Beatrice Cantarini Psicologa Psicoterapeuta Roma

Buona Liberazione Amiche e Amici!
Il mondo da quassù è più bello ❤

La vita di ciascuno di noi è un romanzo. Voi, me, noi tutti viviamo prigionieri di un'invisibile ragnatela di cui siamo anche uno degli artefici. Se imparassimo dal nostro terzo orecchio e dal nostro terzo occhio ad afferrare, a comprendere meglio, ad ascoltare e vedere queste ripetizioni e coincidenze, l'esistenza di ciascuno di noi diventerebbe più chiara, più sensibile a ciò che siamo e a ciò che dovremmo essere. Ma è possibile sfuggire a questi fili invisibili, a queste triangolazioni, a queste ripetizioni?
A. Schützenberger (La sindrome degli antenati,2012)

"La volontà famigliare-sociale-culturale lotta per far sì che l’individuo obbedisca alla volontà dei suoi antenati, che nella maggior parte dei casi, per un eccessivo accumulo di idee, sentimenti, desideri e bisogni ereditati, ostacola il progetto spirituale ricacciandolo ai più bassi livelli della Coscienza. L’albero genealogico agisce come un tranello, imponendo alla perfezione del progetto cosmico dei discendenti i propri limiti materiali e psicologici – mescolando timori, rancori, frustrazioni, illusioni".
(Metagenealogia: La famiglia, un tesoro e un tranello. Alejandro Jodorowsky, Marianne Costa, 2012)

Oggi è la giornata mondiale per la prevenzione del suicidio.

Quando si hanno pensieri e idee di morte spesso ci si sente come in una bolla, distante anni luce dal mondo e dalle persone intorno.

Dobbiamo fare di tutto affinché questa bolla svanisca e le persone che soffrono riescano finalmente a sentire la presenza e l'interesse degli altri per la propria sopravvivenza.

Non siamo soli, non siamo indifferenti. Ogni vita conta ❤️

Il web pullula di riferiti riguardanti psicologici e frammenti di . Talvolta di o che i pazienti - spesso bambini- portano o producono in seduta. Oppure, vengono pubblicati screenshot di conversazioni paziente-terapeuta o riportati complimenti entusiastici o apprezzamenti che il ha adoperato verso il .

Ovviamente !
Ovviamente con il del paziente!

Perché sulle mie bacheche non vedete mai contenuti simili?

Perché non leggete mai ‘oggi un paziente mi ha detto che…?’

Semplicemente, per proteggere nel modo più assoluto la di chi si rivolge a me.

Perché mi muovo così?

▶️Il paziente potrebbe accondiscendere alla richiesta di autorizzazione alla pubblicazione.

Ricordiamoci che la relazione terapeutica non è una relazione alla pari: il paziente si apre col terapeuta il quale giungere a sapere molte cose su di lui, non il contrario.

Il paziente, per il tempo della terapia, dipende parzialmente dal terapeuta.

Ciò assegna al terapeuta la grande di gestire con prudenza e perizia il proprio ruolo di consulente.

▶️ il paziente affida al terapeuta e solo al terapeuta i suoi pensieri, le sue emozioni, sensazioni e oggetti. Il bambino in particolare non produce un disegno offrendolo allo sguardo di migliaia di persone. Lo produce solo ed esclusivamente per se’, per la sua e e per il terapeuta.

L’anonimato NON e’ sufficiente a proteggere la privacy e i confini psicoemotivi del paziente, a maggior ragione se è un minore.

Da paziente, se il mio terapeuta mi chiedesse una simile autorizzazione o se riferisse sul web in forma anonima un mio contenuto, sarei molto irritata e immediatamente abbandonerei la terapia.

Come psicoterapeuta aiuto le persone a costruire opportuni e ad apprendere l’ .

Ciò che il paziente condivide col terapeuta è privato e prezioso.
Preserviamolo.

Diresti mai queste frasi in una situazione del genere?

Eppure sono cose che chi soffre di un disturbo mentale si sente dire costantemente.

La situazione è diversa, ma la costrizione è la stessa.

Uno dei principi di base dell'ignoranza sulla sofferenza mentale è, a mio avviso, il considerarla la risultante di una mancanza.

Si è più propensi a legittimare il dolore quando le condizioni di vita della persona lo "giustificano", come ad esempio un lutto, condizioni economiche avverse, traumi.

Lo si è poco o per niente quando invece, all'apparenza, la vita sembra non aver intralciato concretamente il percorso di una persona.

Eppure la sofferenza mentale è spesso indipendente da status o eventi esterni.

La sofferenza non è sempre "mancanza"... è dolore difficile da spiegare a parole e per nulla rimpiazzabile da qualcosa di concreto.

L'ascolto aperto e non giudicante, o anche l'accontentarsi del "non capire" e semplicemente rispettare, aiuta a far sentire meno in colpa chi "ha tutto", ma soffre comunque.

“Lloyd, credo di essermi perso”
“Davvero, sir?”
“Sono qui in mezzo al niente. Ciò che ho lasciato indietro mi appare ormai piccolo e lontano e davanti non si vede nulla”
“Situazione terribile, sir”
“Pensavo che questa fosse la strada per la felicità, ma forse ho sbagliato tutto”
“Sir, non sia troppo duro con se stesso. In fondo è incappato in un fraintendimento molto comune…”
“Quale, Lloyd?”
“Non esistono strade per la felicità, ma solo percorsi che portano a essa"
“Ma se non c’è una strada, se non ci sono delle indicazioni, come ci si può arrivare?”
“Alzando lo sguardo e orientandosi con i propri desideri, sir”
“Ricominciamo a camminare, Lloyd?”
“Con molto piacere, sir”

[Di Lloyd, di sir, di viaggi, strade e direzioni secondo la grande Marilena Nardi]