Solo cose bone

Esistere è un'esperienza meravigliosa. Ecco perché voglio avere una vita gustosa!

08/10/2024

Preparo spesso questa crema che può essere usata come sugo per la pasta con zucca, cipolla e gorgonzola. Golosa e nutriente!

Pasta zucca cipolla e gorgonzola
Abbiamo già visto la zucca protagonista di alcuni dolci come la classica torta di zucca. Ma essendo un ingrediente davvero molto versatile si può usare in molte preparazioni diverse, sia dolci che salate. Inoltre una cosa da non dimenticare è che si può mangiare praticamente tutto di questo frutto, semi, buccia e se sono morbide anche le foglie!

Per preparare questa ricetta vanno bene tutte le zucche, ma sceglietene una che sia di vostro gradimento perché alcuni non amano quelle filacciose o magari quelle troppo farinose. Oggi ho comprato una zucca violina che a me piace molto e ha anche una buccia sottilissima.

Ricetta pasta zucca cipolla e gorgonzola
Come prima cosa tagliamo la zucca a dischi di un paio di centimetri e poi a dadini dai 2-3 centimetri. Io la buccia la lascio perché è ricca di sostanze nutritive ed essendo una zucca violina non da troppo fastidio perché è molto sottile. Se vi da noia eliminatela.

Sdadolate anche una cipolla, di più se amate particolarmente questo ortaggio, tanto il gusto si sposerà benissimo con la zucca.

Un giro d’olio in padella e tuffateci prima la cipolla. Lasciate rosolare un po’ e aggiungete la zucca tagliata a pezzetti.

A questo punto aspettate che la zucca diventi morbida, tanto da essere spappolata dal cucchiaio e si… spappolatela tutta! Se necessario aggiungete acqua per non fare attaccare e continuare la cottura.

Una volta terminata questa fase aggiungete la gorgonzola, un bel pezzettone mi raccomando! E se vi fa piacere del parmigiano.

Aggiustate di sale e stop, avete finito. Potrete usarla come sugo per la pasta o negli altri modi descritti. La pasta zucca cipolla e gorgonzola è pronta per essere gustata. A me personalmente piace molto perché rimane molto cremosa e dolciastra.

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Alessio

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08/10/2024

Tornano le ricette di cucina, questa volta orientate al ciclismo e sport aerobici in generale. Ecco la mia ricetta rice cakes, ovvero dei tortini di riso che hanno diversi punti in comune con la cheesecake e buonissimi da portare in allenamento in bici.

Ricetta rice cakes
Il punto è che quando si va in bici è necessario portarsi un po’ di scorte alimentari per non restare a secco di energia. Per comodità esistono prodotti già pronti come barrette e gel di tutte le taglie e gusti. Ma costano e non sempre si hanno a disposizione. I ciclisti professionisti (e anche gli amatori più incalliti) spesso preferiscono una dieta personalizzata. In questa ricetta troveremo un bel po’ di carboidrati che ci daranno energia immediata e un pizzico di proteine. Insomma tutto quello che ci può servire, inoltre queste barrette di riso sono personalizzabili.

Ricetta rice cakes
La ricetta è molto semplice (difficilmente faccio piatti molto elaborati), gli ingredienti e dosi sono questi:

125gr riso bianco (arborio, roma, balbo, originario)
3 cucchiai rasi di zucchero
un pizzico di cannella
un cucchiaino di miele
60-80gr di formaggio spalmabile
Il procedimento eccolo qua, iniziamo immergendo in acqua il riso che abbiamo scelto (e se avete tempo e voglia lavatelo). Aggiungete lo zucchero e cuocetelo alla asiatica, cioè dopo averlo portato a bollore mettete il coperchio e terminate la cottura a fiamma minima. Quando non ci sarà più acqua nella pentola (evitate di aprire il coperchio per controllare, vi consiglio coperchi di vetro) la cottura è ultimata, spegnete il fornello e lasciate così una decina di minuti.

Scoperchiate, aggiungete cannella, miele e formaggio spalmabile mescolando energicamente per qualche minuto.

