartene e lasciare tutto indietro, cosa rimarrebbe?
La scienza del benessere ci insegna che ciò che rende davvero felici è legato a ESPERIENZE, RELAZIONI e MOMENTI che danno significato alla nostra vita.
❤️ In fondo, sono le connessioni che coltiviamo, il tempo passato con chi amiamo e i ricordi che costruiamo a determinare il nostro vero tesoro.
Allora, la prossima volta che pensi di “non avere abbastanza”, prova a chiederti: e se in realtà avessi già TUTTO?
🛟 Sono una psicoterapeuta, amo il mio lavoro e ti parlo di questi temi sui social per passione. Se questo post ti è utile o ti ha fatto riflettere, condividilo e lascia un ❤️. E se non vuoi perderti i prossimi, seguimi!
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- NON VEDIAMO LE COSE PER COME SONO, LE VEDIAMO PER COME SIAMO -
Ciò che percepiamo non è una realtà OGGETTIVA, ma è filtrato dalle nostre CONVINZIONI più radicate, una vera e propria “lente”, un paio d’occhiali, attraverso il quale guardiamo la realtà e la interpretiamo, dandole colore.
Ma c’è di più. Non solo la realtà che viviamo non è oggettiva, ma Ii nostro cervello, come un instancabile “cercatore di coerenza,” tende a interpretarla in modo da CONFERMARE LE IDEE PREESISTENTI, spesso prendendo sonore cantonate.
Ad esempio, se crediamo di essere sfortunati, ogni successo altrui può sembrare una prova che le cose buone accadano solo agli altri.
Ma cosa succederebbe se iniziassimo a mettere in dubbio queste convinzioni? Se ci permettessimo di vedere il mondo con occhi nuovi, liberi dai pregiudizi e dalle aspettative?
🌼 Cambiare prospettiva è un atto di grande valore, che ci apre a NUOVE POSSIBILITÀ e ci aiuta a CRESCERE.
È come aprire una finestra e lasciare entrare una brezza fresca di consapevolezza e curiosità.
Ogni volta che incontriamo qualcosa di inaspettato, possiamo vederlo come UN’OPPORTUNITÀ per esplorare nuove prospettive e riscoprire noi stessi.
Allora, perché non provare a guardare la vita con una LENTE DIVERSA, cercando di comprendere ciò che spesso sfugge al nostro sguardo condizionato?
🛟 Vuoi diventare più consapevole delle tue convinzioni e imparare a cambiare prospettiva?
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Inizia oggi il tuo percorso di crescita e benessere psicologico!
- TEMPO DI BILANCI -
Ieri ho rispento nuovamente le candeline, che sulla torta si fanno anno dopo anno sempre più affollate.
Ma rispetto a tanti anni fa, anni di gioventù, non mi preoccupa più invecchiare, né vedere il tempo mostrarsi sul volto.
Ho scelto già da tempo di smettere di giocare a questo gioco, di non farmi assorbire da questa società della perfezione, della performance a tutti i costi, della giovinezza perpetua ricercata all’infinito con ogni stratagemma. E di giocare al mio gioco, quello di chi si accetta per come è, pur con qualche acciacco o qualche ruga. Pur non riuscendo a raggiungere spesso i traguardi desiderati.
E anche se molti si trasformano in “avrei voluto”, col tempo gli obiettivi cambiano, facendo nascere nuovi “vorrei”. E sono alcuni di questi che vorrei riuscire a raggiungere in questo nuovo anno.
Questo compleanno è stato il primo dopo l’acquisto della nostra nuova casa.
Dovremo attendere ancora un po’ prima di trasferirci, ma questo era uno di quei traguardi, di quelle milestone, che stavo iniziando a temere sarebbe diventato un “avrei voluto”. E invece, finalmente, è andata.
Ieri mi sono svegliata con tutta la stanchezza da crollo di tensione “post rogito”, mentre la piccola mi cantava tanti auguri e la grande intonava una canzone che ha inventato per me. Nessuno mi aveva mai scritto una canzone prima d’ora 😅
Festeggiare tutti insieme durante una caccia al tesoro all’oratorio in provincia, ricevere gli auguri della mia mamma, sentire l’affetto di parenti e amici.
Chi se ne frega se un altro anno è passato!