Mettete tutto dentro un sacchetto per alimenti e compattate il riso formando una tavoletta.

Una volta freddo potete aprire il sacchetto, tagliare le barrette e impacchettarle pronte per il prossimo allenamento!

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08/10/2024

Questa verdura mi ha sempre attirato, la vedo sui banchi e mi domando che gusto abbia e come si prepara. Oggi mi sono deciso ad acquistarne tre cespuglietti e cercare una ricetta pratica e veloce da fare per pranzo: pak choi saltati in padella.

Pak choi saltati
Questa particolare verdura è di origine asiatica e il suo nome significa letteralmente “verdura bianca” perché è bianca alla base e poi sviluppa queste splendide foglie. Chiamata anche bok choi viene spesso utilizzata in zuppe, ma anche saltata in padella tira fuori il suo meglio. Mi ricordano un po’ le bietole a coste, chissà perché.

Pare contenga delle sostante anti-cancro, ma da consumare con moderazione perché come sempre l’eccesso rischia di fare più male che bene. Ma non fatevi spaventare, tipicamente sarete sazi mooooooolto prima di poter avere qualche effetto negativo e anzi, come sempre la verdura fa stra-bene!

Prepariamo i pak choi saltati in padella
Per realizzare questa ricetta ci basta qualche testa di pak choi, uno spicchio d’aglio, olio di semi, sale e zucchero. Non vi metto delle quantità precise perché dipende un po’ dai vostri gusti e un po’ dalla quantità di verdura che andrete a preparare.

Mondare e lavare la verdura per eliminare la terra che può annidarsi negli interstizi, separare i gambi dalle foglie e tritare l’aglio. Vi sconsiglio di evitare l’aglio, tanto andrà soffritto e il gusto si perderà.

Mettere in una padella molto calda olio e aglio con la parte bianca del gambo e far saltare molto velocemente. Quando i gambi si saranno ammorbiditi aggiungere le foglie e continuare a saltare e ridurre. Spenti i fornelli aggiungere sale e un cucchiaino raso di zucchero per dare quel tocco in più e credetemi, fa la differenza!

Presentare nel piatto e… buon appetito!

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Alessio

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08/10/2024

Dopo aver esplorato in lungo e in largo il mondo del kimchi tradizionale ho pensato di virare verso una ricetta molto meno conosciuta, ma davvero ottima. Il Kkakdugi è, se vogliamo, sempre della famiglia del kimchi, ma il suo ingrediente principale è il daikon.

Kimchi classico
Il daikon è il classico “mega ravanello” asiatico che ormai si trova anche abbastanza facilmente sui nostri mercati. Spesso lo vediamo tagliato a striscette a fianco di un bel piatto di sushi, ma i suoi usi sono molteplici. In questo caso viene usato come ingrediente principale per il kkakdugi, fermentato e “impiastricciato” con tutti gli altri ingredienti per sprigionare tutte le sue qualità.

Ricetta kkakdugi daikon kimchi
La ricetta è piuttosto semplice, prendiamo un bel daikon e lo tagliamo prima a dischetti e poi a cubetti di un paio di cm di grandezza. Lo mettiamo a riposo con una presa di sale dentro a un contenitore di vetro o plastica per almeno una mezz’ora lasciando che sprigioni tutti i suoi succhi.

Kkakdugi daikon kimchi
A parte tagliamo finemente le verdure che vogliamo incorporare come carote, zenzero, cipollotto, aglio.

In questo caso non andremo a fare il classico porridge di riso, ma come vedrete la fermentazione parte lo stesso. Io aggiungo sempre anche dei semi di sesamo e salsa d’ostrica (va bene anche salsa di pesce, miso o salsa di soia a seconda dei gusti, ma si potrebbe anche non mettere nulla).

Come spezie immancabile la paprika per dare quel bel colore rosso e il peperoncino. Se avete i classici peperoncini coreani usate quelli per realizzare un piatto più puro e originale.

Scolate l’acqua del daikon, mescolate tutto, mettete il kkakdugi in un barattolo e riponete in qualche angolo della cucina con sopra un tovagliolo per evitare che entrino insetti e polvere ma lasciando passare l’ossigeno. Dopo 24-36 ore la fermentazione sarà partita, possiamo spostare il tutto in frigorifero e lasciarlo così per almeno una settimana (anche se è già buono, provare per credere).

E voilà, il nostro kkakdugi è pronto. Io l’ho trovato un po’ forte perché ho ecceduto con aglio e cipollotto, ma voi fate i vostri esperimenti. Di sicuro ha un gusto davvero allettante e complesso, difficile da descrivere a parole. Aspro e dolce, piccante e meraviglioso. Ottimo per un antipasto particolare, ma anche per accompagnamento a una portata principale, magari un po’ grassa come la carne di maiale.

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07/10/2024

Siamo giunti all’autunno e insieme alle foglie cadono anche le buonissime castagne! Io le ho sempre mangiate al forno, in padella o bollite, ma ho sempre avuto la curiosità di provare a fare le castagne al microonde.

Castagne al microonde
L’autunno è un momento spettacolare per quanto riguarda il cibo tipico delle campagne. Si usa moltissimo la zucca che io adoro e poi arrivano anche le castagne. Proprio queste sono per me un anticipo dell’inverno, le caldarroste acquistate per strada nei pacchettini caldi che scaldano il cuore e le mani.

Prepariamo le castagne al microonde
Il procedimento è davvero semplice e il risultato non è male. Inoltre è rapido, quindi se siamo in ritardo oppure non abbiamo molto tempo sono perfette.

Come prima cosa dobbiamo incidere tutte le castagne, possibilmente sul lato tondo. Questo eviterà che esplodano. Certo non faranno una deflagrazione tremenda, ma nel microonde è meglio evitare.

Immergiamole in acqua per almeno dieci minuti, questo ci aiuterà poi a sbucciarle senza fatica una volta cotte e aumenterà l’umidità nel forno microonde. Per la stessa ragione aggiungiamo un bicchiere con un paio di dita d’acqua, non si più altrimenti poi esce durante la bollitura e fa un casino.

Mettiamo le castagne su un piatto, volendo anche direttamente su quello del microonde, ma io utilizzo un piatto a parte. Fate attenzione perché non devono sovrapporsi l’una con l’altra altrimenti non cuoceranno bene e in modo uniforme.

Per la cottura possimo selezionare 800W per 5min oppure 700 per 7min circa. Dopo la prima volta potrete regolarvi a seconda del modo di cottura del vostro forno a microonde. Non tutti sono uguali.

A questo punto mettiamo le castagne in un sacchetto di carta e lasciamole riposare per cinque – dieci minuti prima di sbucciarle e… gustarle!

Vi dirò, sono ottime, ma io le preferisco bollite. I gusti son gusti.

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07/10/2024

Il fudge al b***o d’arachidi è un dolce ipercalorico, ma delizioso. Unisce il meglio di due mondi, frutta secca e zuccheri. Occhio alla linea!

Il b***o d’arachidi è uno dei miei alimenti preferiti. E fa anche bene (se non esagerate). Oggi avevo voglia di dolce e ho pensato di usarlo come base per una ricetta speciale.

Il fudge al b***o d’arachidi è una splendida variante al più classico fudge.

Certo ha un sacco di zucchero.

Certo è anche grasso.

Ma è buonissimo e crea dipendenza, quindi uomo avvisato…

Prepariamo il fudge al b***o d’arachidi
La realizzazione è semplicissima, infatti per eseguire al meglio questa ricetta ci vogliono solo quattro ingredienti:

-Zucchero
-B***o d’arachidi
-Latte
-Estratto di vaniglia

Come prima cosa preparatevi un contenitore con la carta da forno altrimenti non riuscirete mai più a staccarlo una volta pronto.

In un pentolino scaldiamo 250gr di zucchero con 50 o 100ml di latte (ho fatto entrambe le versioni). Una volta portato a bollore aggiungere il b***o d’arachidi, io ne uso tre cucchiai che sono circa 250gr. Uso la variante crunchy perché adoro sentire i pezzettini di nocciolina tra i denti, ma se volete potete optare per la versione smooth. Aggiungere un paio di cucchiaini di estratto di vaniglia e mettere il tutto dentro il nostro contenitore già coperto dalla carta da forno.