È stato un anno faticoso, a volte divertente, a volte assurdo, a volte estenuante.
Ma è stato pieno di tutto e tutti e non vedo l’ora di vivere il prossimo!
Grazie a chi c’è stato, e a chi ci sarà.
Grazie a voi che, insieme ai miei pazienti, mi aiutate a diventare ogni giorno una professionista e una persona migliore ❤️🙏
- PERCHÉ SIAMO ATTRATTI DALLE TRAGEDIE? -
✨ Hai mai sentito parlare di persone che si scattano selfie in luoghi di disastri o tragedie?
La tragedia che ha coinvolto il bayesian ha riacceso i riflettori su un fenomeno tristemente noto nell’ambito della psicologia.
Era già successo ad esempio nel 2011 con pellegrinaggi morbosi dopo il ritrovamento di Yara Gambirasio o nel 2012 quando molti curiosi andarono all’Isola del Giglio per vedere la Costa Concordia arenata, scattare foto e, in alcuni casi, persino fare tour in barca attorno al relitto.
E per quanto tutto questo appaia insensato e provochi in noi disgusto e orrore, continua puntualmente ad accadere.
👉 Ma perché accade?
Proviamo a dare qualche risposta che vada al di là della sola indignazione.
✅ FASCINO PER L’IGNOTO: noi siamo naturalmente attratti da ciò che non comprendiamo. Ecco perché la morte e la sofferenza ci spaventano, ma allo stesso tempo ci attraggono. È un modo per esorcizzare le nostre paure, avvicinandoci senza sentirci direttamente coinvolti.
✅ DESIDERIO DI VISIBILITÀ: Nella cultura dei social, la tragedia diventa un palcoscenico. Condividere un momento così forte ci fa sentire parte di qualcosa di grande, un modo per catalizzare attenzioni. In una società liquida come la nostra, come diceva Bauman “le emozioni collettive rischiano di diventare spettacoli”.
✅ DESENSIBILIZZAZIONE EMOTIVA: Siamo bombardati continuamente da immagini di violenza e dolore. Le persone vogliono vedere la tragedia, ma non riescono a elaborarla a livello profondo: il contesto mediatico e visivo anestetizza la nostra capacità di connetterci emotivamente, spingendo alcuni a comportamenti insensibili o irrispettosi, come scattare selfie o fare video.
✨ Che riflessione ci lascia tutto questo?
Forse, dovremmo fermarci a pensare al RISPETTO che dobbiamo al DOLORE ALTRUI. La sofferenza non è uno spettacolo e ogni tragedia porta con sé vite distrutte, vite di persone che meritano di essere percepite e trattate come tali. Non come uno show.
In un mondo che corre verso la condivisione a tutti i costi, possiamo ancora trovare il coraggio di SENTIRE DAVVERO?
Congratulazioni per essere tra le persone con più interazioni e per aver ottenuto un posto nella lista delle interazioni settimanali! 🎉
Paola Paoletta
- VINCERE -
C’è una foto che sta facendo il giro del web: Gianmarco Tamberi corre verso Barshim, il suo avversario, per aiutarlo durante un momento di difficoltà alle Olimpiadi di Parigi.
Questa immagine è molto più di un gesto sportivo.
È un simbolo di umanità, empatia e connessione autentica.
Essere capaci di uscire dal nostro “io”, dal nostro bisogno di affermazione personale, per incontrare l’altro nel momento del bisogno, è un gesto che arricchisce profondamente, sia chi lo compie sia chi lo riceve.
La competizione non deve per forza essere distruttiva o alienante; può essere uno stimolo per crescere insieme, per spingerci a superare i nostri limiti non in solitudine, ma sostenendoci reciprocamente.
Tamberi e Barshim, che hanno già condiviso un momento straordinario come la medaglia d’oro a Tokyo, ci mostrano come lo sport possa essere un luogo di crescita non solo fisica, ma anche emotiva e relazionale.
In un mondo che celebra la competizione a ogni costo, Tamberi ci ricorda che il vero successo non sta solo nelle medaglie, ma nella capacità di vedere l’altro e tendere una mano quando l’altro ne ha bisogno.
Essere campioni non significa solo vincere, ma anche aiutare l’altro a rialzarsi.