A questo punto, come abbiamo fatto per l’halva, lasciamo raffreddare per una notte e poi mettiamo in frigorifero (in questa ricetta c’è il latte).

Una volta freddo scatavoltiamolo e tagliamo dei cubetti di un paio di centimetri.

Considerazioni finali
In questa versione è rimasto un po’ morbido, quindi dovrò presto sperimentare una nuova ricetta. Però il gusto è davvero intenso. Dolce e con quello scricchiolio delle arachidi… spettacolare!

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07/10/2024

Visto l’interesse crescente in questa bevanda fermentata torniamo a parlare del kombucha. Cerchiamo di rispondere a qualcuna delle domande più comuni tra chi inizia a produrre questo tè fermentato: il mio kombucha è ammuffito?

Kombucha ammuffito?
Cosa sta crescendo nel barattolo?
Il primo dubbio è capire se la fermentazione possa portare a dei problemi, per dire: “cosa sta crescendo nel mio batch di kombucha? Siamo sicuri che siano i microorganismi giusti?”

La risposta è che abbiamo fatto le cose per bene, abbiamo utilizzato gli ingredienti giusti e la corretta temperatura di fermentazione non ci sono problemi perché tendenzialmente sullo stesso substrato cresceranno sempre gli stessi microbi.


Ora non sto a farvi la lezioncina, ma pensate a quando si fa il lievito madre. Ovunque lo facciate, per quanto ci siano pochi microbi e lieviti corretti nell’aria, verranno selezionati e inizieranno a moltiplicarsi sempre e solo quelli (o meglio, gli altri passeranno un brutto quarto d’ora se cercheranno di colonizzare un batch non di loro competenza).

Strano ma è così. Eppure la stessa cosa succede con il vino da migliaia di anni. Certo se però cambiate le condizioni, ad esempio abbassando o alzando la temperatura eccessivamente, lì c’è il dolo. Così come se lo chiudete in un posto senza ricambio d’aria o magari con un’umidità pazzesca.

Kombucha ammuffito?
La seconda e più comune è: “il mio scoby ha la muffa?”

Anche qui è molto difficile far ammuffire il kombucha e il suo scoby. Il motivo principale è che la bevanda è molto acida e questa asprezza è un limite forte per eventuali muffe. Se ci pensate infatti la muffa (in casi non estremi) viene trattata comunemente con l’aceto. E il kombucha genera molto acido acetico.


Quindi come sempre cercate di rispettare la pulizia degli strumenti (senza diventare paranoici eh) e delle mani, temperature e dosi per i vari ingredienti. Così non avrete alcun problema.

Lo scoby è un substrado che contiene un sacco di microorganismi diversi. Ad esempio le parti scure e nere, a volte filamentose, non sono altro che lieviti. Si, proprio quelli che rendono frizzante e delizioso il kombucha.

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07/10/2024

Eccoci anche oggi ad affrontare un esperimento di cucina molto interessante, una sfida che anelavo da tempo: fai il jun kombucha senza scoby.

Jun Kombucha senza scoby
Avendo visto un sacco di video sull’argomento non vedevo l’ora di provare e tuffarmi in questo mare di kombucha! Come starter ho utilizzato una bottiglia di Karma Kombucha al tè verde trovata nel mio negozio di alimentazione Bio di fiducia. Il prezzo della bottiglia è proibitivo, quasi 4€ e proprio questa è una delle ragioni per cui è il caso di iniziare un’autoproduzione di questa bevanda. L’importante è farlo evitando errori gravi.

Come fare il Jun Kombucha senza scoby
Come per il kombucha classico, anche il jun ha bisogno di uno scoby e di uno starter tea. Ma non avendo a disposizione uno scoby di jun ho pensato di crearmelo da me partendo a una bottiglia di kombucha al tè verde. In questo caso anche io utilizzerò un tè verde e non nero come nella versione classica. Altro dettaglio da non trascurare, il “cibo” dei nostri microorganismi dovrà essere il miele. E lo so che in molti consigliano una graduale trasformazione dello scoby andando a diminuire le percentuali di zucchero bianco e aumentando il miele di volta in volta, ma lo sapete, io sono un pasticcione! Oltretutto ho anche sbagliato le quantità di miele, ho esagerato. Eppure il risultato è stato esaltante.

Dopo una sola settimana infatti ho trovato un bellissimo dischetto scoby formatosi in superficie dentro al barattolo. Mai avuto uno scoby così bello e perfetto! Ho lasciato rifermentare qualche giorno fuori frigo la bevanda (dopo aver aggiunto un po’ di succo di frutta) e poi… SBAM! Mi è quasi esplosa in mano la bottiglia tanto era frizzante, ma il risultato sulle papille gustative è stato ottimo. Certo, sa ancora un po’ di miele visto che ho esagerato nelle quantità, ma nemmeno così tanto come mi aspettavo.

Andrò ad affinare la ricetta nelle prossime fermentazioni e vi scriverò la ricetta completa appena possibile. Intanto buona visione per il video.

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06/10/2024

Una delle mie soddisfazioni più grandi di quest'anno è poter usare le erbe coltivate sul balcone. Oggi ho preparato una zuppa e ho colto (è proprio il caso di dirlo) l'occasione di usare: spinaci, prezzemolo, aneto, erba cipollina, cavolo nero e coriandolo fresco!

Se sono belle già a vederle, non potete immaginare quanto fossero buone nella zuppa!

05/10/2024

Oggi assaggio la nutella plant based insieme ai miei bambini. Scopriremo qual è la loro preferita... e anche la mia!

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05/10/2024

Le verdure lattofermentate (Pickles) sono un ottimo modo per aggiungere probiotici alla nostra dieta. E sono degli stuzzichini deliziosi!

Fare le verdure fermentate è un arte semplice quanto antica. Eppure anche in questa ricetta ci sono i suoi segreti e regole da rispettare. Quello che è certo è che le verdure lattofermentate fanno davvero bene al nostro apparato digerente e di conseguenza anche a tutto il nostro organismo. Spesso vengono chiamati pickles, ma noi italiani le chiamiamo semplicemente verdure fermentate.

Per farle bisogna avere delle verdure, in questo caso utilizzerò i classici cetrioli, ma anche carote e pomodorini. Ma con la stessa ricetta si possono fare molte altre cose, come la frutta! Incredibile ma vero, magari la faremo in una prossima puntata. Dovremo seguire la regola del 2%, cioè utilizzare il 2% di sale per la quantità di acqua. Insomma… su un litro d’acqua 20 grammi di sale. Si può arrivare anche al 3%, ma non si più altrimenti gli alimenti diventeranno troppo salati e fastidiosi.

Prepariamo le verdure lattofermentate (Pickles)

Ingredienti
-Verdure (cetrioli, carote, pomodorini)
-Acqua
-Sale (il 2%)
-Semi e spezie a piacere (ad esempio aneto, semi di coriandolo o fi*****io, etc)

Ricordatevi solo di pulire bene tutto, così come le vostre mani (ma non era chiaro?) e acquistare dei presselli da cucina per tenere tutto sommerso dal liquido di governo. Per le prime 24-36 ore, ma d’estate tutto fermenta più velocemente, dovremo lasciare i barattoli a temperatura ambiente e possibilmente aperti. Dopodiché si potranno riporre in frigorifero e dopo una settimana gnam!

Verdure lattofermentate (Pickles)
Considerazioni finali
Ebbene, sono deliziose. Forse i pomodorini sono quelli più “strani” visto che restano molto acquosi all’interno e un po’ si ammorbidiscono. Le carote sono rimaste belle croccanti e i cetriolini sono classici e buonissimi.

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05/10/2024

Gli alimenti fermentati sono ottimi per la salute intestinale e non solo. Ecco che vi condivido i miei segreti per il Kimchi.

Il kimchi è un alimento che amo profondamente da diversi anni. L’ho mangiato in diverse “salse”, ma ancora mi manca l’originale preso in Korea del sud. Mi sono ripromesso di andarci appena sarà possibile viaggiare senza troppi problemi, ma al momento devo accontentarmi di eseguire la mia versione casalinga.