In un mondo affamato di vittorie, non dimentichiamoci mai che la grandezza umana risiede nella nostra capacità di sostenerci a vicenda, anche e soprattutto nei momenti di difficoltà. Questo è ciò che ci rende davvero vincitori nella vita.
In questo gesto c’è tutta la bellezza dell’essere umani ❤️.
Grazie ❤️
- RESILIENZA-
“Il mio ritiro? È difficile per me immaginarlo. Non credo di essere fra quelli che dice: ‘Questo è il mio ultimo anno’.
Non lo so, continuerò a giocare e quando vedrò che è il momento, allora prenderò una decisione.
Non lo farò all’inizio della stagione. La mia testa pensa che il 2024 potrebbe essere il mio ultimo anno, ma... se va bene? E se resto tra le prime 100? Se sto bene e ho più voglia, perché fermarmi?
È una decisione molto complicata.
Firmerei al 100% se in cambio di una medaglia olimpica in Francia mi dovessi ritirare. La medaglia olimpica è sempre stata il mio sogno.
Molte volte ho avuto questa discussione con Pablo (il suo ex allenatore): preferisci vincere uno Slam o una medaglia? Ho sempre detto la medaglia, anche se nel doppio e anche se di bronzo.
Ho quel sogno bloccato lì, ma non sono mai riuscita a realizzarlo, nemmeno quando ero numero uno nel doppio. In questo momento sarebbe il mio sogno più grande”.
Queste le parole di Sara Errani ad aprile 2024.
Quella che nel 2017, per un incidente che le era costato una squalifica per due mesi che l’aveva fatta finire in fondo alla classifica, era stata massacrata dalla stampa che immaginava un suo imminente ritiro.
E invece NO.
E invece la sua medaglia l’ha VINTA.
E non una qualsiasi, un ORO.
Nonostante i 37 anni.
Nonostante tutto. Nonostante tutti. ❤️
🌟 D’altronde, come dice lei, “se sta bene e ne ha voglia, perché fermarsi?” 😉
Complimenti Sara. Davvero ❤️
- EMPATIA -
Ci siamo tutti impegnati a capire quale fosse la reale situazione, se ci fosse una effettiva irregolarità, una ingiustizia. Addirittura una potenziale truffa.
Ci siamo improvvisati genetisti, medici, esperti sportivi, sviscerando l’argomento pezzo per pezzo.
Ma ci siamo dimenticati, tra un titolone e l’altro sui giornali, che dall’altra parte c’era e c’è una PERSONA.
Queste sono le uniche parole lette, che avevano davvero senso di essere condivise.
GRAZIE per averle dette 🙏
- OGNI MINUTO CHE PASSA È UN’OCCASIONE PER RIVOLUZIONARE TUTTO, COMPLETAMENTE -
C’è chi dice che dovrei ricordarti oggi, commemorarti, dedicarti un pensiero.
Ma a me francamente fa schifo l’idea di ricordarti come quello che mi ha regalato il giorno più brutto della mia vita.
Preferisco ricordarti mentre costruivamo insieme col compensato i mobili per la mia barbie, mentre mi ascoltavi cantare o suonare il pianoforte e sorridevi fiero e orgoglioso, mentre giocavamo a fare buche così profonde sulla spiaggia di ceriale che per poco ci usciva il petrolio, mentre parlavamo per ore e ore e tu mi facevi riflettere e mi davi consigli, mentre guardavamo abbracciati i nostri film la sera, come “vanilla Sky”, l’ultimo che abbiamo visto quel 2 agosto.
E ora guardo le mie bimbe e il mare che tanto adoravi, e penso che saresti impazzito di gioia con due mini-me con le quali ripetere tutto da capo.
Sembra ieri e invece sono già 13 anni.
Manchi tanto. Mancherai sempre.
“Ti rivedrò in un’altra vita, quando saremo tutti e due gatti”.