Kimchi: i miei segreti quali sono?

Ingredienti:

-cavolo cinese
-cipollotto
-carotone
-aglio
-ravanelli
-zenzero
-paprika forte
-peperoncino
-farina di riso
-semi di sesamo
-sale grosso
-salsa di pesce o miso (o niente)

Il procedimento è sempre lo stesso, se avete letto l’articolo precedente e visto il video probabilmente già lo conoscete. Ma repetita iuvant.

Tagliare a pezzetti tutte le verdure (tranne il cavolo) e metterle da parte.
Aprire il cavolo cinese incidendo una X sulla radice e farne quattro parti.
Salare tra le foglie il cavolo cinese e lasciarlo riposare per almeno due ore in una ciotola capiente.
In un pentolino mettere acqua e farina di riso per fare il porridge. Portare a bollore e spegnere quando la consistenza è soda. Lasciare raffreddare e incorporare le verdure ed eventualmente la salsa di pesce o il miso.
Lavare e scolare il cavolo, tra foglia e foglia incorporare il composto di verdure e farina di riso.
Riporre tutto in barattoli e lasciar partire la fermentazione a temperatura ambiente per 24-36 ore.
Chiudere con il tappo e mettere in frigorifero.
Di tanto in tanto controllare il barattolo, schiacciare il kimchi e aprire per far uscire gli eventuali gas prodotti dalla fermentazione.
Ed ecco uno dei miei segreti.

Tenete da parte un po’ del succo della fermentazione precedente (quando usate il kimchi ne resta sempre un po’ nel barattolo) e aggiungetelo sopra il nostro nuovo kimchi. Questo aiuterà la fermentazione a partire e abbasserà il PH delle nostre verdure proteggendole da eventuali muffe e microorganismi dannosi.

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05/10/2024

Eccoci arrivati all’ultima (forse) puntata legata agli alimenti fermentati. In questo episodio andiamo a scoprire il kefir di acqua, una bevanda probiotica, leggera e fresca adatta per l’estate in arrivo!

Cos’è il kefir di acqua?
Cugino del kefir di latte che abbiamo visto la scorsa settimana, il kefir d’acqua è molto simile, ma anche completamente diverso. Questo perché la sostanza di partenza nella quale faremo partire la fermentazione non è il latte, ma la semplicissima acqua zuccherata.

Come per il kefir di latte, anche questa versione è ricca di probiotici e pertanto fa benissimo alla salute. Ne ha però meno rispetto a quello di latte, ma risulterà più leggero (anche in termini di calorie) e dissetante.

I grani (tibicos) possono essere acquistati (vi lascio dei link qua sotto), ma è possibile anche farseli donare da qualcuno che già produce questa bevanda e ne avrà in abbondanza. Si riproducono infatti molto velocemente e bisogna quindi rispettare le dosi e liberarsi di quelli in eccesso ogni due o tre fermentazioni al massimo.

Come produrre questa bevanda?
Una volta ottenuti i tibicos mantenerli è davvero semplice, ci basterà una brocca (o dei barattoli belli capienti) piena d’acqua. Se nella vostra zona usano molto cloro vi consiglio di lasciarlo evaporare per 15 minuti prima di utilizzarla.

Poi si andrà a mescolare lo zucchero, io utilizzo tre cucchiai di zucchero e tre cucchiai di tibicos per un litro d’acqua. Se vogliamo possiamo aggiungere della frutta secca senza conservanti oppure della frutta fresca (tipicamente si usa il limone) biologica.

Si lascia fermentare il tutto per almeno un giorno. Io preferisco andare fino a quarantotto ore di fermentazione per avere meno zuccheri e una bevanda più ricca di microorganismi. Ricordate inoltre che con ventiquattro ore risulterà più lassativa, con quarantotto più astringente (personalmente non ho notato differenze).