- CALMA E SANGUE FREDDO 😅 -
Tra i respiri trattenuti e gli sguardi tesi, Yusuf Dikeç ha sorpreso tutti con una calma invidiabile, quasi ironica. Si è presentato alla finale olimpica con una mano in tasca e un atteggiamento totalmente rilassato, quasi noncurante, come fosse uno che passava di lì per caso e non stava per giocarsi l’oro olimpico 😅
Questo atteggiamento sereno, che ha divertito e sorpreso tutti (me compresa 😅), non è solo un segno di FIDUCIA in se stesso, ma anche una strategia efficace per mantenere la CONCENTRAZIONE e ridurre l’ANSIA 😉
❣️ Ma come ha fatto?! 🤷♀️
Non ci sono dettagli specifici su metodi particolari che Dikeç utilizzi per mantenere la CALMA, ma il suo comportamento può essere attribuito a diversi fattori chiave:
🌟 ESPERIENZA E PREPARAZIONE: con cinque partecipazioni olimpiche alle spalle, Dikeç è un veterano nel suo sport. La lunga ESPERIENZA gli ha permesso di sviluppare una grande resilienza mentale, una delle componenti fondamentali per mantenere la calma in situazioni di alta pressione.
🌟 FOCUS SULL’ESSENZIALE: in molti sport, inclusi quelli di precisione come il tiro a segno, mantenere la mente libera da distrazioni è cruciale. Dikeç sembra padroneggiare questa abilità, concentrandosi solo sull’atto di sparare e LASCIANDO DA PARTE tutte le altre preoccupazioni.
🌟 ATTITUDINE POSITIVA: il suo atteggiamento rilassato potrebbe riflettere una filosofia di vita che non si focalizza sui risultati, ma SULL’ESPERIENZA STESSA. Questo approccio può aiutare a ridurre la pressione e permettere di agire al meglio delle proprie capacità.
In sintesi, la calma di Dikeç è probabilmente il risultato di una combinazione di esperienza, preparazione mentale e una prospettiva positiva, elementi fondamentali per eccellere in qualsiasi ambito competitivo.
Ma è anche una lezione per tutti noi: è un esempio potente di come L’ATTEGGIAMENTO MENTALE possa fare la differenza 😉
🌟 Cosa ne pensi? Hai visto la sua gara?
- NON VEDIAMO LE COSE PER COME SONO, LE VEDIAMO PER COME SIAMO” -
Ciò che percepiamo non è una realtà OGGETTIVA, ma è filtrato dalle nostre CONVINZIONI più radicate, una vera e propria “lente”, un paio d’occhiali, attraverso il quale guardiamo la realtà e la interpretiamo, dandole colore.
Ma c’è di più. Non solo la realtà che viviamo non è oggettiva, ma Ii nostro cervello, come un instancabile “cercatore di coerenza,” tende a interpretarla in modo da CONFERMARE LE IDEE PREESISTENTI, spesso prendendo sonore cantonate.
Ad esempio, se crediamo che di essere sfortunati, ogni successo altrui può sembrare una prova che le cose buone accadano solo agli altri.
Ma cosa succederebbe se iniziassimo a mettere in dubbio queste convinzioni? Se ci permettessimo di vedere il mondo con occhi nuovi, liberi dai pregiudizi e dalle aspettative?
Cambiare prospettiva è un atto di grande valore, che ci apre a NUOVE POSSIBILITÀ e ci aiuta a CRESCERE.
È come aprire una finestra e lasciare entrare una brezza fresca di consapevolezza e curiosità.
Ogni volta che incontriamo qualcosa di inaspettato, possiamo vederlo come UN’OPPORTUNITÀ per esplorare nuove prospettive e riscoprire noi stessi.
Allora, perché non provare a guardare la vita con una lente diversa, cercando di comprendere ciò che spesso sfugge al nostro sguardo condizionato?
📸 credits: thesuntis
- DIAMO VALORE AL VIAGGIO, NON SOLO ALLA META-
“Mi sento di dire una cosa sull’intervista di ieri sera di .pilato ...
Ognuno di noi è diverso, ognuno di noi ha sogni diversi e aspettative diverse!!
E’ bello veder (dal di fuori) vincere ori in modi che possono sembrare semplici ma non è ASSOLUTAMENTE così!!
A volte un quarto posto anche se per poco è il nostro sogno più grande!!
Perché?!
Perché Benny alla prima olimpiade uscì in batteria e ieri sera si presentava con il settimo tempo!!
LE MEDAGLIE piacciono a tutti ma...(e questo l’ho capito solo alla mia ultima olimpiade) a volte conta molto di più il viaggio!!
LE MEDAGLIE PESANTI arriveranno, Benny ha SOLO 19 anni!!
LASCIAMOLA SOGNARE CIÒ CHE VUOLE!!!”
❤️ GRAZIE Federica Pellegrini ( ) per aver scritto oggi queste parole nelle tue storie.
Comprensione, supporto, empatia, sostegno, fare squadra.
Questa è la vera anima dello SPORT che i commenti RAI ieri ci avevano fatto dimenticare.
Questi sono i messaggi di cui oggi la nostra società ha un tremendo bisogno 🙏
- VIVERE IL PRESENTE CON GRATITUDINE -
La storia di Benedetta Pilato alle Olimpiadi di Parigi 2024 è un esempio di straordinaria maturità emotiva e umanità, che mi ha sorpresa.
Nonostante un quarto posto (per un solo centesimo peraltro) che avrebbe potuto lasciare l’amaro in bocca, Benedetta ha sfoderato un sorriso radioso e ha pianto lacrime di vera gioia, celebrando non il risultato, ma IL VIAGGIO CHE L’HA PORTATA LÌ.
Ha saputo vedere il lato luminoso della medaglia, ricordandoci che, a soli 19 anni, essere convocata alle Olimpiadi ed essere tra le migliori al mondo È GIÀ UNA VITTORIA INCREDIBILE.
La sua intervista alla Rai è stata un inno alla GRATITUDINE e all’ACCETTAZIONE di sé, un messaggio potente in un mondo che spesso misura il VALORE PERSONALE solo attraverso il successo tangibile, attraverso i traguardi.
Con una serenità disarmante, Benedetta ha dimostrato che SI PUÒ ESSERE FELICI ANCHE SENZA SALIRE SUL PODIO, che il vero traguardo è vivere ogni momento con AUTENTICITÀ e apprezzare OGNI piccolo passo avanti.
Ha dato una grande lezione a chi non riesce a vedere oltre il risultato finale, dimostrando che la felicità non si trova nei primi posti, ma nella capacità di accogliere con il cuore aperto OGNI ESPERIENZA.
Ha risposto con dolcezza a chi ha tentato di ridicolizzarla, di banalizzare le sue emozioni, mostrando che la vera forza sta nella vulnerabilità e nell’autenticità.
Ha insegnato a tutti noi che non dobbiamo conformarci alle aspettative altrui, che è sbagliato presumere che tutti debbano vivere un evento allo stesso modo e che il valore di una persona (e di un atleta) non dipende da una medaglia.
Benedetta Pilato ha dunque illuminato la scena non solo con le sue prestazioni in vasca, ma soprattutto con la sua filosofia di vita, sorprendente data la sua giovane età e di esempio per tutti, atleti e non.
GRAZIE .pilato , per averci mostrato che la vera bellezza sta nell’abbracciare il proprio percorso, per quanto imperfetto possa sembrare, dando VALORE ad ogni passo compiuto, e per averci ricordato che la felicità è una scelta che si fa ogni giorno, VIVENDO IL PRESENTE CON GRATITUDINE E CONSAPEVOLEZZA
- LA SALUTE MENTALE VIENE PRIMA DI TUTTO -
Simone Biles, la regina indiscussa della ginnastica mondiale, ci ha mostrato che sentirsi vulnerabili è qualcosa che può accadere a tutti e che la propria salute mentale viene prima di tutto.
La sera del 27 luglio 2021, durante le Olimpiadi di Tokyo, qualcosa è andato storto. Dopo cinque anni di allenamenti intensi, pronosticata per vincere almeno cinque medaglie d’oro, Biles ha eseguito un volteggio in modo inaspettato, perdendo il controllo durante la fase di volo. Confusa e spaventata, ha deciso di ritirarsi dalla competizione.
❤️ “Dobbiamo proteggere le nostre teste e i nostri corpi, e non solo andare lì e FARE QUELLO CHE IL MONDO VUOLE CHE FACCIAMO”.
Si è scatenata una polemica feroce e critiche impietose l’hanno accusata di aver abbandonato le sue compagne, di essere stata DEBOLE.
Ma pochi hanno compreso il CORAGGIO necessario per mettere la propria salute mentale al primo posto, soprattutto dopo una vita di successi.