Passato questo tempo di dovrà filtrare il tutto con un colino di plastica (evitate strumenti di metallo). Il kefir potrà quindi subire una seconda fermentazione in bottiglia, io utilizzo il succo all’ACE, ma va bene qualunque base dolce, anche la frutta fresca. Anche la seconda fermentazione della nostra bevanda può durare un paio di giorni prima di essere riposta in frigo e assaporata.

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05/10/2024

Eccoci tornati con una ricetta davvero super semplice. Di provenienza medio-orientale l’halva è un dolce con pochissimi ingredienti.

Pare che sia di origine araba, ma ormai viene preparato in moltissimi paesi e declinato in vari modi. Infatti non è raro trovare ricette con lo zucchero a velo, latte in polvere, miele e altro. Ma la ricetta originale ha bisogno davvero di poco.

Halva
Prepariamo l’halva
Di dolci strani ne abbiamo già visti, ma questo è davvero particolare. Ecco come si prepara e la lista degli ingredienti necessari.

Ingredienti
-150 gr Tahin
-100 gr zucchero
-40-50 gr di acqua
-limone a piacere

Per guarnire (a scelta)
-frutta secca (pistacchi, noci, nocciole)
-cioccolato (scaglie, pepite o sciolto)
-cacao
-uvetta, canditi, etc

A quanto mi dicono gli amici di lì viene spesso dato alle donne in gravidanza (sempre che non soffrano di diabete gestazionale) visto che come alimento è piuttosto sano e ricco di ferro. Ma non solo, la parola originale “helv” significa letteralmente “dolce”. Io trovo che sia un’ottima base da arricchire con quello che più ci piace, oltre che ad essere ricca di grassi buoni.

Occhio però alle calorie, è una bomba!

Come dicevo il procedimento è davvero semplice, basterà sciogliere lo zucchero nell’acqua calda (se volete aggiungete il limone).
Spento il fornello amalgamate il tahin e gli altri ingredienti che vi piacciono.

Mettete tutto in uno stampo da dolci e lasciate raffreddare, poi in frigo per 24-36 ore per addensarlo.

Una volta pronto si conserva fuori frigo (mi raccomando!) esattamente come la salsa tahin.

Considerazioni finali
A me è piaciuto davvero tanto, ha un non so che di cioccolato (non come gusto eh). La sensazione sul palato, la sua morbidezza e duttilità, davvero ottimo. Poi la cosa bella è che si può personalizzare con quello che si desidera. Certo è pesantino come dolce, ma anche molto salutare.

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Alessio

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04/10/2024

L’infusione del tè si può fare a caldo, ma anche a freddo. Per questa ragione è nata la serie Cold brew tea della iTeaWorld.

Cold brew tea
L’azienda iTeaWorld
Conosciamo già bene questa marca di tè. Si tratta di un’azienda con cui condivido i valori di sostenibilità ambientale, riciclo e riuso. Tutti i loro prodotti utilizzano packaging in carta e cartone a basso impatto ambientale, i loro tea non contengono additivi e sostanze chimiche. Inoltre collaborano con molte piccole realtà locali per migliorare l’economia della loro zona.

Il tè freddo
Soprattutto durante le calde giornate estive una bevanda fresca è sempre piacevole. Il concetto di tè freddo esiste da anni e si può preparare in due modi. Il primo è fare un’infusione classica e poi far raffreddare la bevanda a temperatura ambiente o refrigerarla.

L’altro sistema è il cold brew. Si immergono le foglie di tea in acqua a temperatura ambiente per almeno otto ore, magari riponendo la brocca in frigorifero. Poi si può filtrare e gustare a piacere.

La iTeaWorld ha creato una selezione di tè da utilizzare apposta per questo scopo. All’interno della confezione troviamo quattro varietà:

-Jasmine green tea
-Fenghuang Dancong
-Rose black tea
-Jasmine black tea

Considerazioni finali
Da diverso tempo apprezzo il cold brew coffee, per questa ragione ho acquistato una caraffa filtrante apposita (che si può usare anche per il tè). Visto che amo il tea mi capita però spesso di preparare anche il cold brew tea. Come sempre le varietà della iTeaWorld sono pregiate e questa selezione è ottima per provare dei gusti nuovi.



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A presto!

Alessio

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