Dietro quella decisione c’era una storia complessa e dolorosa: cresciuta tra mille difficoltà, con una madre tossicodipendente, Biles è stata adottata dai nonni e ha trovato nella ginnastica una via di fuga.
Eppure, la storia di Simone Biles non finisce qui.
Dopo Tokyo, si è presa una PAUSA, si è presa cura di sé stessa, è andata in terapia, si è sposata, ed è tornata in palestra.
Nel 2023, agli US Classic, ha stupito tutti eseguendo un salto così pericoloso da essere chiamato “il salto impossibile”, che ora porta il suo nome.
Ma il motivo che mi ha spinto a parlare di lei non è legato alle sue doti sportive indiscusse, ma al fatto di aver dimostrato che la vera vittoria non è sempre una medaglia, non è fare ciò che il mondo si aspetta da noi, ma avere il CORAGGIO DI ASCOLTARE SE STESSI e proteggere la propria integrità.
❤️ “La salute viene PRIMA DI TUTTO. Anche di un oro olimpico.”
In tanti in DM, sia qui che su IG, mi avete chiesto cosa ne penso delle intercettazioni emerse riguardo a Turetta.
È complicato far sedimentare rabbia e sgomento e far emergere un ragionamento non di pancia.
Lo ammetto.
Ma oggi ho letto un articolo che rappresenta appieno il mio pensiero e mi sono detta che non avrei saputo esprimerlo meglio.
Ecco perché vi invito a leggerlo e, se vi va, farmi sapere cosa ne pensate così da confrontarci insieme in modo costruttivo 😉
Analisi. Giulia, Filippo e il colloquio col padre: serviva davvero divulgarlo? Le parole carpite durante il primo incontro tra i genitori e il figlio in carcere sono già diventate un caso. Perché crediamo che sia un errore averle rese pubbliche
- C’È BISOGNO DI EDUCAZIONE -
È inutile indignarsi e cadere dal pero, come se questa cosa non fosse ancora all’ordine del giorno.
A dispetto delle battaglie fatte negli anni per chiedere RISPETTO (ad es lo stupro è diventato un “reato contro la persona” solo nel 1996 dopo un iter lunghissimo), è innegabile che ci sia ANCORA una cultura prevalente che tende a NORMALIZZARE la violenza sulle donne, come fosse qualcosa di inevitabile e giusto.
E così la VIOLENZA serpeggia nella società e si esplicita a tutti i livelli, giorno dopo giorno, fino ad arrivare al femminicidio.
❤️ Cosa possiamo fare?
Possiamo informarci, educare ed educarci.
Possiamo e dobbiamo agire a tutti i livelli, a casa, a scuola, a livello politico, sociale, dei media, persino sui social network, per modificare passo dopo passo questo modo di pensare e cambiare così la cultura di un Paese.
Ecco perché è GRAVE che un educatore abbia detto queste parole a quella studentessa.
Ecco perché questo tema è URGENTE.
Ecco perché a scuola abbiamo immenso bisogno di fare educazione sessuale (che include l’educazione emotiva ed al rispetto dell’altro!)
❤️ Se non ora… quando?
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«Sul pullman al ritorno vedevo ancora la faccia di quell’uomo». Così Anna, di 18 anni, studentessa di Asti, ricorda il viaggio di ritorno dalla gita di Berlino dove un uomo le ha palpato il sedere. Un episodio cui hanno assistito alcune compagne, su cui immediatamente sono intervenuti gli insegnanti che accompagnavano la classe in gita e che rientrata in Italia ha raccontato alla preside. Ricevendo in risposta una frase che l’ha raggelata: ti ci devi abituare, denunciare non serve, in quei casi bisogna solo allontanarsi. Una reazione che ha sconvolto Anna al punto da indurla a raccontare pubblicamente la sua vicenda.
«Mi hanno tolto la dignità due volte. Prima l’uomo che mi ha palpato, poi la scuola che mi ha detto che devo farci l’abitudine. Io non voglio farci l’abitudine».
Il racconto di Laura Secci e l’intervista ad Anna di Valentina Moro sono su La Stampa e in link in bio
*Non specificheremo il cognome di Anna per tutelarla
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Svolgo l’attività di psicologo e psicoterapeuta a indirizzo psicodinamico a Milano. Mi sono laureato in psicologia presso l’università degli studi di Padova nel 1993 e sono iscritt...